Presentato in anteprima mondiale nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma, il debutto alla regia dell’attore e regista teatrale Amine Adjina si colloca senza pretese in quella categoria di titoli che nel contesto festivaliero assumono valore aggiunto a causa della loro spensieratezza, necessaria a pulire il palato e alleggerire l’animo tra un titolo particolarmente impegnativo e l’altro.
Tra gli interpreti compaiono i talenti emergenti Younès Boucif e Clara Bretheau, vista precedentemente in Forever Young – Les Amandiers di Valeria Bruni Tedeschi. Degna di nota anche la partecipazione della celebre attrice israelo-palestinese di cittadinanza francese Hiam Abbass, che nei prossimi giorni raddoppierà la sua presenza a Roma con l’atteso Palestine 36 di Annemarie Jacir, titolo selezionato dalla Palestina per partecipare ai prossimi Oscar nella categoria internazionale.
La Petite Cuisine de Mehdi: a cavallo tra amore e cucina
Mehdi è un volenteroso ragazzo di origini algerine che dedica anima e corpo alla sua passione: la cucina francese. La sua ragazza, Léa, lavora nello stesso bistrot parigino dove Mehdi fa lo chef, ma i due coltivano il sogno di mettersi in proprio aprendo un ristorante grazie ai soldi dei genitori di Léa. La realizzazione di questo progetto sembra solo questione di tempo, dopotutto cosa può andare storto quando ci si ama e non si perde di vista l’obiettivo?
Presto detto! La situazione si complica quando un incontro fortuito con la sorella di Mehdi fa comprendere a Léa che Mehdi le ha mentito per anni a proposito della madre. Fatima, la madre di Mehdi, non si trova affatto in Algeria, ma le è stata semplicemente tenuta nascosta. Dopo tre anni di relazione, Léa esige di incontrarla.
Una commedia degli equivoci in bilico tra due culture

Questo è il punto della storia dove, idealmente, i personaggi dovrebbero risolvere la questione parlando con onestà dei motivi per cui hanno agito in un determinato modo, e agire di conseguenza. Ma se così fosse ovviamente non esisterebbe il film. Ed ecco quindi che parte l’intreccio vero e proprio di quella che è a tutti gli effetti una commedia degli equivoci, ovvero con la decisione di Mehdi di presentare a Léa una madre falsa pur di proteggere il precario equilibrio famigliare.
Fatima ha infatti sempre desiderato che il figlio algerino seguisse le orme che la tradizione algerina ha tracciato anni fa per lui, aspettative incompatibili con la relazione del figlio con Léa. L’unica magra consolazione è che il suo defunto marito non sia più in vita per soffrire delle scelte fin troppo moderne dei figli. La figura del padre di Mehdi esercita un’influenza invisibile sui personaggi, adagiando un velo di tristezza su Fatima e caricando sulle spalle del figlio, ora unico uomo della famiglia, un’eredità scomoda.
La Petite Cuisine de Mehdi si avvale di una formula fin troppo nota, a cavallo tra amore e cucina, ma lo fa per raccontare una storia di presa di consapevolezza e connessione con le proprie radici dalle intenzioni sincere. Una commedia degli equivoci che si erge su un divario generazionale, in cui non tutto funziona, ma le cui situazioni al limite dell’assurdo regalano allo spettatore ben più di una risata.