C’era una volta in America è un film del 1984, diretto da Sergio Leone e interpretato da Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, Joe Pesci e Jennifer Connelly. Liberamente ispirato al romanzo autobiografico The Hoods di Harry Gray, il film conclude idealmente la “trilogia del tempo” avviata con C’era una volta il West (1968) e Giù la testa (1971).
Distribuito nelle sale americane il 17 febbraio 1984, C’era una volta in America uscì in una versione drasticamente ridotta rispetto alla concezione originaria di Leone. La Warner Bros., nel tentativo di renderlo più accessibile ad un pubblico più vasto, tagliò l’imponente durata di 269 minuti, e impose un riordino cronologico delle scene. Versione da cui il regista italiano prese nettamente le distanze. Il 20 maggio dello stesso anno, l’opera fu proiettata fuori concorso al Festival di Cannes, nella versione di 229 minuti, pur ridotta, ma più vicina a quella originale di Leone. Nel 2011 la Cineteca di Bologna, con l’aiuto della Film Production di Martin Scorsese, restaurò il film, reinserendo scene eliminate in precedenza, ed estendendo la durata a 251 minuti: la cosiddetta “Director’s cut”.
Nonostante questa odissea post produttiva, C’era una volta in America resta una delle opere più influenti della storia del cinema.
C’era una volta in America: la sinossi
Il film si sviluppa in un arco temporale che va dai primi anni Venti al 1968. Con un complesso intreccio di analessi e prolessi, la storia ruota attorno alla figura di David “Noodles” Aaronson (Robert De Niro), un gangster di origine ebraica che, insieme agli amici Max (James Woods), Patsy, Dominic e Cockeye, cerca di farsi spazio nella malavita organizzata di una New York segnata dal proibizionismo. Tra ascese, cadute e dopo essere scomparso per decenni, Noodles, ormai adulto, torna nei luoghi della sua giovinezza per confrontarsi con ciò che ha perduto e con ciò che non può essere più recuperato.

C’era una volta in America è un film del 1984 diretto da Sergio Leone e interpretato da Robert De Niro, James Woods ed Elizabeth McGovern.
Un’epopea di illusioni tra memoria e mito
Circa mezz’ora dopo l’inizio del film, al momento del ritorno di Noodles a New York, nel 1968, l’amico d’infanzia Fat Moe chiede: “Cosa hai fatto in tutti questi anni?”. La risposta è una delle più celebri della storia del cinema: “Sono andato a letto presto”. Semplice in apparenza, ma che racchiude un desiderio profondo di rifugiarsi nel mondo interiore dei sogni, dove la memoria diventa luogo di sopravvivenza. La frase è ispirata a un passo del romanzo di Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo perduto”. In questa opera l’autore si chiede dove finisce il presente quando diventa passato: dove possiamo ritrovarlo? Nella memoria, appunto, ma anche nell’arte, nella letteratura e, nel caso di C’era una volta in America, nel cinema.
L’opera di Sergio Leone, infatti, è anche un elogio al mito e alla storia del cinema. Il titolo, quel fiabesco “C’era una volta”, rievoca un racconto mitico che manifesta tutto l’amore del regista per la settima arte. “Il film avrebbe potuto chiamarsi anche C’era una volta un certo tipo di cinema” dichiarò Leone. Quel tipo di cinema è l’epopea gangster degli anni ’30, quello di Scarface di Howard Hawks e Piccolo Cesare di Mervin LeRoy, soffocato poi dalle pesanti restrizioni introdotte dal codice Hays, entrato definitivamente in vigore dal 1934. Non è un caso che l’infanzia di Noodles – un gangster al tempo del proibizionismo come i protagonisti di Hawks e LeRoy – sia introdotta da uno sguardo attraverso uno spioncino, simile a quello da cui passa il fascio luminoso di un proiettore al cinema.
Mentre il 1968, anno del ritorno del protagonista, è a sua volta un momento cruciale: rappresenta il definitivo tramonto del codice Hays e il ritorno in auge del genere gangster, che troverà nuova linfa in un’opera fondamentale come Il Padrino di Coppola, nel 1972.

C’era una volta in America è un film del 1984 diretto da Sergio Leone e interpretato da Robert De Niro, James Woods ed Elizabeth McGovern.
Il tempo e il sogno: la narrazione frammentata di Sergio Leone
Gli anni ’30 rappresentano anche l’origine narrativa del film: Noodles si trova in un teatro cinese, intento a fumare oppio, probabilmente per sfuggire dalla realtà. Questa scena apre un’ulteriore interpretazione: il ricordo della sua infanzia e la visione di sé stesso nel 1968 potrebbero essere frutto della sua allucinazione. Noodles sembra proiettare un’immagine inconscia del presente e del passato. È come se fosse un riflesso dello stesso Leone, cresciuto con il mito dell’America, che non avendo potuto viverla, è costretto a sognarla.
A partire da questa scena iniziale, il film si sviluppa alternando flashback e flashforward, mostrando il protagonista nel pieno della giovinezza e in età matura. Una scansione rafforzata anche da una variazione cromatica evidente: l’infanzia, nostalgica, fatta di amore e amicizia si tinge di una tonalità seppia, tenue, come quella di una vecchia foto ingiallita; negli anni ’30, in cui esplodono violenza e tradimento, la palette diventa più scura e metallica; infine, i colori naturali e meno saturi accompagnano il ritorno malinconico di Noodles a New York.

C’era una volta in America è un film del 1984 diretto da Sergio Leone e interpretato da Robert De Niro, James Woods ed Elizabeth McGovern.
C’era una volta in America: un’opera che va oltre il gangster movie
C’era una volta in America rappresenta la summa artistica di un regista capace di rappresentare la disillusione del Nuovo continente. Nella sua filmografia Leone smonta il mito dell’eroe morale, sostituendolo con figure più ambigue e autentiche: personaggi complessi e vulnerabili, spesso segnati dalla sconfitta. Anche C’era una volta in America è un film popolato da personaggi che si rivelano, in sostanza, dei perdenti, incapaci di sfuggire alle proprie contraddizioni. A guidare emotivamente questa narrazione, è la musica di Ennio Morricone che Leone definì il suo “miglior sceneggiatore”. Le sue composizioni traducono in note musicali quel senso di nostalgia che domina il film e definiscono alla perfezione ogni personaggio, accompagnandolo durante il film e attraverso il suo percorso di crescita personale.
In definitiva, C’era una volta in America è molto più di un gangster movie: è un film sull’amicizia, sul tradimento, sull’amore, sul potere, sulla memoria e sul mito. Un film che sfugge da ogni definizione continuando a rivelare nuovi strati ad ogni visione, restando sospeso in una zona incerta tra sogno e ricordo. È un film che parla del passato, ma soprattutto del cinema e della sua capacità di preservare ciò che abbiamo perduto.