Lunedì 4 Dicembre verrà presentato al Rome International Documentary Festival (RIDF), The last seagull, ultima fatica del documentarista bulgaro Tonislav Hristov. Il film è stato presentato per la prima volta quest’anno al Thessaloniki Documentary Film Festival, come partecipante al concorso internazionale.
É un documentario d’osservazione molto vicino, come tematiche, ai lavori precedenti del regista, tra cui The good Postman del 2016 e The good Driver del 2023.
Qui gli altri film in programma al RIDF, che avrà luogo dall’1 al 7 dicembre.
Sinossi
Ivan, ex bagnino, è stato per la maggior parte della sua vita uno dei cosiddetti seagull (gabbiani), ovvero un uomo che si guadagna da vivere facendo da compagno per le turiste di un resort, in questo caso il Sunny Beach. Con il passare del tempo, e in particolare con l’arrivo della pandemia, l’impiego diventerà una fonte di guadagno sempre meno consistente. L’uomo dovrà quindi cercare di arrotondare con altri lavori.
Si troverà a mettere in dubbio il proprio stile di vita, cercando di cambiarlo e diventare più responsabile, anche nei confronti di una donna di cui sembra essersi davvero innamorato. Nel frattempo dovrà affrontare la difficile relazione con il figlio, che si trova in Ucraina, il quale, a sua volta, è appena diventato padre.
Il racconto della soggettività
The last Seagullsi pone come obiettivo quello di scavare nell’intimità di Ivan, il suo protagonista, cercando di farlo comprendere nel profondo allo spettatore. Tonislav Hristov racconta la fine di un’era, un processo di crescita avvenuto in tarda età, proprio quando lo stile di vita da casanova di Ivan sembra essere giunto al limite.
Nonostante le tematiche, l’atmosfera generale dell’opera non è di certo drammatica. A questo contribuisce la colorata fotografia, che richiama lo stile di vita apparentemente semplice del protagonista. Non mancano però delle punte di malinconia, suggerite, in alcuni casi, dalla musica, e, soprattutto, dagli inserti d’archivio, che documentano le avventure dei “seagull” bulgari del passato.
Il documentario riesce senza dubbio a creare empatia nei confronti di Ivan. Tuttavia non ha sempre successo nel farci capire chi sia e cosa provi veramente. In particolare, il cambiamento del soggetto, può sembrare raccontato in maniera a tratti troppo veloce, dando l’idea che, in alcuni passaggi, qualcosa sia stato omesso.
Una sincera irrisolutezza
Il documentario di Tonislav Hristov è composto principalmente dagli incontri e dalle conversazioni di Ivan. Queste sono semplicemente osservate, senza artifici narrativi che le rendano false. Il cambiamento di Ivan sembra catalizzato dalle persone che lo circondano, come le donne che frequenta o i colleghi. La maggiore forza che spinge al cambiamento è però quella invisibile della lontana presenza del figlio, con il quale spera di ricongiungersi.
La narrazione di The last Seagull è scandita dai differenti eventi storici che la attraversano. Il primo piano temporale è quello idilliaco di un passato spensierato, che vive solo come un’ombra del presente di Ivan.
Il primo evento che condiziona il futuro e la presa di coscienza del protagonista è la pandemia. Il lavoro, che già offriva poca stabilità, basandosi sul turismo, inizia a venir meno completamente e Ivan dovrà cercare altre soluzioni, spesso comunque precarie.
Il secondo avvenimento è lo scoppio della guerra in Ucraina, che condiziona direttamente le vite di tutti i personaggi provenienti dal paese o che si trovano attualmente lì. Uno su tutti è il figlio di Ivan, con il suo nucleo familiare, che il protagonista riuscirà finalmente a trovare la forza di contattare.
Nonostante gli eventi siano rappresentati con chiarezza, la conclusione e gli effetti che questi avranno a lungo termine sulla vita del protagonista non sono esplicitati. Ciò lascia una sensazione di irrisolutezza che porta lo spettatore a riflettere sul valore di ciò a cui ha assistito.
Conclusione
The last Seagull è un documentario interessante, che riesce a raccontare un capitolo importante della vita del suo protagonista facendo riflettere sulle questioni presentate. Anche se il cambiamento di Ivan, in alcuni casi, non sembra raccontato con il giusto ritmo, la messa in scena della parabola da lui vissuta risulta comunque efficace. Particolarmente efficace è il finale aperto, che consente allo spettatore di mettersi in discussione dopo la visione.
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