George Cukor, il regista delle dive, abilissimo uomo di spettacolo che tra gli anni trenta e sessanta del secolo scorso diresse pellicole assai celebri quali Febbre di vivere (1932) con Katharine Hepburn, È nata una stella (1954) con Judy Garland e My Fair Lady (1964) con Audrey Hepburn, famoso musical che gli valse l’Oscar per la miglior regia, nel 1972 realizzò un divertentissimo film, In viaggio con la zia, con un’altra assai celebre attrice, quella Maggie Smith vincitrice di due Premi Oscar, tre Golden Globe, sette Premi BAFTA, tre Emmy Award e di un Tony Award, che in quest’occasione fornì una prestazione brillante, efficacissima, incollando lo sguardo dello spettatore allo schermo.
Augusta Bertrand (Maggie Smith) è una donna anziana dal burrascoso passato. Tra i molti avventurieri cui si è concessa, ha conservato un buon ricordo solo di un uomo, il napoletano Ercole Visconti (Robert Stephens), con il quale ha avuto due figli: Memé, che vive a Milano, sfruttando le donne, e Henry (Alec McCowen), dirigente di banca che la crede sua zia. La loro vita si complica quando Ercole viene sequestrato dal convivente di Augusta, un pericoloso trafficante di droga e valuta. L’arzilla vecchietta, che convive con Wordsword (Louis Gossett jr.), decide di portare soccorso a Ercole, coinvolgendo Henry ed elargendo al figlio un condensato della propria distorta saggezza.
Tratto dall’omonimo romanzo di Graham Greene, In viaggio con la zia è uno spassosissimo film in cui Cukor si è divertito a creare situazioni al limite del surreale, dotate di un forte tasso comico, in cui giganteggia Maggie Smith che, con il suo accento fortemente british, tratteggia un personaggio dalla doppia personalità, formale fino all’eccesso e contemporaneamente assai scaltro, coinvolto in una serie infinita di misfatti, a cominciare dal passato di prostituta (faceva parte di una ‘quindicina’, quando viveva nella sua amata Italia) fino ai loschi giri che continua a intrattenere e nei quali coinvolge lo sprovveduto nipote a cui poi rivelerà di essere la madre. Henry, compito bancario dedito ossessivamente alla coltivazione delle sue amate dalie, si ritrova a aiutare la strampalata signora, e man mano che le ingarbugliate vicende si susseguono imparerà a conoscere quel mondo dal quale si era sempre sistematicamente sottratto, in un turbinio di personaggi e scenari in cui, nonostante l’inesperienza, riesce a destreggiarsi. Meravigliosi i flashback in cui la zia rievoca alcuni momenti della sua scintillante vita: le scenografie liberty, i sontuosi costumi (per i quali il film è stato premiato con l’Oscar), le dolci musiche che accompagnano i movimenti dei personaggi; tutto è architettato ad arte da Cukor, che ci regala delle sequenze memorabili, grazie anche alla splendida fotografia di Douglas Slocombe che, attraverso la saturazione del colore, dona una rigogliosa luminosità all’insieme .
Tra alberghi di lusso, treni diretti a Istanbul per consegnare dei soldi al malfattore di turno, uomini facoltosi che l’hanno amata e personaggi di dubbia moralità, Augusta giungerà infine nel luogo in cui è stato ‘sequestrato’ l’uomo della sua vita, ma avrà un’amara sorpresa, che però costituirà lo spunto per cominciare una nuova esistenza insieme al ritrovato figlio.
Un film amabilissimo, dunque, che scorre con un ritmo scoppiettante, garantito dalla vulcanica interpretazione di Maggie Smith che non si risparmia, regalando un’ora e tre quarti di puro divertimento. Si consiglia caldamente, per tale ragione, di guardare il film in lingua originale, dato che l’accento e l’intonazione della protagonista sono da non perdere.
Pubblicato da Sinister Film e distribuito da CG Entertainment, In viaggio con la zia è disponibile in dvd con audio in italiano e originale con sottotitoli, nel formato 2.35:1. Da riscoprire.
Luca Biscontini