fbpx
Connect with us

Approfondimenti

Festival di Cannes: Il meglio di ‘Un Certain Regard’

Opere uniche, che hanno fatto la storia: i migliori film vincitori di Un Certain Regard, da oltre 25 anni il cuore pulsante e cinefilo del Festival di Cannes

Pubblicato

il

La Meglio Gioventù Cannes Un Certain Regard

La sezione Un Certain Regard, parallela al Festival Di Cannes, è una delle vetrine maggiormente intriganti e appassionanti per chiunque ami il cinema, e ne voglia scoprire le sue più remote espressioni. Ogni anno, infatti, i 18 film attentamente selezionati presentano gemme rare, pellicole audaci, impegnate. Il cuore pulsante della cinematografia mondiale nella sua miglior veste.

Creata nel 1998 dall’allora presidente della kermesse, Gilles Jacob, con lo scopo di riunire sotto un’ unica categoria i film di tre diverse sezioni: Les yeux fertiles, L’air du temps e Le passé composé, Un Certain Regard, letteralmente. “un certo sguardo” è da oltre 25 anni uno dei più prestigiosi riconoscimenti riservati a quei film squisitamente diversi, che meritano ‘un occhio di riguardo’  grazie al  modo in cui affrontano la contemporaneità per mezzo della settima arte. Più volte è stato il trampolino di lancio verso la consacrazione di grandissimi registi o il perfetto tappeto rosso per le opere più personali di autori già affermati: Da Kim Ki-duk a Yorgos Lanthimos, da Michel Franco fino a Marco Tullio Giordana, ad oggi unico italiano iridato di questo premio.

L’inizio della 77° edizione del festival del cinema per eccellenza, che riempe di stelle la Costa Azzurra dal 14 al 25 maggio 2024, è l’occasione perfetta per scoprire o riscoprire, con una retrospettiva dedicata, i migliori film premiati nella sua più variegata categoria, ispirata dal cuore e dal coraggio creativo di cineasti entusiasmanti.

Festival de Cannes – International film festival (festival-cannes.com)

Sud sanaeha (Apichatpong Weerasethakul, Thailandia – 2002)

Anche noto con il suo titolo internazionale “Blisfully Yours”, Sud Sanaeha è il secondo lungometraggio del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul. Min, un immigrato birmano e Roong, la sua amata, si incontrano nella giungla, dove possono passare del tempo insieme senza lo sguardo di occhi indiscreti, presto però verranno raggiunti da Orn e Tommy, la donna che si è occupata di Min ed un collega di suo marito, generando effetti imprevedibili.

Sesso, natura, spensieratezza e dramma abbandonati ad una narrazione poetica, non canonica; sono tutti gli elementi tipici del cinema di Weerasethakul che qui raggiungono la maturazione, prima di elevarsi al massimo nel suo film più famoso, Lo Zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, Palma D’oro nel 2010, il che lo rende l’unico regista capace di trionfare in entrambe le categorie.

Blissfully Yours Apichatpong Weerasethakul

Sud sanaeha – Blissfully Yours (Apichatpong Weerasethakul, 2002)

La Meglio Gioventù (Marco Tullio Giordana, Italia – 2003)

L’opera fluviale capolavoro di Marco Tullio Giordana, a tre anni da I Cento Passi racconta in due capitoli da tre ore ciascuna – così suddiviso per motivi televisivi – oltre trent’anni di storia italiana, dal 1966, quando due fratelli: Matteo (Alessio Boni) e Nicola (Luigi Lo Cascio) incontrano la giovane orfana Giorgia (Jasmine Trinca, in copertina a questo articolo), fino al 2003 quando i figli dei protagonisti porteranno alla naturale conclusione l’epopea della loro famiglia. Nel mezzo l’evoluzione caotica e drammatica, del nostro paese, come mai fu raccontata prima.

Il film porta con se un carico emozionale che, con il passare degli anni, riesce a donarli un meraviglioso senso di nostalgia che stregò la giuria di Un Certain Regard nonostante quello stile tipico delle fiction Rai spesso bistrattato dai cultori. La Meglio Gioventù, titolo ispirato all’omonima raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini, è disponibile in streaming su Amazon Prime Video.

Moolaadé (Ousmane Sembène, Senegal – 2004)

Moolaadé è l’ultimo film di uno dei maggiori esponenti del cinema senegalese e di tutto il continente africano, Ousmane Sembène. Formatosi da autodidatta come scrittore, nei suoi film ha portato con genuina schiettezza la cultura del suo paese. Appassionatosi sul finire della carriera alla cultura francese e dei paesi francofoni, ha indagato le difficoltà che questi popoli hanno affrontato durante il periodo post-coloniale nel mantenere vive le loro tradizioni.

