Un cammino in una foresta, fatto di inciampi e ostacoli. Un viaggio in paesaggi oscuri, mare e acque limacciose. Un’immersione, e un percorso, nell’interiorità, nella coscienza, nella mente e nelle emozioni, che, dalla perdizione, attraverso trasformazione e cambiamento, arriva a una presa di coscienza e consapevolezza di sé. Con l’aiuto e la guida di tre uccelli, e di una anziana donna-uccello, la giovane protagonista intraprende un percorso di credenze, simboliche, che raccontano altro, e oltre, andando a scavare nella psiche, nel dolore e nella sofferenza della protagonista.
Sono proprio quei tre uccelli, forze guida che dirigono la ragazza, affidatasi all’abbraccio e al tocco saggio della sensitiva, nell’affrontare e superare le difficoltà parte della vita, che danno il titolo al cortometraggio di Zarja Menart, Three Birds, in concorso allo Shorts International Film Festival nella sezione Eco – ShorTS, che, con opere selezionate da 10 Paesi, europei e non, vuole stimolare la riflessione dello spettatore e mettere la natura al centro della vita umana. Così come Zarja Menart, animatrice e illustratrice slovena, al suo debutto come regista dopo una lunga collaborazione con Špela Čadež, con cui ha contribuito a rilanciare la tecnica del cut – out, fatta di collage di carta, oli e trasparenza, e l’illusione, attraverso essi e la loro fotografia, del movimento, fa in Three Birds.
Three Birds: immersione nella coscienza
Una texture stratificata, che scava nelle profondità, quella reale, delle illustrazioni artigianali realizzate da Zarja Menart, e quella degli stati emotivi provati e attraversati dalla protagonista che la regista racconta, è quella su cui è strutturato Three Birds. Scene, e piani, che danno vita al cortometraggio, che rispecchiano gli strati, sovrapposti e intersecati, dei processi naturali, e della psiche umana: i piani illuminati dal basso, che danno corpo alle immagini, e le sfumature cupe, i dettagli tratteggiati, i filamenti disegnati dei capelli, che sembrano dare forma anche ai fili dei campi in cui vaga la protagonista, rispecchiano le fasi, emotive e psichiche, della donna e, appunto, della natura.

Morte e rinascita
Germogliare, morire e rinascere: questi, i riflessi della psiche e della mente inconscia, di cui è formato il corto di Menart, in un viaggio emotivo che parla di morte, rinascita e ciclicità. E, in questo viaggio, proprio i tre uccelli, guide e messaggeri attraverso il dolore, l’ignoto e la trasformazione, rappresentano i simboli di queste fasi, tra vita e morte, coscienza e inconscio, passato, presente e futuro.
È una discesa nell’inconscio, un contatto con le emozioni represse, quella in cui si immerge la protagonista, insieme al volo del primo uccello, che la sostiene nell’affrontare ciò che è stato evitato, nascosto, eliminato. Tra ciò che è stato e ciò che sarà, tra gli angoli bui di una foresta e la luminosità del mare e delle lacrime della ragazza, vola il secondo uccello, abbracciando l’accettazione del cambiamento e la difficoltà nell’affrontarlo. Ed è la guarigione, espressa dal tocco lieve dell’anziana sui capelli della giovane, dal sorriso che, scacciando le lacrime, compare sul suo volto, che arriva, con il terzo, portando con sé una ritrovata serenità e un ritorno a sé stessa, seppur cambiata, mutata. E un ritorno, ciclico, come in natura, all’essenza di sé.
Il suono in Three Birds
La natura, rappresentata da Zarja Menart come paesaggi della psiche, dal campo di grano alla foresta, fino al mare e ai semi che costituiscono quelli di una nuova libertà di coscienza, è la stessa che utilizza per la narrazione sonora, che accompagna e diviene parte integrante ed essenziale di quella visiva. Il lavoro di Menart, guidato dal corpo e dalla materialità degli elementi utilizzati, nell’assenza di dialoghi, si affida al silenzio, rotto dai suoni che divengono orchestra di voci umane, quella di Zvezdana Novakovič, che intreccia vocalizzi dal tono intimo e profondamente umano, e dagli effetti sonori di materiali naturali, come i fruscii e gli scricchiolii tratti da lino, carta e tessuti.
Voci, sussurri e mormorii che costruiscono, in maniera artigianale, un paesaggio sonoro onirico, e un cortometraggio, sognante e insieme profondamente immerso nella realtà, dove suono, materia, simbolismo e verità si compenetrano raccontano il mondo interiore, che è quello della protagonista, ma anche quello di chi, dall’altra parte, vola, con lei e con i Three Birds.