1981: Indagine a New York, un film del 2014 scritto e diretto da J. C. Chandor, con protagonisti Jessica Chastain e Oscar Isaac. Per il ruolo principale maschile fu inizialmente scelto Javier Bardem, il quale ha poi abbandonato il cast per dei disaccordi col regista. Il ruolo viene poi dato a Oscar Isaac. La protagonista femminile doveva essere interpretata da Charlize Theron, che declinò il progetto e fu rimpiazzata da Jessica Chastain. Il personaggio interpretato da Albert Brooks è stato scritto originariamente per Stanley Tucci, che però non è entrato nel cast. Il film è stato vietato ai minori di 17 anni non accompagnati negli Stati Uniti d’America per la presenza di “violenza e linguaggio scurrile”.
1981, New York, uno degli anni più violenti della storia della città. Un immigrato attivo nel campo del petrolio, guidato da sempre da un alto senso dell’onestà a cui non vuole transigere, cerca di sviluppare ed espandere la propria attività, facendo i conti con la violenza e la dilagante corruzione di quegli anni.
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Film atipico 1981: Indagine a New York di J.C. Chandor, nel senso che, nonostante metta in scena una storia in cui a fare da sfondo c’è un panorama malavitoso che preme per trovare uno sbocco in cui inserirsi per prodursi in un’esplosione di violenza, assistiamo, invece, a un raffinato lavoro di sceneggiatura che contiene saldamente tutta questa materia in favore della narrazione di una vicenda che mostra il rapporto difficile del protagonista – un giovane uomo d’affari che tenta una scalata per far fare un salto di qualità alla propria azienda di compravendita di olio combustibile – con un ambiente ostile, a cui comunque riesce a resistere opponendo una fiducia infinita nella propria capacità di condurre gli affari in maniera onesta.
Abel (e già il nome la dice lunga) – interpretato da un ottimo Oscar Isaac che si cala perfettamente nella complessa psicologia del personaggio, che se da un lato tenta di tenersene fuori, dall’altro ben conosce il mondo della criminalità e sa come trattarlo – acquista un enorme deposito che gli consentirebbe di aumentare esponenzialmente il suo giro d’affari, però contemporaneamente deve far fronte ai continui assalti che subiscono i suoi camionisti (probabilmente orditi da concorrenti disonesti) e alle numerose indagini del governo sulla liceità delle sue attività commerciali. A sostenerlo c’è la moglie (una buona Jessica Chastain) che però, provenendo da una famiglia criminale, vorrebbe risolvere i problemi che si presentano con il ricorso alla violenza, se non altro per proteggere l’incolumità della propria famiglia.
A tutto ciò si aggiunga che la banca che aveva promesso di finanziare il prestito per l’acquisto del deposito, improvvisamente, a causa della situazione giudiziaria della società di Abel, si tira fuori dall’accordo. Ne segue una corsa contro il tempo per cercare di reperire il denaro, e Abel in questo frangente si dimostra davvero assai coerente, nella misura in cui non cede alla tentazione di ricorrere a risorse illegali.
Tutto il film, dunque, è percorso da questa sensazione di contenimento per cui lo spettatore, che si aspetterebbe di assistere prima o poi a un funesto epilogo, rimane, in un certo senso, a bocca asciutta, ma ciò che di primo acchito potrebbe apparire come un difetto costituisce in realtà il punto di forza del film, che si raccoglie quasi completamente intorno all’accanita fermezza del protagonista, e, dunque, si evita di scivolare nei soliti cliché che avrebbero reso la pellicola un trascurabile déjà-vu. La violenza viene tenuta tenacemente fuori campo, ma non cessa di riverberare in maniera spettrale su tutto il film, diventando una presenza-assenza con cui confrontarsi virtualmente, ciò che esattamente fa il protagonista.
Consigliamo dunque il film di J.C. Chandor per fare esperienza di questa inedita chiave di lettura del mondo malavitoso. (Invitiamo il pubblico romano ad andare al Farnese, l’unico cinema della capitale che ospita il film, per godere, tra l’altro, della versione originale sottotitolata. E la prestazione di Oscar Isaac lo merita).