Il film, vincitore di Un Certain Regard al 57° Festival di Cannes superando l’illustre concorrenza di autori come Sergio Castellitto e Abbas Kiarostami, affronta il tema dell’escissione del clitoride, ovvero la mutilazione genitale subita ancora oggi da molte donne dell’Africa sub-sahariana. In Burkina Faso, Collè, la moglie di un capo tribù, tenta di proteggere quattro giovani ragazze da questo pericolosissimo rito purificatorio, che anni prima le portò via due figlie. Una storia di progresso ed emancipazione.

Moolaadé (Ousmane Sembène, 2004)

Moolaadé (Ousmane Sembène, 2004)

La morte del signor Lăzărescu (Cristi Puiu, Romania – 2005)

Ironico e grottesco, il film del regista rumeno Cristi Puiu è un’ode realista all’apatica burocrazia della classe medica. Il signor Lăzărescu, un anziano che vive con tre gatti, in seguito a quello che pare un banale malanno, viene rimbalzato da un ospedale all’altro, accompagnato dal suo fedele paramedico, senza che nessun dottore sia in grado di decretare con esattezza una diagnosi dei suoi dolori, attenderà quindi invano, nella fredda notte di Bucarest, che qualcuno decida di operarlo.

Con uno stile al limite del documentario, La morte del signor Lăzărescu si distingue per la grande maestria e profondità con cui vengono inscenati momenti al limite dell’assurdo. Puiu, Il quale ha dedicato la carriera al raccontare, con sguardo spesso sprezzante e irritato, la società rumena servendosi di un’estetica ed una narrazione a metà tra Kusturica e kaurismäki, raggiunse con il premio di miglior film ad Un Certain Regard, il suo massimo successo.

Luxury Car (Wang Chao, Cina – 2006)

Wang Chao, il regista di Luxury Car , in lingua originale Jiang cheng xia ri, definisce con queste parole il suo approccio al cinema “Quando ho iniziato a scrivere poesie, avevo in mente il cinema, quindi le poesie erano come piccole scene nei film. Ora, apprezzo ancora quelle poesie e penso che se le trasformassi in film, sarebbero i miei migliori”. Tanto basta per comprendere la sua visione, fatta di un cinema sminuzzato e diretto, il quale ottenne il maggior successo proprio con questa pellicola del 2006. Un anziano insegnante che vive in campagna arriva nella metropoli di Wuhan alla ricerca del suo unico figlio. Viene accolto da Yanhong, sua nipote, che lavora come escort in un bar karaoke.

L’eterno conflitto tra la città e la campagna, tra le cose semplici della vita rurale e le lussuriose notti al neon delle aree più popolose del paese. Il cinema di Chao è anche una denuncia alla stretta dilagante della censura nella Repubblica Popolare dei primi anni 2000, tema comune tra gli autori cinesi della cosiddetta ‘Sesta Generazione’.

Luxury Car 2006

Luxury Car (Wang Chao, 2006)

Tulpan (Sergey Dvortsevoy, Kazakistan – 2008)

Le aride e inospitali steppe del Kazakistan sono la casa del giovane Asa che, dopo aver terminato il servizio militare obbligatorio in marina, torna dalla sua famiglia, nomade, di contadini, pronto a diventare a sua volta pastore. Deve però sposarsi e l’unica ragazza che i suoi occhi vedono è la giovane Tulpan, anch’essa figlia di nomadi. Lei però è di altro avviso, vuole infatti lasciare la steppa per trasferirsi in città e pensa, inoltre, che le orecchie di Asa siano troppo grandi.

Dolce e delicato, in Tulpan Dvortsevoy racconta la realtà nomade di un Kazakistan sempre più vicino alla globalizzazione. Con la speranza catalizzata nel sorriso impenetrabile del suo protagonista, che tutto questo non scompaia troppo in fretta; è così che Asa diventa il veicolo della genuinità di un popolo, sforzandosi in tutti i modi di convincere la sua amata a preferire semplicemente lui, rispetto al luccicante richiamo della metropoli. Dopotutto perfino il re d’Inghilterra aveva delle orecchie importanti.

