Rispetto alla filmografia di Gianluca Maria Tavarelli Indagine su una storia d’amore presenta elementi più scopertamente autobiografici insieme ad elementi di novità sia tematici che formali. Del film abbiamo parlato con il regista di Un amore, Qui non è il paradiso, Liberi.
Indagine su una storia d’amore è il film di Gianluca Maria Tavarelli presentato in anteprima al Torino Film Festival 2023. Indagine su una storia d’amore è prodotto da Halong e Ascent Film.
Distribuito al Cinema dal 18 Luglio.
Gianluca Maria Tavarelli e il suo Indagine su una storia d’amore
Indagine su una storia d’amore rispetto alla tua filmografia presenta degli elementi che più scopertamente si relazionano con la tua biografia. In fondo racconti un mondo, quello del cinema, che appartiene tanto ai protagonisti della storia quanto a te.
Sì, assolutamente, mi interessava raccontare una storia d’amore tra due attori consapevole che questo non fosse un limite alla possibilità dello spettatore di immedesimarsi nella vicenda di Paolo e Lucia. Frequentandoli da vent’anni conosco bene le problematiche e le difficoltà che accomunano attori famosi e non, e mi piaceva entrare dentro le dinamiche di una coppia in cui entrambi fanno questo mestiere. Viste dall’esterno certe difficoltà possono sembrare quasi comiche e invece gli provocano un sacco di problemi. Gli attori tendono per natura a essere egocentrici e metterli insieme come capita nel film diventa una bella miscela esplosiva. Tutte le coppie lo sono, ma nel caso specifico ancora di più.
A essere doppia nel film è anche la condizione di fragilità dei personaggi. Come l’egotismo anche quest’ultima è alimentata dalla natura ondivaga dell’essere attori ed enfatizzata dalla dimensione della vita di coppia in cui gli amanti si mettono a nudo con pregi e difetti.
Certo, loro sono fragili perché fanno un mestiere molto più complicato del mio. Quando avevo tredici anni volevo fare il regista e così è successo perché mi è bastato comprarmi una cinepresa super 8 per iniziare a girare i miei filmini. Voglio dire che io la mia voglia di raccontare la potevo esercitare mentre gli attori, anche armati di grande talento e avendo studiato all’accademia, non lo possono fare perché dipendono sempre dalla chiamata di qualcun altro. Questa attesa è fonte di grande frustrazione perché devi aspettare che un regista o chi per lui ti scelga per poter mettere a frutto ciò che hai imparato.
La sofferenza anche in questo caso è doppia perché oltre a quella artistica c’è anche quella economica, data dalla necessità di lavorare per potersi mantenere. Anche il fatto di vedere persone di poco talentuose passarti avanti non aiuta. Poi c’è da dire che il mestiere del cinema, non solo quello degli attori, ma anche dei registi, ci porta a falsare le valutazioni. Tutti noi ci sentiamo ingiustamente incompresi e pensiamo che la vita sia stata ingenerosa. In generale il cinema è un mestiere traditore nel senso che in ognuno di noi c’è la sensazione di non avere raccolto quello che avremmo meritato. Una sensazione amplificata in chi si scontra contro un muro di invisibilità e di silenzi. Lo vedo anche con questo film.
Con la mia società, Halong, sono riuscito a prendere il fondo pubblico e poi con l’aiuto di Matteo Rovere e Andrea Paris e di Ascent film ho avuto la copertura economica per realizzarlo. Detto questo, è comunque rimasto un film indipendente, fatto con attorimeno noti al grande pubblico che difficilmente genereranno l’interesse degli addetti ai lavori perché a meno che tu non sia Sorrentino e Garrone, ovvero registi con un brand talmente potente da potersi permettere queste operazioni, il cammino di questi film risulta sempre molto complicato. Il fatto che certi lungometraggi si mettono in piedi solo se hai interpreti importanti e famosi fa sì che siano gli attori che lo sono meno a pagare il prezzo più alto.
Il ruolo degli attori
Da questo punto di vista Indagine su una storia d’amore sottolinea un cambiamento antropologico, e cioè la debolezza degli attori di professione rispetto a quelli improvvisati e scelti in base alla popolarità sulle varie piattaforme social.
Assolutamente. È un fenomeno la cui causa dipende anche dalla confusione di molti produttori che conoscono poco come funzionano i social e che pensano che avere centocinquantamila followers sia garanzia per il successo di un film. Forse succede quando ne hai cinque o sei milioni; in caso contrario non serve quasi a nulla. Considera che i followers sono persone estremamente particolari che magari non sono mai andati al cinema in vita loro e continueranno a non farlo anche dopo averti messo un like.
Diversi sono i ragazzi cresciuti su You Tube che, dopo aver fatto dei film su quella piattaforma, hanno un loro pubblico disposto a seguirli anche al cinema. Proprio in questi giorni parlando con attori ultra famosi mi dicevano come anche verso di loro non esistano più le attenzioni di un tempo perché la comunicazione oggi è interessata a privilegiare influencer di cui io e te non conosciamo neanche il nome, ma che vengono considerati capaci di indirizzare le preferenze del pubblico. C’è ancora un enorme confusione nel capire cosa funziona e sono soprattutto gli attori che racconto io a pagare il prezzo più alto.
Peraltro in tempi recenti abbiamo visto che, salvo rare eccezioni, anche la presenza dell’attore di fama non è sinonimo di successo. Quest’ultimo è difficilmente programmabile.
Sì, è una questione molto complessa. L’attore famoso funziona all’interno di un progetto già di per sé bello e funzionante, scritto bene. In quel caso diventa un valore aggiunto che ti aiuta a lanciare il film. Ma se il prodotto è sbagliato non c’è nulla da fare. Lo abbiamo visto lo scorso anno quando sono uscite una serie di commedie in cui c’erano tutti gli attori italiani più importanti. Parliamo di titoli ad alto budget che però hanno incassato solo due, trecentomila euro. In quel caso si è creduto che bastassero loro per assicurarsi il successo senza preoccuparsi della bontà dell’operazione.
Alla base di tutto conta disporre di un progetto valido. Poi, certo, il nome grosso ti facilita le cose. Me ne sono accorto con il mio film che al festival di Torino nelle due proiezioni ha scatenato un sacco di risate, ma che per l’assenza di nomi grossi farà fatica ad avere una grande distribuzione.
La notorietà in Indagine su una storia d’amore di Tavarelli
Partendo dall’inizio del film in cui prendi in considerazione l’universo e le stelle binarie paragonandole al rapporto che si instaura tra gli amanti, Indagine su una storia d’amore mette a confronto la dimensione intima, assicurata dal fatto che i protagonisti non sono attori famosi, con una prospettiva universale e mondana, conseguente alla volontà di Paolo e Lucia di diventare famosi partecipando a un reality.
Sicuramente Indagine su una storia d’amore è diverso da tutto quello che avevo fatto. A Torino amici che avevo invitato alle proiezioni mi dicevano che il film gli era piaciuto ma mi guardavano anche un po’ spaesati perché era evidente che non si aspettavano di vedere una storia raccontata con quel punto di vista. In realtà un po’ per gioco, un po’ perché è così, il discorso sulle stelle rimanda all’attrazione tra uomo e donna. Come gli astri si attraggono e poi a un certo punto si fondono, si respingono e implodono, anche l’attrazione misteriosissima tra un uomo e una donna funziona allo stesso modo. Non è solo questione di bellezza del corpo. A molti succede di continuare a ruotare attorno all’altra persona senza sapere con certezza perché quella è così importante per lui. Dunque mi piaceva quel parallelo anche divertente del continuare a orbitare intorno all’altro finche qualcosa non si rompe per sempre.
Poi da un lato avevo voglia di fare un film che fosse davvero divertente anche nel prendere in giro noi maschi per quel modo di essere seduttori alla Lando Buzzanca, e quindi ridendo su delle cose che sono ridicole, ma che in qualche modo tutti noi facciamo. Dall’altro mi è sempre interessato constare come all’interno di un rapporto ognuno ricordi le cose a modo suo. Ancora di più in questi assurdi reality in cui tu racconti te stesso in un vortice di realtà e di menzogne da cui poi è impossibile uscire perché le cose una volta dette rimangono. Hai voglia a dire che volevi solo scherzare. Di tutti questi aspetti non volevo farne un film tragico ma bensì divertente, con all’interno un racconto amaro che rispecchiasse la vita per quello che è.
Il focus del film
In questa dialettica tra particolare e universale scegli di far parlare i protagonisti con un forte accento siciliano. Così facendo è come se volessi decentrare il punto di vista rispetto a un quadro della situazione che invece prende in considerazione il centro del mondo.
C’è da dire che amo molto la Sicilia. È la regione in cui ho girato di più e dove ho tanti amici. Poi mi piaceva raccontare quel mondo dei fuori sede.
Un po’ alla Ettore Scola.
Sì, mi interessava molto quella condizione ancor più che di raccontare due autoctoni nella Roma di oggi. È una situazione che abbiamo visto già cento volte, invece nel caso contrario le situazioni sono più dinamiche. Chi arriva in un’altra città quasi sempre tende a riformare le condizioni da cui proviene creando un gruppo di amici che vengono dalla stessa zona. Comunque raccontare una coppia di siciliani a Roma era per me una condizione imprescindibile.
La coppia di Indagine su una storia d’amore di Tavarelli
Tutto questo ti ha dato modo di mettere in scena il classico scontro di culture. Da una parte abbiamo lo stile di vita moderno e mondano della grande città, dall’altra il bisogno di rifarsi comunque alle proprie radici, soprattutto nei momenti di difficoltà. Nel film Paolo e Lucia sono spesso al telefono con i genitori che gli chiedono spiegazioni sulle loro discrasie televisive evidenziando lo scarto che esiste tra pubblico e privato, tra uno stile di vita apparentemente disinvolto e un’educazione che invece chiede di non sacrificare il principio di onorabilità.
Sì, dietro di loro non ci sono solo il papà e la mamma, ma tutto il paese che non sai bene cosa pensa dei tradimenti di Paolo e Lucia. All’interno di questa tenzone lei è più concreta. Paolo pensa che l’arte e il talento lo porteranno alla notorietà mentre la ragazza è consapevole che per riuscire si devono dare una svegliata. Come capita alle donne lei è più concreta e più sul pezzo. Stabilito questo mi piaceva che in realtà dietro di loro ci fosse un paese giudicante e dei genitori che non possono uscire di casa per la vergogna.
La coppia che racconti in questo film è diversa da quella di Un amore. Paolo e Lucia sono al passo con i tempi e dunque disposti a fare fronte in maniera costruttiva alle difficoltà conseguente al tradimento del ragazzo.
Sì, alla fine sono anche una coppia illuminata, che mette in conto i possibili incidenti di percorso. Lucia è stata tradita ma è riuscita a perdonare Paolo continuando a vivere assieme a lui. Nonostante tutto la loro attrazione planetaria non viene scalfita. Lo sarà da qualcosa di più subdolo e sottile, ovvero dall’incapacità di capire dove sta la verità e la menzogna: come capita nel racconto che Paolo e Lucia portano avanti all’interno del contenitore televisivo, quando succede che nessuno dei due sa più chi ha davanti. Se l’altro è la persona vista all’interno del reality o quello con cui stai vivendo. La coppia di Un amore in qualche modo era diversa: più simile a come siamo noi, nel senso che in quel periodo tu ti lasciavi e per dieci anni non vedevi più l’altro mentre oggi è impossibile non restare in contatto perché nel cellulare e sui social capita spesso di imbatterti nelle foto degli ex. È come se ci fosse qualcosa che continua perennemente a farti soffrire.
Dramma e divertimento
La sfida del film era anche quella di riuscire a raccontare cose tragiche riuscendo in qualche modo a sorriderne: di far coesistere dramma e divertimento.
Sì perché poi la cosa divertente è che loro sono attori sempre. Paolo lo è quando seduce le donne. Con la ragazza toscana diventa Julio Iglesias perché in fondo la sua natura è quella di interpretare qualcun altro. In chiesa con la ragazza bionda succede la stessa cosa. Essere un attore non è solo un lavoro, ma esce fuori anche nella vita. La stessa cosa succede a Lucia quando alla festa incontra Kim Rossi Stuart. Il divertimento scaturisce dal fatto che entrambi nella vita citano sempre il mondo in cui lavorano. Entrambi se lo portano un po’ dietro.
Ricordando i personaggi maschili interpretati da Fabrizio Gifuni, quello di Alessio Vassallo si pone dal versante opposto. Tanto erano tormentati e introversi i primi, tanto il secondo è istrionico e abituato a non tenersi nulla dentro.
Sì, è all’opposto, anche se alla fine sono sempre personaggi fragili perché sconfitti dalle donne e dalla vita. Paolo è agli antipodi rispetto agli uomini interpretati da Fabrizio: è estroverso, seduttore, piacione, però poi alla fine anche lui una volta sconfitto non riesce a superare il trauma. Fabrizio, anche se interpretava personaggi più riflessivi, restava comunque imprigionato in una cosa dalla quale non si riesce più a liberarsi. Amori che per una ragione inspiegabile non riesci a toglierti dalla testa. Per entrambi quelle saranno relazioni destinate a rimanere piantate nel cuore.
Più sguardi
Rispetto alle vicissitudini della coppia, per come costruisci il film, articolandolo secondo più punti di vista, quello degli spettatori del programma televisivo, degli amici della coppia e degli stessi protagonisti, la storia di Indagine su una storia d’amore è raccontata attraverso una pluralità di sguardi. Così facendo operi una decostruzione sulle nostre vite mostrando come queste siano condizionate dal sistema mediatico.
