In Italia è passato piuttosto in sordina, anche a causa di una distribuzione estiva (è uscito nelle sale il 29 Agosto) che, di certo, non ne ha agevolato la visibilità.
Don’t Worry, ultima regia di Gus Van Sant dopo l’interessante La foresta dei sogni (2015), bistrattato (ingiustamente) dalla critica, è un film biografico abbastanza convenzionale per la forma cinematografica (è stata una precisa scelta), ma potentissimo sul piano della materia emotiva che affronta e per la capacità di mettere in scena un percorso etico non banale, profondo, giungendo ad analizzare fino in fondo alcuni passaggi fondamentali e delicatissimi della vita interiore. Basato sulla biografia Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot del vignettista satirico John Callahan, il lungometraggio interpretato da Joaquin Phoenix mostra le tappe salienti della vita difficile del suo protagonista, un uomo tormentato, fragile, incapace di accettarsi e, proprio per tali motivi, caduto nella dipendenza dall’alcol. Sebbene la storia fosse molto intensa, Van Sant ha evitato di amplificare eccessivamente la drammaticità del personaggio, restituendocene un ritratto verosimile, che non scade mai nel patetismo o nel melodramma. D’altronde, Don’t Worry è una testimonianza paradigmatica di quanto, al netto delle tragedie che spesso attraversano le nostre vite, si possa sempre, facendo attenzione a non cullarsi narcisisticamente nel dolore, risalire la china, fino a guadagnare un’esistenza dignitosa, in cui, magari, riuscire a esprimere il proprio talento, tutto ciò che di buono è contenuto in noi, ma che spesso non si ha il coraggio di tirare fuori.
Divenuto disabile a causa di un incidente provocato da una scorribanda in automobile con un compagno di sbronze (un bravo Jack Black), John, dopo aver toccato il fondo, decide (è fondamentale, chiaramente, la volontà) di smettere di strascinarsi in un modo di essere nel mondo decadente, nichilista, in balia di una scia etilica perenne. Frequenta un gruppo di alcolisti anonimi, grazie a cui riesce a ridimensionare il suo dramma personale e, tramite il supporto di Donnie (un commovente Jonah Hill, dimagrito e assai in parte), a mettere in atto un cammino di rinascita, la cui fondamentale premessa era quella di perdonare e perdonarsi, riconoscendo la presenza di qualcosa di più grande di sé, a cui, in qualche modo, affidarsi. Perdonare è un gesto, in un certo senso, “sovrumano”, ma necessario alla riconquista di una pace interiore che consenta di vivere al meglio il tempo che si ha a disposizione.
Nonostante la questione abbia dei risvolti anche filosofici molto impegnativi, Gus Van Sant, intelligentemente ed efficacemente, ha preferito porsi all’interno di una prospettiva squisitamente emotiva, il che consente allo spettatore di provare fino in fondo empatia per il protagonista e vivere con lui la possibilità di rimettere in discussione le proprie certezze per sganciarsi dal fardello del passato e spiccare un salto rigeneratore verso un futuro ancora da scrivere.
Gus Van Sant in occasione della partecipazione del film al Festival di Berlino 2018 ha dichiarato: “L’idea di realizzare un film sul vignettista Callahan mi è stata proposta più di vent’anni fa dall’attore Robin Williams, che ho diretto in Will Hunting – Genio ribelle. Williams aveva opzionato i diritti dell’autobiografia di Callahan ed era intenzionato a ricavarne un film da produrre e interpretare, di cui io avrei dovuto curare la regia. Avevo conosciuto John a Portland negli anni Ottanta: le sue vignette apparivano su un quotidiano alternativo ma anche altrove e non era difficile notarlo. Dopo la morte di Williams nel 2014, ho deciso che dovevo provarci, tenendo maggiormente in considerazione il materiale originale su John Callahan: in precedenza, mi ero preso molte libertà perché avevo in mente Callahan interpretato da Robin. Mi sono allora concentrato solo su uno dei capitoli della storia di John, quello in cui ripercorre come si è disintossicato grazie alla figura del motivatore Donnie“.
Pubblicato da Adler Entertainment e distribuito da CG Entertainment, Don’t Worry è disponibile in blu ray, in formato 1.85:1, con audio in italiano e originale (DTS-HD Master Audio 2.0 e 5.1) e sottotitoli opzionabili. Nella sezione extra sono presenti le interviste a Joaquin Phoenix e a Gus Van Sant e il trailer.
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