Ogni anno, con l’arrivo dell’atmosfera del Natale, una pellicola torna a illuminare gli schermi, riaffermandosi come la quintessenza della magia festiva: Miracolo nella 34ª strada (Miracle on 34th Street), nel suo rifacimento del 1994. Il film porta la firma del regista Les Mayfield ed è prodotto e riscritto dal leggendario John Hughes, maestro delle commedie familiari e sentimentali. Si celebra così, ormai con un vero e proprio rito, un’icona del cinema natalizio. Affascinante, pomposa e carica di speranza, questa pellicola è un remake del celebre classico del 1947 vincitore di tre premi Oscar. La nuova versione aggiorna l’ambientazione all’epoca moderna, mantenendo intatta la scintillante magia dell’originale.
In Italia è possibile rivederlo grazie a piattaforme in abbonamento come Disney+ e Infinity+, che garantiscono un accesso privilegiato a questa favola moderna.

Fede contro cinismo in tribunale
La storia dell’anziano Kris Kringle affascina il pubblico con la sua semplicità. La narrazione di Miracolo nella 34a strada si incentra sull’incontro tra Kringle e la cinica Dorey Walker, dirigente del grande magazzino Cole (Macy’s, nella pellicola originale) sulla 34a strada di Manhattan a New York. Kringle viene assunto da Walker come Babbo Natale ufficiale per la sfilata del Giorno del Ringraziamento. Egli svolge il suo ruolo con una tale autenticità da convincere tutti di essere il vero Santa Claus. La sua filosofia, basata sulla generosità e sul disinteresse commerciale, rivoluziona in modo inaspettato le politiche del grande magazzino. Le complicazioni arrivano quando Kringle finisce in tribunale, accusato di essere malato di mente. E qui, l’avvocato Bryan Bedford, amico di Dorey, si trova ad affrontare un’impresa epica. Infatti la posta in gioco è alta: dimostrare legalmente che Babbo Natale esiste, e così riaccendere la scintilla della fede in un mondo troppo razionale e disincantato. Nella 34a strada si sarà così compiuto un miracolo.
Attenborough, Wilson e una futura star
Il cuore emotivo del remake pulsa grazie a un cast di grande calibro. Richard Attenborough offre un’interpretazione magistrale e soave nei panni di Kris Kringle. Il suo Babbo Natale risulta credibile e commovente, donando al personaggio una dignità straordinaria. Al suo fianco, troviamo la piccola Mara Wilson nel ruolo di Susan, figlia della razionale Walker. Susan è cresciuta senza credere alla magia del Natale e porta sullo schermo il disincanto disarmante dell’infanzia moderna. Nel suo ruolo, Wilson bilancia perfettamente la diffidenza iniziale con la crescente speranza. Nel ruolo della madre scettica, Dorey Walker, troviamo l’ottima Elizabeth Perkins. La affianca Dylan McDermott, nella veste dell’avvocato innamorato Bryan Bedford. Tutti offrono una chimica narrativa notevole. Un’interessante nota a margine riguarda la presenza di una giovanissima Jennifer Morrison. Qui in una delle sue prime apparizioni cinematografiche nel ruolo di Denice, è poi diventata celebre come protagonista in serie TV di successo, quali Dr. House e C’era una volta.
La ricetta visiva della magia natalizia
La regia di Les Mayfield adotta uno stile dinamico, ma sempre rispettoso della tenerezza del soggetto. Si percepisce un grande lavoro tecnico volto a modernizzare il racconto, pur mantenendone intatto il messaggio fondamentale. La pellicola non esita a utilizzare la tecnologia degli anni Novanta per rendere più grandiosa la parata del Giorno del Ringraziamento. Ciononostante, Miracolo nella 34a strada conserva un’atmosfera calda, essenziale per un film natalizio. La fotografia si concentra su colori saturi e luci soffuse, accentuando la sensazione di intimità e di festa. La sceneggiatura è curata dallo stesso produttore John Hughes ed elimina alcune sfumature cupe dell’originale del 1947. Hughes predilige un approccio più solare e diretto, focalizzando l’attenzione sul tema della fede nella meraviglia in opposizione al materialismo. A completamento, la musica di Bruce Broughton avvolge la storia con melodie classiche e familiari.
