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Interviews

Veneza 76: Saturday Fiction. Intervista con il regista del film, Lou Ye (Concorso ufficiale)

Inserito nel concorso ufficiale del Festival di Venezia e ambientato nella Shangai del 1941 occupata dall'invasore giapponese, Saturday Fiction fa del genere spy movie il mezzo per parlare dell'esistenza umana e del rapporto tra arte e vita, con la star Gong Li nella parte della protagonista. Al termine dell'anteprima abbiamo incontrato il regista del film, Lou Ye

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Quando si fa un film sul passato la scelta dell’epoca avviene anche per i riferimenti che essa ha con il mondo contemporaneo. È cosi anche per la Shangai del 1941 raccontata in Saturday Fiction?

Penso che al giorno d’oggi qualsiasi cosa si faccia, anche se si fa un film storico, si parli anche del presente. Non importa se lo si fa volutamente o meno. Se stai pensando di fare un film sugli anni Quaranta molte cose del presente sono incluse nella vicenda che vuoi raccontare.

Il suo film è una spy story ma lei si sofferma molto sulla relazione tra vita e arte e tra cinema e teatro. Vorrei sapere se con questa riflessione voleva parlare del potere della creazione e dell’arte o si riferiva anche al ruolo dei personaggi che, in quanto agenti segreti, sono chiamati a “recitare” una parte.

Intanto, la riflessione di cui mi chiede esiste all’interno del film. Per la verità, penso che Saturday Fiction non sia un film di spionaggio ma su degli esseri umani e, in particolare, su una donna che interpreta un’altra persona. Per me Jean Yu, che nel film è interpretata dar Gong Li, è una persona che vuole tornare a essere se stessa dopo una vita passata a essere qualcos’altro. Questa è la storia che volevamo rappresentare. Nel corso della vicenda, lei cerca di costruire rapporti con altre persone, ma durante questi tentativi si perde.

La scena iniziale, quella della sala da ballo in cui si incontrano i protagonisti, viene ripetuta più volte nel corso del film, ogni volta con una conclusione diversa. Il montaggio fa si che ci sia continuità tra la vita reale dei personaggi e l’altra, in cui, come abbiamo detto, assistiamo alle prove dello spettacolo teatrale. Mi interessava sapere come ha concepito questa parte del film?

Ha colto il punto. In effetti, nel film ci sono due tracce. Una è quella teorica e l’altra quella reale. La mia speranza è che lo spettatore possa coglierle in perfetta continuità. Quello che mi premeva era evitare che rimanessero separate.

Volevo sapere qualcosa di più sulla scelta di Gong Li per la parte della protagonista. Perché ha scelto lei e come avete lavorato insieme?

Nella sceneggiatura originale la protagonista doveva essere una star molto famosa incaricata di tornare a Shangai per compiere una missione speciale. Dunque, affinché la vicenda risultasse verosimile avevo bisogno di un’attrice che lo fosse per davvero. Abbiamo quindi cercato tra le star del cinema cinese, e ovviamente non c’era molta scelta. Gong Li lo era, oltre ad essere, come sapete, un’attrice davvero molto brava. Lei sa sempre molto bene quello che deve fare per interpretare il suo ruolo e questo è molto importante. Penso che il fatto di aver lavorato con molti registi le abbia insegnato quello che deve fare sul set. Dirigerla è stato molto semplice.

In questo momento qual è la situazione del cinema indipendente in Cina?

Mi spiace dire che le condizioni del Cinema in Cina non sono buone. Abbiamo una doppia pressione sul cinema indipendente cinese: le limitazioni a causa della censura e la pressione del mercato e del box office.

Il film alterna movimenti veloci e frenetici della macchina da presa a scene statiche in cui a contare sono dialoghi e scenografie. Vorrei chiederle se la relazione tra questi due parti è data dalla circostanza di avere a che fare con uomini e donne d’azione che, però, devono anche incontrarsi, sedersi a un caffè e scambiarsi informazioni. Le chiedo anche di dirmi qualcosa sull’utilizzo del bianco nero?

Fin dall’inizio delle riprese ho detto al fotografo di seguire gli attori tutto il tempo; “se lei corre, tu devi seguirla, e se lei si ferma, ti fermi” ho detto all’operatore. Per questo motivo ci sono movimenti violenti della macchina da presa e momenti statici. Per me il bianco e nero è la memoria delle immagini degli anni Quaranta a Shanghai ed è uno dei colori del film. Volevo che Saturday Fiction si concentrasse sugli ambienti e sugli attori principali con un utilizzo della luce come si fa a teatro.

Ha incontrato difficoltà o qualche tipo di censura durante le riprese del film?

Per tutti i film cinesi la censura avviene prima dell’inizio delle riprese. Come potete notare, all’inizio di ogni lungometraggio c’è un logo verde che è appunto il marchio della censura. Prima delle riprese devi presentare un copione o un riassunto per poter ottenere il permesso per le riprese, perché così lavora il sistema della censura. Può sembrare molto semplice per voi, ma per la verità durante la produzione la censura è ovunque e in ogni momento. Si è formato un tale sistema di censura in Cina che le persone che lavorano in un film non fanno altro che chiedersi se quello che stanno facendo otterrà il visto oppure sarà tagliato. Questa è la situazione attuale in Cina

Volevo sapere qualcosa su come ha scritto il personaggio di Gong Li, quali erano le caratteristiche principali e come immaginava il suo ruolo.

A dire la verità, mentre scrivevo la sceneggiatura non si trattava di un personaggio molto definito. Sostanzialmente io lavoro così, inserisco nel testo tutti le caratteristiche e i comportamenti del personaggio, poi durante gli incontri con il cast discuto con gli attori su che cosa si farà quel giorno e sulle loro possibilità di metterle in scena. Durante le riprese chiedo al cast di decidere cosa fare in base a quello che accade sul set quel giorno. In quel caso possiamo avere diverse riprese e poi discutere quale è la migliore per il personaggio. Questo è il mio modo di lavorare. Inoltre, nessuno di noi sa se chi sta recitando è se stesso in quel momento oppure no; in quale percentuale l’attore è il personaggio del film oppure se stesso. L’essere umano è così.

Può dirmi quali sono i registi che ammira e dai quali è stato influenzato?   

Mi piace la Nouvelle Vague e pure il Neorealismo italiano. Quest’ultimo l’ho studiato all’Accademia di Cinema di Pechino. Sono anche un grande fan dei film cinesi degli anni Trenta. Tra i registi ammiro molto John Cassavetes.

  • Anno: 2019
  • Durata: 126'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Cina
  • Regia: Lou Ye