Mutt l’opera prima di Vuk Lungulov-Klotz è uno dei titoli della sezione Generation 14plus della Berlinale 2023. Dopo il successo al Sundace Film Festival che ha premiato il protagonista Lio Mehiel con lo U.S. Dramatic Special Jury Award: Acting, Mutt è pronto a confrontarsi con il pubblico europeo.
Feña è un giovane trans che vive a New York. La frenesia della Grande Mela non riesce a fagocitare la tensione spirituale ed emotiva di un giovane alle prese con i fantasmi del suo passato: suo padre che arriva dal SudAmerica, il suo ex ragazzo di cui è ancora innamorato, sua sorella, diventata una teenager, da cui si è separata abbandonando-scappando dalla casa di sua madre.
Passato, presente, futuro si mescolano dentro un paesaggio urbano nel quale la sospensione tra due mondi, il prima dell’essere donna e il futuro di un corpo sempre più diverso, insieme a ciò che lo attende, genera in Feña sentimenti contrastanti. Paura, illusione, speranza, dolore. Poca luce, che si intravede negli spiragli di un io che va incontro a se stesso, ineluttabilmente.
Disarmonia: lo sconvolgimento transitorio
Mutt, a detta del suo regista ed autore, è esattamente il racconto di una disarmonia del suo protagonista in transizione sessuale, che cerca di tenere per ora in gioco tutti i pezzi della propria identità.
Feña è come imbrigliato, intrappolato, in questo momento di passaggio. Il più duro da vivere, per i rapporti inevitabilmente da lasciar andare, per le incognite su quelli da costruire. Il terreno di questo scontro-confronto che il giovane protagonista di Mutt vive, l’astratta urbanizzazione di una lavanderia a gettoni, dei tornelli della metropolitana, dell’asfalto del parcheggio di un aeroporto, nutre e fa galleggiare una densità umana sana e veritiera.
Capace di emergere dalle sabbie mobili della diffidenza, della irragionevolezza, trovando rifugio nell’amore e nella fiducia di coloro che ci hanno conosciuto da sempre e che ora fanno fatica ad accettarci per quello che si sta cercando di diventare. Basta chiedere. Mutt ci ricorda di chiedere e di essere se stessi: siamo meno soli di quanto pensiamo.
Vuk Lungulov-Klotz aggiunge sul suo film: “Anche se vorrei che la mia transizione fosse la parte meno interessante di me, sento un profondo bisogno di aiutare a plasmare la trans identità culturale, aggiungendo la mia voce e raccontando storie attraverso il mio punto di vista più addentro a questo mondo“.