Dal 6 al 13 dicembre si svolgerà la ventiquattresima edizione di una delle manifestazioni cinematografiche più originali del panorama italiano, il Festival del Cinema di Porretta Terme. Abbiamo intervistato il suo appassionato direttore, Luca Elmi.
Qual è la specificità di una manifestazione come il Festival del Cinema di Porretta Terme?
Il Festival del Cinema di Porretta Terme è nato dalla volontà di far conoscere, o far riscoprire al grande pubblico, maestri del cinema con le loro opere più significative. Parallelamente, l’idea è stata anche quella di mostrare il cinema italiano meno visibile, pur se è vero che, negli ultimi anni, in larga parte lo è diventato, perché la distribuzione è sempre più a macchia di leopardo. Un aspetto peculiare del Festival del Cinema di Porretta Terme è far incontrare il pubblico con i registi più interessanti del panorama italiano contemporaneo, ma non solo, anche con gli attori e le maestranze dell’industria del cinema.
Ci aiuti a tracciare la storia di un Festival che ha ormai quasi un quarto di secolo le spalle?
Il Festival del Cinema di Porretta Terme nasce dalle radici della Mostra internazionale del cinema libero che qui si è tenuta dal 1960 al 1982, con un’ambizione culturale molto alta, in un’Italia completamente diversa da quella in cui viviamo oggi. Su questo solco è nato il Festival, raccogliendone l’eredità. Poi, certamente, in questi 25 anni si è trasformato, ingrandito, strutturato in modo diverso dai suoi inizi. Ha però mantenuto la sua caratteristica primigenia di luogo d’incontro con gli autori, non solo dal palco del cinema alla platea, ma in una maniera molto informale, davanti a un caffè o sul corso. Un elemento che piace molto al pubblico che partecipa al Festival del Cinema di Porretta Terme.

Tazio Secchiaroli – Federico Fellini sul set di 8 1/2
Il Festival si apre con un omaggio al fotografo Tazio Secchiaroli. Qual è la sua importanza nella storia non solo del cinema, ma del costume italiano?
Quest’anno ricorrono i 60 anni di uno dei film più particolari di Elio Petri, figura a cui il Festival è molto legata, La decima vittima. Cercando di studiare non solo quella pellicola, ma tutto quello che c’è intorno all’opera di Elio Petri, siamo arrivati a Tazio Secchiaroli. In quell’occasione era uno dei fotografi di scena, chiamato da Carlo Ponti, produttore del film, perché in quegli anni era il fotografo personale di Sophia Loren, sua moglie. Tazio Secchiaroli è stato fondamentale per il costume italiano perché ha portato in fotografia, al grande pubblico, il cinema di quegli anni, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Elio Petri, scandali compresi. Lui andava sui loro set e raccontava in modo molto originale cosa succedeva, diventando un maestro di stile. In questa mostra ci sono 50 sue opere (molte, peraltro, mai stampate finora) e si percepisce anche tutta la grandezza di quegli anni, nello stile, nel design, nella moda, non solo nel cinema. Credo lui abbia avuto un occhio così attento da aver portato a noi quegli anni ’60 con fortissima modernità, tanto che sembrano foto uscite da una rivista di oggi.
La vostra sezione competitiva si chiama Fuori dal giro. Qual è stato il criterio di selezione?
I nostri selezionatori girano molti Festival e scelgono i film con cura. Ne nascono discussioni sempre molto accese e appassionate. Si fa una scelta tra opere di grande qualità che si vogliono far conoscere agli spettatori del Festival del Cinema di Porretta Terme. Non c’è solo un elemento artistico, ma anche uno culturale di avvicinamento del cinema al territorio e al suo pubblico. Poi ci sono i percorsi dei registi, che possono essere interessanti da raccontare all’interno di Fuori dal giro. Il nome di questa selezione può sembrare bizzarro, ma nasce 14 anni fa, quando c’era una serie di prodotti cinematografici che erano veramente fuori da ogni giro. A oggi, non so se vale ancora questa terminologia, perché molti dei film prodotti in Italia vanno immediatamente fuori dal giro: non escono neppure in sala e poi finiscono in piattaforma o non sappiamo neanche come recuperarli. Per questa edizione abbiamo fatto una scelta più mainstream, con alcuni titoli che stanno avendo una qualche gloria nella stagione 2025, come Le città di pianura o La valle dei sorrisi.