L’omaggio e l’aggiornamento del cult classico
In quanto remake, Miracolo nella 34a strada del 1994 si ispira direttamente alla storia scritta da Valentine Davies per il film originale. La struttura di base gli rimane fedele: l’assunzione di Kringle, il conflitto con i grandi magazzini, il processo legale. Tuttavia il rifacimento introduce cambiamenti mirati per renderlo moderno. Ad esempio, il negozio rivale non è più Gimbels, fallito nel frattempo, ma l’immaginario Lanbergh, e la rivalità tra i due negozi appare più accentuata. Dorey Walker, manager e madre scettica, incarna in modo netto l’eccesso di materialismo e carrierismo dell’era moderna. Similmente, Susan è una bambina più razionale e disillusa rispetto alla sua controparte del 1947. E la conclusione della storia offre una risoluzione leggermente diversa, e più personale, del miracolo finale. L’operazione di aggiornamento trasporta così in un contesto contemporaneo il dibattito sul consumismo e sulla fede nell’immaginazione, per riaffermare l’importanza di quest’ultima.

La celebrazione eterna della fede nella magia e dell’innocenza
Miracolo nella 34a strada ha avuto un impatto duraturo e significativo sull’immaginario collettivo, consolidando indiscutibilmente il suo status di cult movie natalizio irrinunciabile. Il film va oltre la semplice narrazione delle feste, proponendosi come un toccante inno universale alla necessità di credere e alla fede in qualcosa che trascende il visibile. La figura di Kris Kringle non è solo Babbo Natale, ma il simbolo della fede pura e incondizionata nella fantasia, contrapposta alla logica fredda e materialista del mondo adulto. Nel film, i bambini ritrovano la conferma e la gioia della magia del Natale, e la fiducia nella bontà disinteressata. Mentre, sugli adulti, la pellicola agisce come un dolce e necessario promemoria. Afferma la necessità di recuperare l’innocenza perduta e di mettere in discussione il proprio cinismo. In sintesi, in Miracolo nella 34a strada non si tratta solo di stabilire se Babbo Natale esista o meno. Invita al riconoscimento del valore dell’amore autentico e della famiglia come motore essenziale della vita quotidiana e nucleo centrale della speranza.
“Io le chiedo di scegliere tra una bugia che apre i cuori alla speranza e una verità che provoca solo dolore.”
Questa frase di Bryan Bedford racchiude il cuore della filosofia del film. Esprime una sfida alla cieca aderenza alla logica, e afferma il valore etico superiore della speranza rispetto alla mera verità oggettiva.
Un cult che supera la prova del tempo
In definitiva, il remake del 1994 riesce a onorare degnamente il suo celebre predecessore pur rivolgendosi a una nuova generazione. Nonostante le critiche iniziali che lo hanno giudicato come un rifacimento superfluo, Miracolo nella 34a strada ha dimostrato una notevole resilienza negli anni. Si è affermato come una presenza costante e amata nelle programmazioni festive natalizie di tutto il mondo. La sua forza risiede nella capacità di affrontare temi profondi, mantenendo un tono delicato e accessibile a tutti. Richard Attenborough lascia un’eredità indimenticabile, definendo un Babbo Natale per l’era moderna, che come tale mette in discussione le convenzioni esistenti. Con la sua narrazione avvincente che coniuga il dramma giudiziario con il calore delle feste, questa pellicola rimane una scelta obbligata nel canone natalizio. Regala un’esperienza di valore inestimabile al pubblico di ogni età. Guardare Miracolo nella 34a strada è ripetere ogni anno un rituale con cui si rinnova la fiducia nel potere dei sogni e, soprattutto, nella magia intramontabile del Natale.