Una delle migliori perle cinematografiche presentate alla 39ª edizione de Il Cinema Ritrovato è Ukigumo di Mikio Naruse, dramma neorealista giapponese che non è mai stato distribuito in Italia. Una pellicola misconosciuta che conferma la grandezza espressiva e narrativa del cinema nipponico.
Il titolo originale è Floating Clouds, e il significato è spiegato nell’omonimo romanzo di Futabatei Shimei
La condizione separata e isolata degli esseri umani, che sono come tante nuvole fluttuanti.
Ukigumo, sinossi
Gippone 1946. Yukiko Koda (Hideko Takamine) è una delle molte giapponesi rimpatriate dall’Indocina francese – oggi Vietnam – dopo la fine della guerra. Lì lavorava come segretaria in un progetto forestale e aveva avuto una relazione con Kengo Tomioka (Masayuki Mori), un ingegnere che aveva promesso di divorziare dalla moglie Kuniko (Chieko Nakakita) per proseguire la vita con lei.
Tornata a Tokyo, Yukiko cerca Kengo e i due ricominciano a incontrarsi, ma lui non vuole lasciare Kuniko perché la sua salute è ormai cagionevole. Con le restrizioni economiche del dopoguerra, Yukiko fatica ad arrivare a fine mese, ma non riesce a liberarsi da Kengo.
La grandezza di Naruse
Se Kurosawa, Mizoguchi e Ozu sono i tre grandi del periodo classico del cinema giapponese – iniziando la loro carriera, ad eccezione di Kurosawa (il più giovane e relativamente tardivo), nell’era del muto e raggiungendo il culmine tra gli anni ’50 e ’60 – si può affermare che ce ne è anche un quarto: Mikio Naruse (1905-1969), regista che soltanto post-mortem è stato scoperto e apprezzato in occidente.
Ci sono diverse affinità tra Naruse e Ozu, sebbene abbiano lavorato per studi diversi, rispettivamente Toho e Shochiku. Entrambi erano registi prolifici, con Naruse nella ristretta cerchia di registi che realizzarono più lungometraggi di quanti anni vissero. Parallelamente anche Ozu e Mizoguchi, non molto lontani da loro, a differenza di Kurosawa.
Naruse diresse novantadue film in soli sessantatré anni di vita, tra cui un cortometraggio, andato perduto, e spezzoni di due film antologici. Sia lui che Ozu non affrontarono mai drammi storici di ampio respiro, come fecero Kurosawa e Mizoguchi; entrambi si limitarono per gran parte delle loro carriere a commedie e drammi ambientati nel presente o nel recente passato, e furono solitamente associati a generi specifici: Ozu con storie familiari che spesso drammatizzavano i conflitti tra generazioni; Naruse come specialista di film femministi, incentrati su i loro problemi e conflitti. I suoi film sono spesso descritti come shoshimin-eiga, ovvero storie realistiche su persone comuni, spesso appartenenti alla classe media.
Una triste storia al femminile
Ukigumo è un’opera che rappresenta al meglio l’obiettivo di Naruse quando costruisce una storia incentrata su una figura femminile. La pellicola è basata sull’ultimo romanzo di Fumiko Hayashi, e la sceneggiatura è opera di Yōko Mizuki.
Floating Clouds è una storia triste e, sebbene ci siano momenti di felicità e umorismo, è una un racconto che lentamente sprofonda nel dramma di una relazione finita. Gran parte della storia è raccontata attraverso il volto espressivo di Takamine, attrice feticcio del regista: ben 17 i film realizzati insieme. Altrettanto efficace Masayuki Mori che riesce a suscitare una certa simpatia per Kengo nonostante le sue vigliacche azioni di uomo.
In Ukigumo parte del dramma della protagonista è lasciato fuori dal visibile, ma i suoi effetti sono evidenti. Spesso sono i piccoli dettagli a rivelarlo. Ad esempio attraverso gli agenti atmosferici: la pioggia è piuttosto intensa, diventando torrenziale verso la fine.
E scopriamo tutto ciò che c’è da sapere sulla condizione di Yukiko in una scena in cui sposta una ciotola per raccogliere l’acqua che entra da un buco nel tetto. Il forte tintinnio delle gocce di pioggia sul metallo è quasi l’unico suono che sentiamo: la solitudine di una donna che dovrà affrontare la vita da sola.