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‘Laggiù qualcuno mi ama’ Un documentario che tocca il cuore

L’omaggio di Mario Martone a Troisi è un film riuscitissimo: calibrato nei tempi e nella struttura, nel ritmo. Ottimo nella scelta di ogni elemento. Ed è la risposta poetica alla poesia di Massimo

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Laggiù qualcuno mi ama  presentato al 73º Festival Internazionale del Cinema di Berlino nella sezione Berlinale Special, arriva su Netflix, Sky Cinema 2, Sky Documentaries e NOW.

Un docu-film come omaggio a Massimo Troisi, e molto di più, in occasione di quelli che sarebbero stati i suoi settant’anni. Dell’uomo, del regista, dell’attore nella sua indimenticabile unicità.

Pensare a quanto ancora avrebbe potuto regalarci nei trent’anni della sua assenza non può che farci commuovere, nel rimpianto di un lutto ormai risolto, perché più che mai la sua figura si è consolidata come presenza interiore, dolce, potente e condivisa.

Dall’incontro tra l’intensità registica di Mario Martone e il ricordo della sensibilità di Troisi non poteva nascere che un film così struggente, a partire dal titolo.

Laggiù qualcuno mi ama Sinossi

Laggiù qualcuno mi ama è il viaggio personale di Mario Martone nel cinema di Massimo Troisi. Montando le scene dei suoi film, Martone vuole mettere in luce Troisi come grande regista del nostro cinema prima ancora che come grande attore comico, e per farlo delinea la sua parabola artistica dagli inizi alla fine, inquadrandolo nella temperie degli anni in cui si è formato e nella città comune ai due registi, Napoli.

Col montaggio dei film si intersecano alcune conversazioni, non con persone che frequentavano Troisi, ma con artisti che lo hanno amato e ne sono stati influenzati, come Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone. Critici che lo hanno studiato, come Goffredo Fofi. E due tra gli artefici della sua opera postuma, Il postino, Michael Radford e Roberto Perpignani.

Fa eccezione Anna Pavignano che con Troisi scriveva i suoi film e che Martone vuole incontrare per indagare i processi creativi da cui essi scaturivano, e che collabora al film mettendo a disposizione preziosi materiali inediti (Sinossi ufficiale).

Laggiù qualcuno mi ama

Anna Pavignano, incontrata da Mario Martone. Foto ufficiale del film

Laggiù qualcuno mi ama Il testo del film

Sono molti gli aspetti riusciti  di Laggiù qualcuno mi ama; ciò che più si vorrebbe trattenere però, mentre scorrono immagini e memorie, sono le parole del regista, e la stessa profondità della sua voce (sua è la sceneggiatura, insieme ad Anna Pavignano). Testo e voce rispettano la poesia del lavoro di Massimo e le rispondono con espressioni altrettanto poetiche: rimandi che dopo trent’anni azzerano le distanze del tempo. “Il cinema di Troisi si esprimeva per frammenti, per soprassalti improvvisi, alternava pieni e vuoti, ora era acceso, ora era stanco. Il suo cinema era bello perché aveva la forma della vita”.

Non esita, Mario Martone, nell’accostamento al cinema di Truffaut: la stessa vitalità, la stessa libertà. Così come alterna, disinvoltamente, immagini dei personaggi di Troisi a quelle di Antoine Doinel, entrambi davanti allo specchio. Entrambi persone fragili, insicure, sensibili, che crescono di film in film, fino a diventare adulti e mantenere la delicatezza dell’adolescenza.

È davvero una rilettura personale, quella di Martone; sembrerebbe quasi intima, pur nella sua resa pubblica. La struttura tiene e mantiene un tono tutto suo, un linguaggio allo stesso modo soggettivo, anche quando la parola è affidata ad altri.

I tempi del documentario

Ha una grande accortezza infatti Martone. Stiamo parlando di Massimo Troisi, una persona che tutti hanno amato, e non possiamo andare di fretta. Il film si prende il tempo che ci vuole e, quando accelera, sa rallentare offrendo gli spezzoni dei film con generosità. Le sequenze di Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Che ora è e degli altri film durano quanto basta per farci stare con Massimo fino alla battuta liberatoria (no, Massimiliano no, viene scostumato. Ugo, sì, perché non ha il tempo di scappare dalla madre quando lo si chiama!).  Per intenerirci, ammirare la sua intelligenza o far ridere in sala. La risata, del resto, è figlia legittima dei tempi giusti di Massimo. Le situazione costruite perfettamente; il riso che nasce non a tradimento, ma quando il pubblico è pronto per accoglierlo, lasciarsi andare e gustarlo di più.

L’esordio di Laggiù qualcuno mi ama (una promessa mantenuta appieno) è a dir poco trascinante: immagini di Napoli una più vivace dell’altra, con le cadenze, non a caso, di Je so’ pazzo. Pino Daniele, che ha accompagnato musicalmente molti film di Troisi (come si potrebbe dimenticare Quando in Pensavo fosse amore…), sarà per lui un amico fraterno ed è commovente vederli insieme, ridere, scherzare, abbracciarsi. Così come ritrovarlo con Mastroianni, Lello Arena, Roberto Benigni. Coppie a cui siamo rimasti legati perché hanno saputo comunicarci il loro reciproco affetto, oltre alla bravura in scena. Si sofferma su di loro, il regista, quanto basta. Il tempo di far affiorare qualche lacrima, non di più, né di meno.

