Tiong Bahru Social Club di Bee Thiam Tan è una colorata commedia prodotta da 13 Little Pictures, Bert Pictures e Tiger Tiger Pictures e presentata in Italia presso l’On The Road Film Festival.
Commedia surreale dai colori vividi che riflette sul senso della felicità, quella più sincera; piacevole alla visione, specialmente per chi ama vivere quelle realtà distorte che risuonano nei film di Wes Anderson.
Tiong Bahru Social Club di Bee Thiam Tan, la trama
Ah Bee riceve per il suo trentesimo compleanno l’accesso al Tiong Bahru Social Club, una piccola comunità sperimentale ed esclusiva, dove evolute tecnologie programmano perfettamente la vita dei residenti per il raggiungimento della felicità assoluta.
Il sistema è regolato da un misterioso algoritmo che gioca con l’emotività dei coinvolti, li testa e stabilisce i dettagli della loro vita a tavolino. Ah Bee, così votato all’altro ed empatico, solare e dimesso, sembra il candidato perfetto per questo lavoro/stile di vita.
Se non che, con il proseguire della sua permanenza, vede mancare rapidamente il senso della misura, la libertà di scegliere e la serenità di vivere tutto lo spettro delle emozioni che la vita gli offre. In ultimo, la distanza dalla famiglia lo fa fuggire da quel mondo puro che non l’ha per nulla conquistato.
La felicità che sembra zucchero filato
Al Tiong Barhu la felicità è una missione di vita e un business costoso. I dipendenti sono impegnati a rendere felici l’altro, misurando le performance individuali. Tutto questo accanirsi maniacale verso la felicità, la rende in breve un guscio vuoto. Una enorme boccata di zucchero filato che si esaurisce in un picco glicemico. Come se gli altri sentimenti valessero di meno o non fossero proprio degni di esistere.
Solo quando Ah Bee ottiene la sua promozione nella scomodissima posizione di incaricato dei reclami, si chiarisce finalmente le idee. Da una parte, diventa il più amato di tutta la comunità, perché le rimostranze sono il passatempo più stimolante nella fissità della vita fintamente policromatica del Theong Social Club.
Una riflessione quindi su quello che veramente manca al mondo. Forse non la felicità, ma l’ascolto e l’empatia, di cui Ah Bee è l’essenza perfetta. Anche qui, nella caricatura caramellosa del suo personaggio tutto sorrisi, che parla pochissimo e via via assume sempre più coscienza dei suoi valori.
Un fine lavoro di regia
Tiong Bahru Social Club, opera seconda del regista Bee Thiam Tan, già dai primi minuti ci porta nell’universo di Wes Anderson. Eppure, nella mescolanza tra il cinese e il tropicale, è chiaro che ci troviamo lontani dalle atmosfere occidentali di Anderson. C’è qualcosa di spettrale che ricorda i Big Brothers di 1984 o The Truman Show, e qualcosa di fintamente costruito come le scenografie futuristiche delle serie tv degli anni Settanta.
In questo Bee Thiam Tan elabora una prospettiva raffinata che associa l’emotività al proseguire della storia, con appunti precisi di movimenti macchina nei soli momenti significativi. La maggior parte delle situazioni in interni risuona della dialettica Dogma, dove il palcoscenico non si intacca e i protagonisti si muovono dentro e fuori senza essere seguiti. E più le emozioni si raffreddano più i movimenti di macchina si annullano e la narrativa si irrigidisce.
C’è una grande passione registica dietro quest’opera sperimentale di ispirazione dichiaratamente andersiana; uno stimolo creativo inaspettato, divertente, proprio per come omaggia la macchina da presa e le sue innumerevoli fantasie.