Il restauro in 4k del più noto film di Jean Eustache, La maman et la putain del 1973, ha permesso al Festival di Cannes 75 di accogliere, nella sezione del Fuori Concorso, la prima proiezione nella sua rinnovata e scintillante versione.
In sala, per l’occasione, erano apparsi tra il pubblico sia l’attrice Francoise Lebrun, salita anche sul palco, sia il protagonista maschile, Jean-Pierre Léaud, visibilmente commosso dall’ovazione lunga decine di minuti da parte di tutto il pubblico in sala, in piedi ad omaggiare i due interpreti fantastici.
Accanto a Francoise Lebrun si notava in sala pure il regista Gaspar Noé, che ha diretto la Lebrun recentemente nel controverso, disperato e toccante Vortex, presentato a Cannes 74, pure lui Fuori Concorso.
Il film è ora al cinema.
La maman et la putain – la trama
Madre e puttana sono le due figure femminili solo apparentemente antitetiche che sono il riferimento di vita, oltre che il materiale sostentamento fisico, psicologico e sessuale, per lo sfaccendato parigino Alexandre (Jean Pierre Léaud), nullafacente con velleità di scrittore, che trascorre le sue giornate tra un bar del quartiere di Saint-Germain-des-Près e le sue avventure erotico-sessuali.
Alexandre infatti, proprio a causa di questo suo atteggiamento immaturo e libertino, da alcuni mesi stato lasciato dalla fidanzata che gli preferisce un pretendente più dinamico e coscienzioso, e per distrarsi da questa frustrazione, l’uomo ha iniziato a frequentare una bella quarantacinquenne, Marie (Bernadette Lafont), la titolare di una piccola boutique di abbigliamento intimo femminile, che ha finito per mantenerlo.
Il rapporto tra i due è libero, al punto che si raccontano le avventure al di fuori della coppia.
Il giorno in cui Alexandre si imbatte nella giovane infermiera Véronika (Francoise Lebrun), ragazza disinibita quanto Alexandre risulta libertino, scoppia una forte attrazione che li vede frequentarsi assiduamente, a volte persino a casa della matura Marie.
La donna, a differenza delle precedenti avventure del giovane, si dimostra stavolta frustrata e isterica all’idea che i due si frequentino, al punto da cercare di togliersi la vita.
Nella contesa, che rende Alexandre quasi un uomo-oggetto tra le due donne, sarà proprio Alexandre a perderle entrambe e a ritrovarsi ancora solo, più solo e sfaccendato che mai.
La maman et la putain – la recensione
La maman et la putain è uno dei rari lungometraggi di Jean Eustache, e certamente il suo film più famoso, oltre che il suo capolavoro.
Un film che trasuda erotismo e sensualità nervosa, frutto dell’isteria di non potersi esprimere in altri modi se non amando fisicamente e che è divenuto presto il simbolo di una scuola di cinema, specchio dell’epoca post sessantottina. Un periodo in cui le speranze e le illusioni che animarono molti giovani durante i moti di protesta si sono tradotti in un ricordo lontano, fatto di nostalgia e soffocato dal ritorno in auge di una gerarchia borghese in cui lo status sociale influenza ogni scelta e ogni opportunità.
La società si avviava a trasformarsi in una macchina programmata per produrre e guadagnare, emarginando i filosofi, gli osservatori e chi non aveva la forza caratteriale per imporsi e vendersi bene.
Eustache si rispecchia probabilmente in modo completo nel fallimento del protagonista. La drammatica fine del cineasta, suicida solo pochi anni dopo l’uscita di questo sua pietra miliare cinematografica, probabilmente è proprio il risultato di questa cocente delusione rispetto all’impotenza provata verso una società che si svende al potere del business, dimenticando gli sforzi per la rivendicazione dei diritti conquistati a fatica a suon di barricate, a fine anni ’60.
Il film, presentato al Festival di Cannes del 1973, si aggiudicò il Grand Prix Speciale della Giuria, oltre al Premio Fipresci.
Piccola guida al CINEMA FRANCESE, tra passato e presente