Dal 18 settembre I Wonder Classic distribuisce finalmente sui nostri schermi Mes petites amoureuses, un gioiello del cinema francese firmato nel 1974 da Jean Eustache. Il regista è reduce dal successo, ma anche dagli scandali che il suo film precedente, un capolavoro come è unanimemente considerato ancor oggi La maman et la putain, suscitò nel 1973 alla sua uscita nelle sale.
La copia restaurata del film, in 4k a cura del laboratorio L’immagine Ritrovata in associazione con la Cinemateque Suisse, è stata presentata per la prima volta circa un anno fa al Festival di Venezia 79 nella prestigiosa sezione Venezia Classici.
Anche stavolta al centro dell’attenzione del regista si impone l’attrazione sessuale.
Tuttavia, in questa sede, Eustache si sofferma ad analizzare tale fenomeno nei suoi primi segni manifesti, potenti e spesso incontrollati, segni che turbano la già complicata esistenza di un riservato adolescente di nome Daniel.
Mes petites amoureuses – sentimenti da adulto in un corpo ancora adolescente
L’adolescenza del giovane Daniel, che , dopo che la madre si è trasferita in un paese del sud della Francia, vive in un paesino vicino a Bordeaux assieme alla nonna, scorre tra goliardate con gli amici, le emozioni provate grazie ad eventi come il circo, ed i primi turbamenti sessuali.
I problemi veri per Daniel si presentano quando la madre (interpretata da Ingrid Caven, nota per essere stata moglie del regista Rainer Werner Fassbinder ), torna al paese comunicando a sua madre che intende portare il figlio con sé a Narbonne.

Il ragazzino deve rifarsi tutte le amicizie e sarà presto costretto a lasciare la scuola per trovare un lavoro provvisorio come apprendista presso un’ officina meccanica.
Nonostante ciò il desiderio verso l’altro sesso continua a turbarlo e a spingerlo a provare nuove intense emozioni.
Mes petites amoureuses – la recensione
“Douce France
Cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance
Je t’ai gardée dans mon coeur”
Dopo un incipit secco e spigoloso sui particolari di un risveglio mattutino del giovane protagonista, il film concede sapientemente un strizzata d’occhio allo spettatore attraverso la celebre, nostalgica canzone del 1943 di Charles Trenet, Douce France, ideale per rendere palpabile il sentimento struggente verso un’epoca passata legata indissolubilmente ai ricordi e alle emozioni della prima adolescenza.
Jean Eustache riesce ad immedesimarsi alla perfezione con l’animo turbato dalle inedite, violente pulsioni che investono il corpo innocente ed inesperto del giovane protagonista.

Eustache filma il candore, ma anche la schiettezza e la prepotenza dell’età adolescenziale. Il muoversi in branco tra ragazzi cacciatori e fanciulle disposte a provocare pur ostentando pudore.
Sensazioni ed emozioni che hanno una chiara identificazione ed origine autobiografica che il fine e sensibile cineasta riesce a trasmettere allo spettatore in modo mirabile.
Una storia di ragazzi e ragazze.
Nella vicenda due modi di essere e due mondi differenti, quello dei giovani adolescenti e quello delle fanciulle pressoché coetanee, si affrontano per cercare di placare istinti e sensazioni che inebriano e spaventano allo stesso tempo. Resta quasi sempre l’amaro in bocca per non aver osato abbastanza o il dramma ed il dilemma di essersi condizionati l’esistenza per aver osato troppo.
Mes petites amoureuses sonda alla perfezione queste sensazioni che il film ha la potenza e la grazia di rendere epidermiche e quasi percepibili a pelle dinanzi allo spettatore.
La grandezza di questo ispirato regista troppo prematuramente scomparso e firma indelebile dell’intera cinematografia francofona ( che con questo film torna a parlarci di attrazione e di amore dopo i clamori e gli scandali de La maman et la putain ) è confutata da questa sua strepitosa opera seconda.