Le sorelle Macaluso, film struggente di Emma Dante, arriva su MUBI il 22 aprile.
É stato già molto atteso alla 77 Mostra di Venezia per il nome dell’ autrice, la bellezza della locandina e del trailer, la presenza femminile che finalmente ha visto, nel 2020, ben otto registe in concorso. E per il successo internazionale della versione a teatro del 2014 che si è aggiudicata il riconoscimento di due premi UBU, come migliore regia e spettacolo dell’anno.
Le sorelle Macaluso hanno poi mantenuto tutte le aspettative, anzi le hanno superate, sia al Festival che in sala. Scene struggenti, in un crescendo emotivo che coinvolge e avvolge. Che ci hanno fa entrare a casa delle protagoniste, riprese nella loro intimità e nei loro segreti. E respirare le loro stesse atmosfere.
Le sorelle Macaluso di Emma Dante: trama
Vivono, le cinque sorelle Macaluso, all’ultimo piano di una casa palermitana di fronte al mare, già vecchia all’inizio della narrazione, ma tenuta viva dall’esuberanza della loro adolescenza. L’allegria si spegne nella vita adulta, lasciando il posto a una comunicazione fatta di silenzi o rabbie che esplodono improvvise. L’ultima fase del racconto ritrae le sorelle ormai anziane, quelle che sono rimaste. La famiglia non esiste più; molto tristemente, gli oggetti e la casa invece le sopravvivono.
Le sorelle Macaluso di Emma Dante: Quella casa in riva al mare
È proprio questo l’elemento commovente del film: le relazioni si appesantiscono, sclerotizzandosi, e lo spazio nel quale tutto ciò è avvenuto rimane, a riprova di un tempo che non torna. Non tanto quello dorato in cui si è stati bambini, testimoniato da ricordi lontani, eppure ancora vivi. E dalle cose, come il giocattolo di latta che se gli dai la corda funziona ancora. Quanto l’età adulta, quella in cui si poteva fare i conti con i rimpianti e se ne è persa l’occasione.
E dicevamo, la casa, che si fa contenitore di giochi e sogni, intese e litigi, burle e confidenze, di quei ruoli che stupidamente si concorre tutti a stabilire, perché così sembra più facile andare avanti. Copioni, sbagliati, che rassicurano. L’appartamento pulsa anche quando le ragazze escono. Almeno questa è l’intenzione della macchina da presa che inquadra per un po’ la porta dall’interno, dopo che viene chiusa, e poi fa il giro delle stanze, vuote delle frenesie giovanili e delle voci che si rincorrono.
E mentre le camere custodiscono segreti, le cose li imprigionano: il piatto del servizio buono rotto e incollato, il paladino dai colori spenti e il quadretto con il clown appesi alle pareti, il grande pinocchio di legno.
La casa silenziosa, come ne La famiglia di Ettore Scola, ma più malinconica e sola
La casa viene ripresa spesso silenziosa, nei momenti in cui tutti gli abitanti sono usciti, come ne La famiglia di Ettore Scola, ma che differenza! Lì figli e nipoti di Carlo (Vittorio Gassman), per ottant’anni consecutivi, continuano a rianimare la loro abitazione borghese. A Palermo, invece, i decenni delle sorelle Macaluso rendono il loro ambiente sempre più chiuso, malinconico, nonostante la vista e il rumore del mare che si sente a inizio e chiusura del film.
Però c’è il tubare delle colombe che nel solaio vivono a centinaia e che Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella affittavano, da ragazze, per le feste di matrimonio. Tanto tornavano, perché loro, sì, conoscono la strada. Sanno andare, volare e tornare, anche quando non vengono più curate. Le Macaluso no, stanno radicate in questo luogo stantio a rimuginare ricordi, alimentare il trauma familiare mai elaborato, accusarsi vicendevolmente del fallimento personale.
Nell’età adulta delle protagoniste gli esterni scompaiono
La vita che si restringe è resa dagli esterni che scompaiono, senza elementi vitali all’interno (né figli, né nipoti, né parenti, né tanto meno amici) rispetto alla prima parte in cui le sorelle vanno al mare di Mondello, attraverso un percorso tutto di scoperta e la voce calda di Battiato che canta “Ma tu che vai, ma tu rimani”.
In questi esterni, al posto del vicolo claustrofobico nel primo film di Emma Dante, Via Castellana Bandiera (2013), si respirano spazi naturali, in cui si può correre, ballare, giocare, e una di loro può persino innamorarsi di una coetanea nella bellissima scena di un cinema all’aperto.
Le inquadrature gioiose sono studiate senza narcisismo, freschi i colori dei vestiti, naturali i gesti quotidiani. Resta in memoria la mise della piccola di casa, Antonella: mutande e canottiera bianche come le colombe che porta in braccio mentre le coccola. E la convinzione del suo “Sei bellissima” rivolto al mito della sorella maggiore che si sta truccando.
E la casa si fa muta
Ma anche i corpi leggeri della giovinezza s’intristiscono oltre modo. Come la casa, si fanno muti. Solo la sorella interpretata dalla bravissima Donatella Finocchiaro, rimane giovanile e rivendica la sua fisicità con orgoglio, a dispetto della casa che va a pezzi. Insieme a quel che resta dell’idea di famiglia.
Emma Dante è riuscita, anche grazie a una sceneggiatura perfetta scritta con Elena Stancanelli e Giorgio Vasta, a raccontarci la vita di queste cinque donne nella loro intimità. E i loro passaggi esistenziali. A raccontarci anche la morte. E il rapporto di ciascuna con i fantasmi nella mente. A volte tenere presenze, a volte funerali dell’anima, a dirla con Baudelaire.
Incesto tra vivi e morti, lo definisce lei (nell’intervista a Repubblica), che aggiunge: “Non se ne va la persona che hai amato, come non se ne va l’alone sulla poltrona”.
E ha saputo raccontarci, in più, come un gruppo familiare possa colpevolmente rinchiudersi in un interno. Bellissima però la sua affermazione: “Spero che questa famiglia di donne possa far affiorare i ricordi di noi bambine dentro le stanze dell’infanzia dove strette da un legame fortissimo siamo state sorelle”.
Interpreti del film: Alissa Maria Orlando, Susanna Piraino, Anita Pomario, Eleonora De Luca, Viola Pusatieri, Donatella Finocchiaro, Serena Barone, Simona Malato, Laura Giordani, Maria Rosaria Alati, Rosalba Bologna, Ileana Rigano
Produzione Rosamont e Minimum Fax Media con Rai Cinema. Distribuzione Teodora film.
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