“La nuova veste cinematografica del classico di Jonathan Swift ha i caratteri di una commedia per famiglie, ed è perfettamente ritagliata su misura per il protagonista Jack Black”.
Lemuel Gulliver smista la corrispondenza presso una testata giornalistica di New York, dove crede, un giorno, di farsi un nome magari come scrittore nella rubrica di viaggi. La fantasia di certo non gli manca, ma la routine, si sa, può piegare le ambizioni. Rinchiuso nel medesimo piano da ormai dieci anni, Gulliver trascorre il tempo nel suo mondo fatto di sfide a Guitar Hero, un lavoro che ormai gli basta, e ricorrenti sogni ad occhi aperti con la caporedattrice della sezione viaggi, Darcy, interpretata da Amanda Peet (2012, Syriana).
È solo dopo essere stato degradato dal suo ufficio che, pur di fare colpo su di lei, trova il coraggio di fingersi scrittore proponendosi per la stesura di un pezzo sul triangolo delle Bermuda. L’inganno riesce e lascia intravedere i primi guizzi di un’intesa, ma le bugie hanno le gambe corte e per il malcapitato arriverà il momento della verifica tra lillipuziani da proteggere, giganti da evitare e ‘principesse’ da salvare. Ne sarà all’altezza? Jack Black di sicuro ce la mette tutta, sfoderando il suo campionario di umorismo ed una certa predisposizione per il nuovo ruolo. È proprio vero che degli originali “Viaggi di Gulliver” c’è poco o niente, tuttavia il film, abbandonata ogni aspirazione critica nei confronti della società, diviene un’occasione per omaggiare (e parodiare) la recente storia del cinema, da Guerre Stellari a Titanic, passando per alcuni rinomati ‘status symbol’ dei giorni nostri. In quel di Lilliput, infatti, Gulliver-Black si diverte a sguinzagliare la ‘sua’ fervida immaginazione, diventando finalmente una celebrità, merito anche degli abili costruttori che popolano questo piccolo ‘nuovo mondo’.
Tra deliri di grandezza, sorprese e citazionismo soltanto alla fine c’è spazio per qualche fugace spunto riflessivo da lanciare al giovane (ma non troppo) target del film. La nuova veste cinematografica del classico di Jonathan Swift ha, di fatto, i caratteri di una commedia per famiglie, né più né meno, ed è perfettamente ritagliata su misura per Mr. Black. La Fox, purtroppo, finisce per puntare troppo sulle doti del protagonista, tralasciando qualche particolare nello script. Il resto è messo nelle mani della WETA Digital, la rinomata società di effetti speciali che, in passato, si è aggiudicata diversi Oscar per il suo operato su Avatar, la trilogia de Il signore degli anelli e King Kong. Ma ciò non basta a salvare la ‘pellicola’ dai mordaci Blefuschiani.
Quando Jonathan Swift scrisse il romanzo nel diciottesimo secolo, il mondo non era ancora stato completamente esplorato e ciò rendeva credibile un impianto narrativo così folle. Nel nostro attuale mondo il film, invece, si trova subito in difetto e non riesce a difendere a pieno la propria essenza. Fatte le dovute premesse, il film risulta comunque apprezzabile grazie alla fisicità dello stesso Black e alla piacevole presenza di Emily Blunt. Insolita la scelta del doppiaggio italiano che ricade su una coppia di viaggiatori d’eccezione come Patrizio Roversi e Syusy Blady alias “Turisti per caso”. La pellicola di Rob Letterman si chiude con “War”, la canzone di Edwin Starr che, grazie al suo contenuto, ricorda a tutti quanto siano inutili le guerre.
Per i più curiosi il rapporto tra Gulliver e Lilliput è di 22:1.
G. M. Ireneo Alessi
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