Dogtooth (Yorgos Lanthimos, Grecia – 2009)

Al suo secondo film Lanthimos stupisce tutti. Dogtooth è una calibrata follia, che folgorò la giuria e il pubblico di Cannes come un fulmine a ciel sereno. La destrutturazione dell’autarchia e dell’archetipo di regime assoluto mostrato con lunghe e disturbanti inquadrature fisse nella piccola e intima realtà di una famiglia. Un padre costringe la moglie e i tre figli a vivere segregati nella loro casa, senza mai aver visto il mondo esterno e con un’educazione, anche sociale, impartitagli da lui secondo le sue folli idee. L’equilibrio crolla quando, per soddisfare i bisogni sessuali del figlio maschio, il padre decide di introdurre in casa una ragazza. Il contatto con il mondo reale è per loro un evento catalizzante di tutte le angherie subite dalla nascita e creerà un’escalation cruenta e ai limiti dell’assurdo.

Nel 2009 vince il premio di miglior film ad Un Certain Regard, durante il 62° Festival di Cannes, mentre nel 2011 è tra i cinque candidati al Premio Oscar per il miglior film straniero. Dogtooth lancia così una delle carriere più luminose del cinema contemporaneo, quella di Yorgos Lanthimos, oggi fresco del successo ottenuto con Povere Creature! e ad un passo dal rilasciare il suo nuovo film Kinds Of Kindness, in concorso proprio al Festiva di Cannes 2024. Disponibile in streaming su Sky e NOW TV.

dogtooth

Dogtooth (Yorgos Lanthimos, 2009)

Arirang (Kim Ki-duk, Corea Del Sud – 2011)

Il coraggioso e toccante autoritratto di una delle leggende del cinema coreano, Kim Ki-duk. In seguito ad un incidente avvenuto sul set del suo precedente film, Dream, nel quale l’attrice Lee Na-yeong rischiò la vita girando la scena di un tentato suicidio, qualcosa scattò nella mente del regista, che decise dapprima di allontanarsi dal mondo del cinema e successivamente di realizzare Arirang. Tra i pochi documentari ad aver trionfato ad Un Certain Regard, il film è una profonda confessione tramite la quale il regista tira le somme della propria vita fino a quel momento, mettendo a nudo le sue più recondite paure e preoccupazioni.

Kim Ki-duk ha sempre donato estremo spessore e dignità ai personaggi dei suoi film, che fossero essi dei monaci solitari o dei folli innamorati clandestini, e come lui stesso ha confessato, il motivo per cui lavorava nel cinema, era per cercare di evincere qualcosa di incomprensibile, placando il suo odio verso ciò che nella vita non capiva. In questo senso Arirang è la sua opera più grande, l’esorcizzazione di un momento buio tramite la terapia della camera. Nelle battute finali del film Kim Ki-duk inserisce degli elementi surreali che lo rendono a tutti gli effetti un ibrido tra documentario e finzione, un’allegoria della condizione umana.

Después de Lucía (Michel Franco, Messico – 2012)

Il 2012, a Cannes, è stato il festival di Moonrise Kingdom, il meraviglioso e colorato coming of age di Wes Anderson che aprì la Kermesse e di Amour, la toccante pellicola di Michael Haneke sugli ultimi giorni di una coppia di anziani, premiata con la Palma d’Oro. Nel mezzo, il secondo lungometraggio del regista messicano Michel Franco. Después de Lucía racconta della giovane Alejandra, interpretata da Tessa Ía, al suo primo ruolo, costretta ad iniziare una nuova vita con il padre in Messico in seguito alla morte della madre, Lucía, in un tragico incidente stradale.

Il dramma di Alejandra continua, ed è quello di ogni giovane costretto ad ambientarsi in una nuova scuola, in un nuovo paese, cercando di conoscere nuove persone, ma durante il momento peggiore della propria breve esistenza. Una riflessione sull’elaborazione del lutto e sulla crudeltà delle persone, nell’anno in cui il ‘senso della vita’ sembrava essere la tendenza, diretta con lucida maestria da Franco, allora appena trentatreenne.

despues de lucia

Después de Lucía (Michel Franco, 2012)

The Missing Picture (Rithy Panh, Cambogia – 2013)

Quello instaurato da Pol Pot e i Khmer Rossi dal 1975 al 1979 a Phnom Penh e in tutta la Cambogia è ricordato come uno dei regimi di terrore più sanguinosi e oscuri di sempre. Il regista Rithy Panh era solo un ragazzino quando la sia vita fu stravolta, venne deportato con la famiglia e gli venne  proibito di possedere qualsiasi cosa, tranne un cucchiaio. Lavorando come schiavi nelle risaie e nelle foreste “per formare la nuova società”, i suoi genitori persero la vita e da allora, Panh, ha fissa in testa l’immagine dell’infanzia felice, prima di quel 1975. Rithy Panh scappò in Thailandia e poi in Francia, dove studiò cinema e può ora vantare una carriera di successo, dedicata quasi esclusivamente al racconto, esaustivo e virtuoso, di quegli anni nefasti.