Margarethe von Trotta
Ospite d’onore di questa edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme è Margarethe von Trotta, cui è dedicata anche una retrospettiva. Cosa credi abbia dato alla storia del cinema?
Credo che sia stata una delle registe più importanti del cinema tedesco, il quale, a differenza di altre cinematografie, come quella italiana, che subito dopo la guerra ha avuto un grande boom con il Neorealismo, ha dovuto aspettare qualche decennio per trovare una sua forma di modernità. Margarethe von Trotta, femminista, ha raccontato storie di donne molto importanti legate proprio alla Germania, penso ad Hannah Arendt, Rosa Luxemburg o a film epocali come Anni di piombo, che vinse alla Mostra del Cinema di Venezia. Il suo è sempre un punto di vista particolare, ha saputo raccontare grandi storie, credo sia un personaggio molto forte. Negli anni ‘70 è riuscita ad affermarsi come regista donna, cosa non facile. Quindi, oltre a essere un maestro del cinema, anzi una maestra, lo considero un incontro importante per farla conoscere soprattutto alle nuove generazioni, come un esempio. Mi ha sorpreso constatare come sia relativamente poco conosciuta, in particolare ai giovani appassionati di cinema. Il suo ultimo film, Ingeborg Bachmann, non è neanche stato distribuito in Italia e pure per recuperare i precedenti sono diventato matto. Molti abbiamo dovuto sottotitolarli noi.
Da anni avete un gemellaggio culturale con Memphis, con cui c’è uno scambio non solo cinematografico. Come vi siete scelti?
Ci siamo scelti in modo molto naturale, perché Porretta Terme è, dalla fine degli anni ‘80, la capitale del soul per quattro giorni l’anno. Dalla musica è nato questo gemellaggio tra le cittadine di Memphis e Porretta Terme. Su questo è sorto un forte rapporto con la Memphis Film Commission, che ci ha portati a un gemellaggio anche cinematografico. Memphis è una città dove sono stati girati molti film di successo, c’è un fermento cinematografico importante. L’anno scorso hanno portato al Festival del Cinema di Porretta Terme sei cortometraggi, quest’anno un lungometraggio intitolato Hoop Street. Sarà la prima internazionale del film, alla presenza del cast.

Elio Petri
Last but not least il Premio Nazionale Elio Petri. Perché avete deciso di intitolarlo a lui e cosa lega in particolare il Festival del Cinema di Porretta Terme a questa figura così complessa del cinema italiano.
Elio Petri era un regista molto vicino alla Mostra internazionale del cinema libero di Porretta Terme, vi aveva presentato dei soggetti e, prima ancora di portarlo al Festival di Cannes, dove vinse, proiettò proprio qui La classe operaia va in paradiso. Sette anni fa, parlando con Giacomo Manzoli dell’Università di Bologna e con la vedova Petri, avevamo pensato di fare un premio legato a lui, alla sua genialità. Ovviamente, sappiamo che lo stesso Elio Petri non avrebbe apprezzato, perché non gli piacevano i premi, non andò a ritirare neanche l’Oscar, quando lo vinse. Però crediamo che possa essere importante per tenere viva la memoria del cinema di Elio Petri e, in suo nome, premiare l’originalità, la voglia di raccontare la società attuale in nuove forme di cinema. Così è nato il Premio, che materialmente consiste in una replica di un alberello di natale fatto con un pezzo meccanico, autentico dono fatto a Elio Petri da alcuni operai del nostro territorio come ringraziamento per La classe operaia va in paradiso.
Personalmente, quanto è complicato organizzare una manifestazione come il Festival del Cinema di Porretta Terme? Quanta passione ci vuole in un momento così complicato per l’intera industria cinematografica italiana, Festival compresi?
Ci vuole tanta passione e anche tanta fantasia, soprattutto per risolvere i problemi. E poi un gruppo di lavoro: è fondamentale perché organizzare un Festival, come il cinema stesso, è un lavoro corale. Noi siamo una squadra che collabora e si prodiga molto perché tutto funzioni al meglio: dalla scelta dei film all’ospitalità, dalla promozione a tutti gli altri elementi che compongono un Festival. È ovvio che le difficoltà, soprattutto economiche, portano ad avere incertezza: perché non sai mai quanto può essere il tuo budget, quanto e cosa puoi permetterti. Ma, con tanti sacrifici, tanta passione, si riesce a fare un Festival come questo.
