Il film della regista e sceneggiatrice canadese Sarah Polley, Women Talking, uscito in sala proprio l’8 marzo (2023), è la storia di un gruppo di donne che trova il coraggio per ribellarsi alle violenze maschili.
Esiste un atroce riferimento alla realtà. Il film, infatti, è tratto dall’omonimo libro di Miriam Toews, la quale racconta di una colonia boliviana in cui le donne venivano drogate e violentate nel sonno dagli uomini della stessa comunità. Al risveglio, la colpa veniva data al diavolo o ai fantasmi o, peggio ancora, alla loro mente instabile.
Candidato a due premi Oscar come miglior film e migliore sceneggiatura non originale, Women Talking è distribuito da Eagle Pictures. Ora è disponibile su Prime Video.
Women Talking La trama
Le donne di Women Talking parlano di un segreto scioccante sugli uomini della comunità che per anni le hanno drogate e poi violentate. Quando la verità viene a galla, discutono della loro drammatica condizione e dovranno decidere se restare e combattere o andare via (Trama ufficiale del film).
Un’immagine di ‘Women Talking’: foto ufficiale del film
Women talking Ombre e luci sulle donne che parlano
La scelta di rimanere e lasciare le cose come stanno non è più presa in considerazione da nessuna di loro. Non sanno scrivere, le donne della comunità, ma trovano ugualmente il modo di votare per iscritto tra tre opzioni. Restare continuando a subire, restare combattendo, o partire. La prima, appunto, non riceve nessun voto.
Parlano molto le women talking del film di Sarah Polley. All’interno di un fienile con pochissima luce, le figure a volte potrebbero confondersi, così come le loro posizioni, che cambiano o sono coerenti dall’inizio alla fine. Ma poi ogni immagine diventa un dipinto che illumina a turno visi, sorrisi, e inquietudini, in un tempo sospeso nella storia immaginaria (ma non troppo) in un luogo immaginario, che si fanno presto concreti, e universali.
Gli uomini in Women talking
Una narrazione senza uomini, a parte la figura di August (Ben Wishaw), il maestro dei ragazzini, solo maschi, perché le donne sono escluse anche dalla scuola. August è il verbalizzatore delle riunioni, un angelo-testimone della rivolta, da sempre innamorato di Ona (Rooney Mara). Tra tutte, il personaggio che argomenta di più, che approfondisce, motiva, mettendo in discussione tutte le tradizioni. Ona immagina un futuro nuovo, in cui le donne abbiano il diritto di pensare (che è il sottotitolo del film), ma è costretta a fare i conti con la realtà.
Gli uomini che non si vedono invece sono i violentatori, o i loro complici, e le donne dovrebbero perdonarli, se vogliono rimanere nella comunità. Devono praticare l’indulgenza prevista dalla religione, indipendentemente dall’orrore. Costrette a subire senza pensare, o a dover scegliere tra mantenere la fede (passivamente) o tradirla ribellandosi. Un conflitto intollerabile, per il quale trovano sollievo solo nella solidarietà, meglio ancora se nella sorellanza.
Foto tratta da Eagle Pictures
Vogliamo il diritto di proteggere i nostri figli, di crescere nella fede e di pensare. Queste le richieste non più rimandabili, una volta che si è data loro voce, con la consapevolezza che gli uomini, assenti nel film, ma presenti come aguzzini nelle loro menti e nella triste quotidianità, non prenderanno mai sul serio.
I tre atti del film
Women tallkin, non fosse per le splendide scene all’aperto che interrompono le sedute tra donne e che, per il contrasto dei colori, per la leggerezza, sono un vero e proprio inno alla libertà, potrebbe apparire come un’opera teatrale in tre atti. Per tre volte, infatti, le donne prendono posto nel fienile, e iniziano il loro lungo confronto da dove era stato interrotto, con la stessa intensità. Tre generazioni al femminile, madri e figlie, e due ragazze giovanissime che hanno voglia di ridere, di giocare, di vivere la loro età come si dovrebbe.
Ma anche le donne adulte, nella solennità delle parole e della colonna sonora, ogni tanto ridono. Un’allegria improvvisa che nasce da intese tutte loro, da condivisioni profonde, e portano un attimo di sollievo al dolore di tutte e di ciascuna.
La resa del dolore Lontano da lei
Quel dolore che Sarah Polley sa rendere molto bene. Basti pensare che nel 2007, non ancora trentenne, scrive e dirige Lontano da lei, tratto da uno dei racconti più struggenti di Alice Munro, The Bear Came Over the Mountain (Il libro è Nemico, amico amante), che ottiene la candidatura agli Oscar come migliore sceneggiatura non originale nel 2008.
È la storia di Fiona (Julie Christie) e Grant (Gordon Pinsent), sposati da cinquant’anni, che devono affrontare i vuoti della mente di lei, fino alla diagnosi di Alzheimer e alle conseguenze.
Pura poesia, nello sperdimento di lei (che arriva a non conoscerlo più) e nell’abnegazione di lui, che continua a farle visita, anche quando Fiona s’innamora di un altro, nella casa di riposo che lei stessa sceglie quando ancora riesce a decidere per sé. La solitudine sconvolgente di entrambi: Fiona abbandonata dalla mente, Grant dall’amore di tutta una vita.
Julie Christie e Gordon Pinsent in una superba prova attoriale, indimenticabile.
Un cast meraviglioso per un film epico
Che meraviglioso cast anche per Women Talking! Riconosciamo Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Rooney Mara e la splendida Frances McDormand (ideatrice del progetto) in un ruolo marginale, ma potente.
“Ciò che mi ha sorpreso è stato il modo epico in cui Sarah ha immaginato il film. Forse me lo aspettavo più intimo e stilisticamente più rustico, ma lei ha capito che doveva avere una grandiosità epica”: Frances McDormand.
Foto tratta da Eagle Pictures
Epico, infatti, è il primo aggettivo che viene in mente per definire questo film. Un affresco tutto al femminile, commovente, avvincente, della regista canadese che finora aveva messo in scena narrazioni più intime, su realtà di coppie colte in un momento particolare. Women Talking ci viene presentato fin da subito quasi come un eccesso, ma è proprio nel paradosso che si avverte la normalità e si riflette meglio; in questo caso, sulla condizione femminile.
La liberazione delle donne di Sarah Polley e di Miriam Toews può leggersi così proprio come l’indipendenza di tutte le donne, di oggi e di sempre.