‘Ispettore Callaghan : il caso Scorpio è tuo’ di Don Siegel
Clint Eastwood dà la caccia a uno psicopatico serial killer in una San Francisco fragile e rude. Il cupo placetelling di Siegel e l’antieroe Callaghan decostruiscono il poliziesco standard dando vita ad un cult politico scalfito nelle insicurezze americane.
Prodotto da Warner Bros e Malpaso Company, il film con protagonista Clint Eastwood (Ispettore Callagaghan: il caso Scorpio è tuo) è l’inizio della saga, che annovererà ben quattro sequel (Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan , Cielo di piombo, Ispettore Callaghan, Coraggio… fatti ammazzare, Scommessa con la morte) dell’iconico ispettore “la carogna” Harry Callaghan. Dirty Harry, il titolo originale dell’opera, è apertamente ispirato al famigerato serial killer Zodiaco, ed è diretto da uno dei maestri del cinema poliziesco americano, Don Siegel. È disponibile su Chili.
IL TRAILER
Un serial killer per Harry
Lo spinoso e rude ispettore Callaghan viene convocato dai suoi superiori per dare la caccia e assicurare alla giustizia il pericoloso killer Scorpio che sta terrorizzando, armato di fucile da cecchino, la città di San Francisco. In disaccordo con la strategia arrendevole del sindaco, l’ispettore imperterrito fa uso di un modus operandi al limite della legge per consegnare l’assassino alla giustizia. Con l’aiuto del giovane collega Gonzalez , assegnatoli dai suoi superiori per mettere un freno alle intemperanze del poliziotto, Callaghan rincorre Scorpio per tutta San Francisco cercando di fermare i suoi deliri omicidi sullo sfondo di una città terrorizzata e di un sistema che non ammette deroghe al rispetto della legge.
Un’antieroe immorale e Destrorso
Fu un unicum per ciò che si era visto prima di allora nel genere poliziesco, e a dirla tutta lo sceneggiatore Dean Riesner ci mise del suo per far detestare il personaggi di Eastwood ai più. Perché Harry Callaghan nella sua asprezza, ben rappresentata dal volto del divo americano, incarna due Americhe conservatrici e di destra che ancora oggi hanno una certa rilevanza. Nella sua ostentata acrimonia nei confronti dell’omosessuale e dell’afroamericano rapinatore e spacciatore, Callaghan ci riporta l’insicurezza della società americana anni ’70 sempre sul chi va là e sull’esasperata paura di essere in pericolo.
Ma Harry rappresenta anche il volto dell’America che trova nel timore sociale una responsabilità direttamente collegabile alla legge che non legifera. Un sistema che non fa abbastanza per proteggere i suoi cittadini dalle minacce continue, e che San Francisco espone come metafora di un odio generale della messa in pericolo di quell’American Dream che le istituzioni e la polizia non proteggono abbastanza. Ed è in questo che la brillante scrittura di Dean Riesner trova la sua apoteosi nelle due antitesi a cui l’ispettore Callaghan deve far fronte.
L’uomo di giustizia, non di legge
Il personaggio di Eastwood deve rapportarsi a due nemici. Uno ben visibile e orizzontale, lo psicopatico Scorpio , e l’altro meno visibile a occhi nudi ma ben evidenziabile nel suo sottotesto politico. L’ispettore è osteggiato fin da subito dai suoi capi, dalla polizia, addirittura dal sistema giudiziario e giuridico che ha le mani legate rispetto ai metodi poco ortodossi di Callaghan con i quali mette continuamente a repentaglio le sue stesse buone intenzioni.
Trovandosi quindi in mezzo a due fuochi, l’alter-ego di Eastwood è costretto a farsi giustizia da sé in una San Francisco spogliata da ogni tipo di protezione e passando anche, alla fine del secondo atto, come minaccia per la stessa città che vuole difendere anche più del serial killer che terrorizza il cuore della California.
Si capisce anche come il villain interpretato da Andrew Robinson sia folle, macchiettistico e marginale nella storia. Ciò perché più che nel suo raggio d’azione, il rapimento della ragazzina e l’ostaggio di un intero bus di bambini, il killer assurge a pretesto per rappresentarvi il degrado americano di quell’epoca e la totale assenza di sorveglianza. Un sensazionale e truce affresco di un’America impaurita che trova assoluta identificazione nel pieno della forza motrice della New Hollywood.
Il placetelling di Siegel su San Francisco
Nella descrizione della lentezza della macchina burocratica, Don Siegel dà prova di una straordinaria mobilità registica nel turbine infernale di San Francisco. Riprende i tombini fumanti della città, e lo fa facendoci respirare il degrado urbano con angolazioni in cui la cinepresa vira dall’alto verso il basso, il cosiddetto plongèe . Molto interessante l’uso del mirino del cecchino e il cannocchiale dell’ispettore usati come soggettive sulla città, una perlustrazione metropolitana della grammatica cinematografica che trova nel cult diretto da Don Siegel uno dei massimi esempi di placetelling filmico.
Harry Callaghan il cavaliere solitario
Clint e Harry girovagano per San Francisco in una corsa isolata e solitaria spinti dal rimorso di aver perso la donna amata a causa della mancanza di sicurezza. Non a caso Siegel inquadra il suo protagonista spesso di quinta mentre pensieroso osserva dall’alto la cittadina californiana metaforicamente in fiamme. Deluso dalla distanza incolmabile tra giustizia e applicazione della legge.