L’immagine mancante, che da il titolo al film, è quella di un paese un tempo libero, che da un giorno all’altro fu spogliato della sua anima. In questo racconto personale e devastante Panh ricostruisce la memoria della sua gente servendosi di statuine colorate a mano, componendo quadri ordinati e dignitosi, scavando nei ricordi di uno dei genocidi più cruenti dell’umanità, con l’orgoglio di essere sopravvissuto ma con la malinconia del ricordo di chi non ce l’ha fatta. The missing Picture è un film originale, sperimentale, terribilmente vero e dal valore inestimabile. Vincitore ad Un Certain Regard e primo film cambogiano ad essere candidato agli Oscar nel 2014, è disponibile in streaming su Amazon Prime Video.

La vera storia di Olli Mäki (Juho Kuosmanen, Finlandia – 2016)

Sembra tutto scritto nella storia personale di Olli Mäki, quando nel 1962 ha davanti a se la prospettiva di poter vincere il titolo mondiale di pugilato nella categoria dei pesi piuma. La sua vita cambia in un baleno, da quella della fredda campagna finlandese alla moderna capitale, Helsinki. La strada verso il successo è tracciata ma Olli, per la testa, ha solo Raija, la sua amata e capirà presto, a sue spese, che le due realtà non sono compatibili.

Ancora una volta una storia di destino, amore e carriera diviso tra due realtà nel bilico di un mondo che sta cambiando. Tinto da un bianco e nero netto e contrastato, omaggio al Toro Scatenato di Scorsese, Kuosmanen tira le fila di un racconto squisitamente nordico, anti-climatico e incongruo; si diverte nell’allontanasi dall’archetipo del film sul pugilato rallentando il ritmo e inscenando dialoghi fuori luogo. Un Rocky mite e sognatore, in streaming su Movies Inspired+, tra i canali Amazon.

la vera storia di olli maki Juho Kuosmanen

La vera storia di Olli Mäki (Juho Kuosmanen, 2016)

La vita invisibile di Eurídice Gusmão (Karim Aïnouz, Brasile – 2019)

Nella Rio de Janeiro degli anni ’50 regna il patriarcato, un machismo tossico che non lascia spazio ai sogni di una donna. In questo contesto le vite di due sorelle, Guida e Eurídice vengono divise per diretta conseguenza. Questo scatenerà in Eurídice, rimasta sola, un senso di rivalsa, portandola a tentare un duro percorso di emancipazione nella speranza di ricongiungersi con la sorella.

La sua vita invisibile, che Aïnouz racconta basandosi sull’omonimo romanzo del 2016 di Martha Batalha, è mostrata con una sensibilità unica, focali corte che raramente lasciano respiro al personaggio di Eurídice e dei colori brillanti ma malinconici, che rimandano ad un altro racconto di amori impossibili e distanza in terra latina, Happy Together del maestro Wong Kar-wai. La vita invisibile di Eurídice Gusmão è disponibile, in streaming, su Amazon Prime Video.

How to Have Sex (Molly Manning Walker, Regno Unito – 2023)

L’ultimo vincitore, in ordine di tempo, del premio Un Certain Regard. Tre adolescenti britanniche si apprestano a vivere la ‘migliore estate della loro vita’, come in un rito di passaggio smettono di essere bambine e decidono di diventare ragazze tra feste, alcool e sesso. Scoprire se stessi tutto d’un fiato, venire a conoscenza delle difficoltà e delle zone di grigio che regolano la complessa chimica delle relazioni interpersonali; un’ode alla gioventù e alla spensieratezza. Brillante e deciso, How to Have Sex è uno spaccato della generazione Z visto dagli occhi della promettente regista londinese Molly Manning Walker, la quale regala al pubblico di Cannes uno degli esordi più interessanti degli ultimi anni.

Il film, distribuito in streaming da MUBI, è la risposta odierna a film come Mean Girls e Spring Breakers. Più maturo e consapevole sia nel racconto che nella regia, ispirata e all’avanguardia. Attinge a piene mani dal vasto mondo dei teen movie elevandolo a opera autoriale, il tutto condito dall’incredibile performance dell’attrice protagonista, la ventiseienne Mia McKenna-Bruce.

How to Have Sex (Molly Manning Walker, 2023)

Taxidrivers al Festival di Cannes

I film in questa lista sono speciali, imperdibili, e gli esclusi non sono da meno, da Rams a Border, passando per Hahaha di Hong Sang-soo, la sezione Un Certain Regard merita senza dubbio un occhio di riguardo, in attesa di scoprire il vincitore tra le opere dell’edizione 2024, entro le quali figura anche I Dannati di Roberto Minervini.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers