Su Disney+ nei canali Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e naturalmente Disney ci sono diverse produzioni originali. Andiamo a vedere quali sono per questo nuovo anno le serie tv pií interessanti da vedere.
TOP FIVE DISNEY PLUS (dicembre 2020)
Essendo “l’ultima arrivata” tra le varie piattaforme, Disney Plus attualmente vanta un catalogo ricchissimo che però ha relativamente poche novità.
Tra le serie inedita spicca senz’altro THE MANDALORIAN, una delle cose migliori mai viste negli ultimi tempi, o MARVEL 616; certo è che ci sono “classici” di peso, anzi veri e propri gioielli che meritano di essere visti o riscoperti come I SIMPSON.
Vediamo la TOP FIVE DISNEY PLUS di Dicembre, in attesa della scorpacciata che faremo nel 2021 con tutti gli attesissimi serial Marvel e non solo.
THE MANDALORIAN, Disney Plus
La (ri)creazione dell’universo narrativo viene declinato crossoverizzando i media: dal cinema ai fumetti, dai videogiochi alla tv, THE MANDALORIAN (su Disney Plus) è l’occasione perfetta per sanare quella crepa che stava allontanando il fandom dalla creazione di George Lucasstessa, riprendendo con intelligenza topoi e situazioni ma nello stesso tempo creando qualcosa di nuovo, attualizzando nitidamente la vita seriale di Star Wars come non si riusciva a fare da tempo.
Era abbastanza pericoloso e complicato trovare lo spirito originario che (secondo i fan più oltranzisti) si era perso per strada: e MANDALORIAN è Star Wars allo stato puro.
Negli otto episodi della prima stagione -come anche negli otto della seconda, ma la seconda stagione sarà approfondita più avanti- viene restituita la traccia primigenia che guidò Lucas nella più celebre trilogia e la serie entra quindi nella TOP FIVE DISNEY PLUS.
ONCE UPON A TIME, Disney Plus
Quando la fine di LOSTera ancora freschissima, e il suo vuoto faceva molto rumore all’interno dei palinsesti tv (si, perché LOST andò in onda originariamente su RaiDue!!! Sembra un’era geologica fa…), si cercava disperatamente un erede alla serie di J.J. Abrams, si presero fischi per fiaschi pensando che ONCE UPON A TIME potesse fare al caso.
In realtà, punti di contatto tra le due ce ne sono pochini: a parte una spolverata di trama fitta di misteri -ma solo per quanto riguarda la prima stagione-, più che altro a legare i due serial sono diversi attori presenti in entrambi. ONCE UPON A TIME era un serial che riportava in vita i personaggi di diverse fiabe (dalla strega Grimilde, qui chiamata solo Regina, a Cappuccetto Rosso, a Biancaneve) tutti riuniti in un unico posto, la cittadina inventata di Storybrook.
Dietro questo ridente paese di provincia tanti misteri e incantesimi: ma soprattutto, almeno per le prime tre stagioni, tante trame e sottotrame ben congegnate e soprattutto gustosissime reinvenzioni ben calibrate, con gusto e ricerca narrativa.
MARVEL 616, Disney Plus
MARVEL 616 racconta (anche) dello SpiderMan nipponico e di quello degli anni ’70, di come i personaggi di colore non siano una novità di oggi (la nomination a BLACK PANTHERè figlia delle pantere nere degli anni 70): la serie Disney+ è una sorta di spaccato esistenziale dell’espansione dei personaggi Marvel nelle forme più svariate, sviscerando nel dettaglio in maniera funzionale ogni argomento.
Senza dimenticare un importante focus sugli artisti: perché la Marvel Comics è stata forse la prima casa editrice a dare risalto ai suoi artisti, a far capire che la vera star non è -tanto- l’eroe a fumetti quanto l’artista che lo crea, lo pensa, lo scrive e lo disegna.
Il primo episodio è dedicato al citato SpiderMan nipponico; il secondo analizza in maniera approfondita la diversificazione dei personaggi tra gli Anni Dieci e gli Anni Venti -dalla Mrs. Marvel pakistana allo SpiderMan afroamericano; dal Thor donna al Capitan America liberale e nero: tutti eroi di successo e ormai sdoganati e storicizzati-; il terzo è un dialogo con i disegnatori ispanici, il quinto è dedicato al fenomeno cosplay.
Il settimo un’intervista allo scrittore Dan Slott -scrittore di SpiderMan, Fantastici Quattro e IronMan- e quindi del “metodo Marvel”; mentre il quarto, forse il più scatenato, con il comico Paul Scheer che ripercorre la storia editoriale dei personaggi più strambi della Marvel.
L’universo Marvel (lo sanno bene tutti coloro che hanno amato i Guardiani Della Galassia) non è popolato solo dai big guns, i grossi calibri: oltre a SpiderMan e Capitan America, esistono tantissimi eroi “minori” come esposizione mediatica ma non meno interessanti.
Lo dimostrano i Runaways, entrati di diritto nella TOP FIVE DISNEY PLUS,un gruppo di adolescenti legati da un segreto pericolosissimo e letale: i loro genitori sono tutti supercriminali di un’organizzazione chiamata Pride. Loro decidono allora di scappare dalle loro vite comode e agiate non appena scoprono i macabri riti e gli scopi mortali dei loro padri e madri, inseguiti ovviamente da tutti.
Nessuno credeva tanto in questa trasposizione, ad opera di Hulu: ma la prima stagione ha stupito tutti, e adesso con le tre annate disponibili su Disney PlusRunaways è assurto al rango di piccolo cult. Gustoso, ben recitato, ma soprattutto adattato con intelligenza, effetti speciali pertinenti e storie teen affascinanti e levigate al punto giusto.
I SIMPSON, Disney Plus
In una delle tante Springfield sparse per l’America vive la famiglia Simpson, composta da Homer, il padre beone e fannullone ma impiegato in una centrale elettrica; Marge, la madre casalinga dai mille lavori dedita alla famiglia e alla neonata Maggie; Lisa, sei anni di frustrazioni scolastiche per essere più intelligente della media; e Bart, il primogenito di otto anni che vive alla giornata fra monellerie e scherzi con i suoi amici.
Nel 1998, accanto a gente come Picasso, Eliot, Coco Chanel, Stravinsky, il piccolo Bart vene messo dalla rivista TIME fra i 100 personaggi più importanti del XX secolo e fra le 20 icone artistiche del Novecento: basta forse questo a rendere l’idea su come questo cartone animato, o meglio sit-com animata, abbia stravolto il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, e abbia influito sulla cultura e sulla controcultura del nostro secolo.
Nata dal genio di Matt Groening per mettere alla berlina vizi e meschinità del popolo americano addomesticato dalla TV e programmato da un sistema stringente, I SIMPSON è oggi quanto di più politicamente scorretto e disfunzionale uno show mainstream possa offrire per stigmatizzare vizi e virtù dei nostri giorni.
Le dimensioni del culto che ha preso piede anche in Italia, dopo un primo passaggio in seconda serata e sotto silenzio per evitare polemiche -alquanto futili- sulla diseducatività del telefilm hanno scomodato sociologi e psicologi, per spiegare l’inspiegabile fenomeno globale e certo complesso, messo in piedi per questa famiglia che dopo averti fatto ridere -o anche mentre- diventa maestra di cinismi piccolo borghesi, cattive maniere, cinismo e a volte drammatica quotidianità.
Un universo perfettamente coerente con sé stesso che ricalca il nostro, un mondo dove il solo personaggio che non è ridicolo è un clown, che nel corso dei suoi TRENTUNO anni di vita (è diventato il telefilm con la vita televisiva più lunga in assoluto) ha racimolato decine e decine di premi, dando nuova dignità all’animazione sul piccolo schermo, insegnando che si possono dire cose importanti con mezzi apparentemente meno importanti, e alla cui porta hanno bussato numerosissimi personaggi importanti per farsi reinterpretare dalla matita colorata di giallo di Groening sancendo così il proprio ingresso nell’immaginario collettivo.
Oppure per doppiare i tantissimi personaggi: nella folla, gli U2, gli Smashing Pumpkins, Paul McCartney, Leonard Nimoy (lo Spock di STAR TREK), il presidente Bush, Liz Taylor, Meryl Streep, Jack Lemmon, Magic Jhonson, James Brown, Bob Hope, Dustin Hoffman, e in Italia Paolo Bonolis, Valeria Marini, Sandra Mondaini, Vittorio Sgarbi, Serena Dandini.