Alex (Ewan McGregor), David (Christopher Eccleston) e Juliet (Kerry Fox) dividono un appartamento di Edimburgo e ne affittano una stanza ad un romanziere che, però, ritrovano morto; scoprendo, inoltre, che la sua valigia è piena di sterline.
Tratto dal romanzo scritto dallo stesso sceneggiatore John Hodge, che veste anche i panni di un detective, come le migliori storie nere metropolitane parte da questa semplicissima idea Piccoli omicidi tra amici (1994), primo lungometraggio cinematografico diretto dal futuro premio Oscar Danny Boyle, in seguito autore, tra gli altri, dell’allucinante Trainspotting (1996) e dello zombie-movie 28 giorni dopo (2002).
Lungometraggio cinematografico concepito a basso costo e che, commentato dalle musiche a firma del Simon Boswell spesso anche al servizio del nostro Lamberto Bava, prosegue con l’amicizia tra i tre protagonisti (dei quali merita la citazione soprattutto l’ottimo Eccleston) destinata inevitabilmente ad incrinarsi dopo che hanno provveduto a nascondere cadavere e soldi.
Perché, tra una citazione televisiva per il maxicult The wicker man (1973) di Robin Hardy ed indispensabili ma mai gratuite spruzzate di violenza, è fondamentalmente un’allegoria su celluloide relativa alla capacità dell’avidità (elemento ricorrente di quasi tutta la filmografia del regista di Manchester) di rovinare i rapporti personali quella che si “nasconde” dietro i circa 88 minuti di visione; i quali prendono il via presentando i connotati di una black comedy senza infamia e senza lode, per poi cominciare a privilegiare il progressivo aumento della tensione, fino ad un inaspettato epilogo destinato a trasformare l’insieme in una delle più riuscite opere del responsabile di The millionaire (2008).
Distribuito per la prima volta su dvd italiano da Minerva Pictures, con un making of di mezz’ora circa quale contenuto speciale.
La stessa Minerva Pictures che lancia su disco anche Ubaldo Terzani horror show (2010), opera seconda del Gabriele Albanesi che esordì con il non disprezzabile rape & revenge Il bosco fuori (2006).
Una vicenda che, a differenza di quella su cui si costruì il film precedente, pur presentando effetti splatter a cura di Sergio Stivaletti non punta al facile shock visivo, ma sembra privilegiare i dialoghi nel raccontare il viaggio di Alessio Rinaldi (Giuseppe Soleri), che riceve l’incarico di concepire la sceneggiatura del suo primo film insieme all’affermato scrittore di romanzi horror Ubaldo Terzani (Paolo Sassanelli).
Quindi, tra citazioni (si va dall’Ubaldo Terzano operatore di macchina di Mario Bava ad un omaggio televisivo a Un gatto nel cervello di Lucio Fulci) e camei (lo sceneggiatore dell’argentiano Dracula 3DAntonio Tentori), vediamo il protagonista – evidente alter ego dello stesso Albanesi – finire trascinato, in maniera progressiva, all’interno di un abisso disperato di incubi e follia.
Mentre la riuscita colonna sonora di Valerio Lundini (Fantasmi-Italian ghost stories) provvede ad accompagnare in maniera efficace i coinvolgenti 83 minuti di visione; non privi di un sottotesto di denuncia nei confronti della mancanza di un cinema della paura all’interno del triste panorama artistico italiano d’inizio terzo millennio, ed il cui cast comprende, tra gli altri, l’Antonino Iuorio di Piano 17 (2005) e la Laura Gigante di Albakiara-Il film (2008).
Con una buona sezione extra costituita da due trailer, dal provino della appena citata Gigante, da Braccati, vecchio cortometraggio diretto da Albanesi, e da un making of con intervista di circa 34 minuti.