Sì, assolutamente, il film ha una miriade di piani perché ci sono flashback nei flashback, con lui che è nel presente e subito dopo nel passato e così via. Però poi a me interessava raccontare in qualche modo quel pezzo di vita intrecciandolo con tutto ciò che succede attorno a loro due. Mi piaceva molto l’idea della confessione televisiva ed è per questo che sono rimasto sempre lì con loro. Dentro lo studio televisivo e non nella ricostruzione per immagini dei loro resoconti. Il grosso mi piaceva fosse raccontato in diretta. Per lo più si tratta di veri e propri racconti in terza persona relativi alla loro vita, con gli amici seduti a casa loro o nel salotto televisivo a commentare le vicende amorose di Paolo e Lucia. Volevo che tutto fosse raccontato all’interno della trasmissione.
Rispetto ai film precedenti a cambiare è anche la fotografia. Niente più luci naturali ma colori iper reali e illuminazioni al neon, a certificare la matrice di artificiosità insita nella deformazione del racconto televisivo.
Sì, infatti abbiamo lavorato sui colori e sui neon per rendere quella cosa un po’ falsata che poi diventa la loro vita. Ci siamo applicati per aumentare, laddove necessario, la sensazione di fittizio, senza però perdere di vista la veridicità. Nel senso che il film è magari grottesco in certi passaggi però poi un è una storia molto vera e reale. Mi piaceva che ognuno potesse riconoscervi uno spaccato di comune quotidianità anche se poi noi non andiamo a ficcarci in una trasmissione del genere come fanno Paolo e Lucia. Però grosso modo quanto accade nel film assomiglia a ciò che può succedere a chiunque. Anche quella gara a chi la spara più grossa diventa difficile da evitare. Quando inizi a sentire cose che ti infastidiscono quando poi tocca a te dire la tua in trasmissione l’istinto ti porta a restituire all’altro pan per focaccia.
Riflessione di Tavarelli su Indagine su una storia d’amore
Il film fa vedere come l’amore sia qualcosa di cui tutti parlano e dibattono anche se poi nessuno apertamente se ne dice interessato. Anche Paolo lo è nonostante lo faccia in segreto, guardando in televisione i programmi a tema di nascosto da Lucia. Partendo da questo volevo chiederti come si inserisce il tuo discorso amoroso nell’epoca dei femminicidi e nell’attuale tossicità dei rapporti umani?
Guarda, a me dei due protagonisti piace molto quello che dicevi anche tu, ovvero che loro sono attratti, si amano e accettano cose dell’altro che sarebbero impossibili da farsi andare giù. Lo fanno perchè si amano. Litigano, urlano, si possono insultare ma poi lui vuole stare con lei e lei vuole stare con lui. L’estrema tolleranza che loro si dimostrano è reale e sentita. In generale credo che bisognerebbe essere così. Poi è vero che oggi tutto è cambiato rispetto a quando ero piccolo io. Io ho tolto Instagram dal telefonino perché è pieno di soli corpi femminili. Tutto quello che vedo sono solo corpi di donne e ragazze esibiti nella maniera più mercantile. Come si fa a pensare che tutto questo non abbia influenza sui più giovani?
Per contro è difficile capire quali sono gli effetti di questo continuo bombardamento. L’educazione sessuale di un sedicenne si forma in questo modo, con il massimo acceso alla visione del corpo femminile, quindi pensare che quella cosa lì non esiste è sbagliato. Pensare che abbiano la stessa educazione sentimentale e sensuale come la nostra è fuorviante. Sono cose complesse e anche irreversibili. È qualcosa con cui dobbiamo fare i conti.
Gli interpreti
Una delle qualità del film è quella di presentarci due attori come Alessio Vassallo e Barbara Giordano che almeno a questi livelli sono nuovi e che solo per questo trasmettono al film un surplus di freschezza. In più loro hanno due corpi capaci di esprimere allo stesso tempo gioia e tristezza.
Ovviamente questo film aveva senso solo se gli attori funzionavano, come in effetti succede. Alessio ha sempre fatto parte del progetto nel senso che ho sempre avuto voglia di raccontare quelle sue cose molto divertenti che ha soltanto lui, con il suo modo di parlare e cantare. Essendo il mio un film indipendente mi ha permesso di scegliere chi mi pareva. Barbara è entrata a far parte del cast perché era molto divertente e allo stesso tempo straziante. Pensa solo al dolore che esprime nella scena in cui legge i messaggi nel cellulare di Paolo. E poi mi sono divertito a riempire il film con attori che sono anche amici come Andrea Sartoretti e tanti altri.
Tra cui Kim Rossi Stuart in una sequenza divertentissima.
Sì, sono venuti tutti gratuitamente per condividere insieme una comune passione, dando vita a un super cast. Poi in effetti le scelte sono state mirate a chi pensavo fosse perfetto per il film. Pensa alla Michelini, che nel film interpreta la blogger e a Silvia Gallerano in quello della fioraia: sono ottimi per il ruolo così come gli altri.