È il geniale creatore del mitico signor Rossi, nonché autore di autentici gioielli a cartoni animati del calibro di Vip, mio fratello superuomo (1968) e Allegro non troppo (1976).
Quanti, però, sono a conoscenza del fatto che il milanese classe 1938 Bruno Bozzetto annoveri nella propria filmografia anche Sotto il ristorante cinese (1987), lungometraggio che ne segnò il debutto come regista di un film concepito con attori in carne ed ossa?
Pur senza rinunciare ad animazioni occasionalmente mescolate alla live action, oltre un’ora e mezza di visione al cui centro troviamo il timido sognatore Ivan interpretato da Claudio Botosso, il quale, fidanzato con Ursula alias Nancy Brilli e ritrovatosi inaspettatamente coinvolto in una fuga post-rapina, si nasconde in un ristorante cinese dove, nello scantinato, attiva inaspettatamente uno strano congegno che gli apre la porta per una dimensione rappresentata da un paesaggio balneare illuminato da due soli.
Mondo in cui fa conoscenza con la bella Eva dalle fattezze di Amanda Sandrelli e con l’anziano padre inventore che, incarnato dal compianto Bernard Blier, sfodera assurde creazioni quali una macchina capace di far piovere, una che consente di vedere lo scheletro nel corpo delle persone e, addirittura, un apparecchio cerca-cattivi, in grado di individuare i violenti.
Perché, con incluse simpatiche creaturine denominate gracidi, è facendo ricorso alla sterminata immaginazione bozzettiana che il visivamente accattivante insieme avanza, cavalcando il periodo del fantasy anni Ottanta de La storia infinita (1984) di Wolfgang Petersen, ma guardando soprattutto, in maniera evidente, a Grosso guaio a Chinatown di John Carpenter.
Con la risultante di una commedia surreale riguardante il contrasto tra la fantasia e la realtà e che, mai prevedibile grazie al registro che cambia continuamente (si passa anche all’action movie, fino a sfiorare l’horror), viene proposta su supporto dvd da Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it), accompagnata nella sezione extra da una introduzione a cura del critico cinematografico Gianni Canova (dodici minuti) e da interviste a Bozzetto (tredici minuti), Botosso (nove minuti) e la Sandrelli (quattordici minuti).
La stessa Mustang Entertainment che, sempre dal decennio in cui spopolarono musicalmente i Duran Duran, recupera su supporto digitale anche Chewingum (1984), ovvero il primo lungometraggio cinematografico diretto dallo specialista del piccolo schermo Biagio Proietti, se escludiamo la sua co-regia non accreditata di Alien 2 sulla Terra (1980) di Ciro Ippolito e il mediometraggio Storia senza parole (1981).
Una vicenda, questa, che resta però coi piedi totalmente a terra, in quanto incentrata sugli scatenati elementi di una terza liceo romana prossima agli esami di maturità, ma interessata, per lo più, agli intrecci sentimentali e al divertimento (con tanto di scherzi) presso il bar suggerito dal titolo, posto di fronte al Colosseo.
Quindi, se da un lato non mancano balli lenti sulla chiara scia del successo d’oltralpe Il tempo delle mele (1980), dall’altro è facilissimo intuire il tentativo di continuare a sfruttare nell’ambito del gettonatissimo filone giovanile coloro che furono protagonisti di Sapore di mare 2 – Un anno dopo (1983), sequel del cult prodotto dallo stesso Claudio Bonivento qui finanziatore.
Del resto, non solo, come in quella riuscita continuazione firmata da Bruno Cortini ritroviamo Isabella Ferrari e Massimo Ciavarro a fare la coppia di belli della situazione, ma abbiamo un Mauro Di Francesco al quale viene affidato quasi tutto il comparto ironico proto-Jerry Calà, tra accento del Nord Italia e continui tentativi di sedurre una sexy donna cui concede anima e corpo Marina Occhiena, ex componente del gruppo musicale dei Ricchi e poveri.
Mentre l’oggi doppiatore di successo Luca Ward, irriconoscibile, figura nella combriccola di studenti comprendente anche la Marina Viro più volte tornata nel filone della commedia (la ricordate anche nelle serie tv Yesterday – Vacanze al mare e Professione vacanze?) e, nei panni di una professoressa perennemente corteggiata da un alunno piuttosto intellettuale, troviamo una giovane Mara Venier.
E, ovviamente, a cominciare dalla Self control posta nei titoli di testa, un ruolo importante lo svolgono le musiche di Giancarlo Bigazzi con arrangiamenti di Raf, dispensatrici, tra l’altro, di Quando tramonta il sol di Ivan Cattaneo e di una rilettura della tozziana Ti amo per mano di Laura Branigan.