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Con Hotel degli amori smarriti Christophe Honorè racconta l’irrazionalità dei sentimenti

Con la sua ultima fatica cinematografica Christophe Honorè torna ai temi a lui cari, trascinandoci nel sentiero dell’irrazionalità dei sentimenti umani

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Come spiegato dallo stesso regista, Hotel degli amori smarriti prende forma da un altro film che non è mai stato girato e a malapena scritto.

Ritrovatosi libero di non avere idee, l’autore francese ha iniziato a riflettere sulla conversazione coniugale, che è finito col diventare il soggetto centrale del suo ultimo film. Più che a una storia ci troviamo di fronte a una riflessione sulla vita di coppia e sulle interazioni sentimentali, che cerca d’assumere un certo universalismo.

Il film sembra interpellare lo spettatore in un’autoanalisi sulla propria vita amorosa e, soprattutto, sulle decisioni fatte in funzione d’essa.

Nonostante la scelta di un tema comune, la messa in scena non fa che distanziare lo spettatore da ciò che vede. La colpa è da attribuire alla scelta di quei personaggi tanti cari alla cinematografia di Christophe Honorè, uomini e donne che fanno della cultura quasi l’unica bandiera da mostrare. Ci troviamo di fronte a un continuo susseguirsi di citazioni di Appolinare, librerie immense e rivendicazioni femministe su ogni minimo gesto.

La più fredda delle Parigi è la cornice di questa crisi  matrimoniale

Dopo vent’anni di matrimonio, Richard scopre che la bella e indipendente Maria, interpretata da Chiara Mastronianni, lo tradisce. L’atteggiamento adulterino farà esplodere una crisi matrimoniale, portando lei a ritirarsi nell’hotel di fronte all’appartamento che divideva col marito. Grazie a questo espediente Christophe Honorè ci proietta all’interno delle riflessioni e dubbi di Maria.

La stanza d’albergo si trasforma nella sua mente continuamente battuta dai protagonisti e dalle comparse della sua vita, che non sono altro che la proiezione dei pensieri partoriti dalla donna. Ad accompagnare Maria in questo viaggio dantesco tra le rovine del suo matrimonio è un giovane, Richard, di venticinque anni, che con la sua presenza le ricorda l’idea più forte d’amore vissuto.

Dall’altra parte della strada il ragazzo è preda anch’esso di dubbi e tormenti sul matrimonio, a guidarlo troviamo Irène Haffner, un amore giovanile, un fiore mai sbocciato che incarna i rimpianti di un uomo in crisi.

Un’idea di cinema sicuramente interessante quella di Christophe Honorè, imbrigliata però in una sceneggiatura che strizza troppo l’occhio alla letteratura

Le scene musicali durante il film sono sicuramente le più gradevoli, che ci riportano alla mente les Chansons d’amour, l’opera cinematografia più riuscita dell’autore francese. L’epilogo vede il breve confronto reale tra Maria e Richard, che non sembrano aver preso alcuna decisione concreta sul destino della loro relazione.

Attraverso questo finale apparentemente aperto, Christophe Honorè comunica la quasi impossibilità di raggiungere una decisione razionale e definitiva per quanto riguarda i sentimenti.

Un’idea di cinema sicuramente interessante quella di Christophe Honorè, imbrigliata però in una sceneggiatura che strizza troppo l’occhio alla letteratura ricercando una legittimazione culturale che risulta caricaturale e a tratti posticcia.

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  • Anno: 2019
  • Durata: 86'
  • Distribuzione: Officine UBU
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Christophe Honorè
  • Data di uscita: 20-February-2020