Laggiù qualcuno mi ama Cosa ci regala, cosa ci restituisce

Laggiù qualcuno mi ama

Mario Martone e Paolo Sorrentino. Foto ufficiale del film

I suoi occhi e quelli di Anna Pavigano  sono lucidi quando ascoltano la voce di Massimo da un’audiocassetta. I nostri, pure. Non si insiste sulla loro relazione, invece, perché non si vuole sostare su una dimensione troppo intima, quanto su ciò che è rimasto dell’uomo di cinema e della sua sensibilità, senza soffermarsi smaccatamente sul privato; bensì su ciò che è il più possibile condivisibile.

Sul carattere, che dà l’impronta che conosciamo al suo cinema.  Pieno di comunicativa ma indolente, con una ritrosia tutta sua. Mi chiedono cosa penso di Dio, di questo e di quest’altro, ma io che ne saccio, ho fatto solo un film.

Laggiù qualcuno mi ama ci restituisce la napoletanità di Massimo, che si fa con naturalezza universale, le radici della sua recitazione (da Scarpetta, a Totò, a Eduardo) e nello stesso tempo la resa tutta moderna di una città, di una generazione giovanile che sta cambiando. Siamo alla fine degli anni Settanta, quando comincia ad esibirsi con i suoi amici in un teatrino off, di quelli che andavano di moda allora. Con una discesa che per entrare ci volevano le scarpe da tennis, altrimenti finivi diritto diritto sul palco.

Il postino e la svolta probabile

Massimo era innamorato dell’amore, che diventa via via il centro delle sue narrazioni, fino a farsi appassionato  ne Il postino. Nel ’91, tre anni prima della morte (che lui avrebbe voluto intelligente, e intelligente è stata), nella sua ultima regia, lo vediamo innamorato, sì, ma poi disamorato e con tutte le riserve sul matrimonio. Martone ha voluto proprio inserire la scena finale di Pensavo fosse amore e invece era un calesse. “Un uomo e una donna sono le persone meno adatte a sposarsi tra di loro. So’ troppo diversi”.

Una riflessione sui rapporti sentimentali che chissà dove lo avrebbe portato. Chissà quali altri pensieri, quali altre storie, quante altre battute!

Ma poi ci sono stati i quarant’anni, l’aggravarsi della malattia e Il Postino. Se pure con una regia non sua, sarebbe stata una svolta nel suo raccontarci l’amore? E la vita? La sua malinconia era diventata cupa tristezza come le reti dei pescatori, e la gioia, le intermittenze del cuore, affidate interamente alla passione e alla poesia. Il cuore! Massimo ha voluto recitare il ruolo di Antonio con il suo di cuore ed è morto due giorni prima di partire per il trapianto. Non facendo in tempo a sentire la splendida musica che ha accompagnato il suo Postino per il mondo.

Eppure un sorriso io l’ho regalato!

Eppure un sorriso io l’ho regalato! Ha scritto Troisi; tra i suoi appunti, Martone sceglie quelli che toccano le corde dell’emozione, le sfiorano, le fanno vibrare. Molti si trovano tra i quaderni lasciati ad Anna Pavignano:  spunti per film non realizzati, battute umoristiche, ma anche riflessioni profonde, come quelle sulla sua morte annunciata.

Laggiù qualcuno mi ama

Michael Radford, regista de ‘Il postino’. Foto ufficiale

Qualcuno, nel documentario (chi scrive non ricorda chi e se ne scusa), dice che nella recitazione c’è sempre una parte di animus e una di anima. Ed era l’anima l’espressione più autentica di Troisi, intesa come il femminile che si manifesta nel maschile, con immensa grazia e tanta sensibilità. Non ha mai rinunciato alla collaborazione con Anna Pavignano, il cui sguardo si avverte nella rappresentazione di donne forti e in linea con i tempi, mentre l’anima di Massimo è tutta nella sua recitazione: nell’impaccio dei gesti, nelle parole che rincorrendosi si spezzano, negli inciampi della voce.

Grazie a Massimo Troisi che abbiamo dovuto  salutare troppo presto. Grazie, davvero grazie, a Mario Martone per avercelo fatto ritrovare, in tutta la sua freschezza e sincerità.

Laggiù qualcuno mi ama è una produzione Indiana Production, Vision Distribuction e Medusa Film. In collaborazione con Sky.
Una distribuzione: Medusa Film/Vision Distribution

Massimo Troisi ci lasciava il 4 Giugno del 1994, a soli 41 anni. Il nostro ricordo – Taxidrivers.it

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Laggiù qualcuno mi ama

  • Anno: 2023
  • Durata: 128 minuti
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Mario Martone
  • Data di uscita: 23-February-2023