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Interviews

Sole Luna Doc Film Festival: 20 anni di cinema e cultura a Palermo

Intervista a Chiara Andrich e Andrea Mura, direttori artistici del Festival

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Sole luna doc fest

È tutto pronto per la ventesima edizione del Sole Luna Doc Film Festival. Dal 15 al 21 settembre Palermo diventa palcoscenico del cinema del reale, richiamando in città registi nazionali e internazionali, esperti del settore e appassionati del cinema documentario. Oltre 50 le proiezioni in programma tra film in concorso e fuori concorso, con un’attenzione particolare, quest’anno, al tema della pace, alla complessità dell’essere donna e al delicato equilibrio tra esseri umani e ambiente. Su queste tre direzioni, il festival racconterà storie da varie parti del mondo esplorando contesti diversi.

Raccontano il Sole Luna Doc Film Festival i direttori artistici Chiara Andrich e Andrea Mura

Siete alla direzione artistica del Festival dal 2014. Entrambi avete esperienze dirette nel cinema. Com’è stato coniugare questo aspetto con quello di curatori artistici?

Chiara Andrich:
Il Sole Luna Doc Fest nasce nel 2006 a Palermo come festival dedicato ai Paesi del Mediterraneo. Inizialmente la programmazione era concentrata sulle opere provenienti da quest’area.
Io e Andrea Mura abbiamo frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia – sede Sicilia, a Palermo – dal 2008 al 2012. In quegli anni conoscevamo il Festival solo da spettatori, anche se il Centro Sperimentale aveva già collaborazioni con la manifestazione. Nel 2012, grazie alla vittoria di una sezione dedicata agli studenti, ho realizzato un documentario insieme a un compagno di studi, Giovanni Pellegrini. Questo lavoro mi permise di conoscere la presidente Lucia Venturato, che l’anno successivo mi propose di entrare nel Festival come curatrice, dopo la conclusione del mandato del precedente direttore artistico, Giovanni Massa.
Venturato e la direttrice scientifica Gabriella D’Agostino sentivano che il Festival, giunto al decimo anno, avesse bisogno di uno sguardo nuovo, e decisero di coinvolgere giovani provenienti dal Centro Sperimentale. Così sono entrata io e subito dopo anche Andrea, che a sua volta aveva già partecipato a concorsi legati al Festival.

Essere registi e al contempo direttori artistici non è insolito: molti organizzatori di festival hanno un doppio ruolo. La nostra peculiarità è stata forse quella di ampliare lo sguardo, selezionando film da tutto il mondo e non solo dall’area mediterranea, mantenendo sempre centrale l’attenzione ai diritti umani, ma unendo a questo una forte ricerca di qualità artistica. Abbiamo iniziato anche a fare scouting nei principali festival internazionali di documentario – come Visions du Réel, Festival dei Popoli, Berlinale, FIPADOC – per individuare opere di rilievo e invitare autori o distributori a proporre i loro titoli.

In questi anni avete percepito un cambiamento nell’approccio di registi e registe al genere documentaristico? È cambiato, secondo voi, il modo di guardare la realtà?

Andrea Mura:
Sì. Il modo di raccontare cambia sempre con le generazioni e con i contesti sociali. Negli ultimi 15-20 anni il documentario ha conosciuto una grande vitalità creativa, diventando più presente nei festival internazionali e riconosciuto anche al di fuori dei circuiti specialistici. È rimasto un cinema di nicchia, ma oggi autori e autrici – anche italiani – trovano spazio nei grandi festival: penso a Nicholas Philibert alla Berlinale, Gianfranco Rosi e Laura Poitras a Venezia. Tutto questo dimostra che nel documentario c’è oggi una spinta innovativa spesso più forte che nella fiction.

L’originalità è dunque uno dei criteri principali nelle vostre selezioni al Sole Luna Doc Film Festival?

Chiara Andrich:
Sì, i criteri si basano sul linguaggio – inteso come dispositivo cinematografico e stile – e sulle tematiche. I 18 film in concorso quest’anno indagano le complessità del presente e la memoria, con una grande varietà stilistica: si va dal documentario di denuncia (State of Passion di Carol Mansour) al documentario d’animazione (Simply Divine di Bogdan Stamatin e Mélody Boulissière).

Parliamo di Palermo: come ha risposto la città in questi vent’anni?

Andrea Mura:
Il Festival è molto legato a Palermo, dove si svolge da vent’anni, ed è cresciuto in parallelo al Centro Sperimentale. La città ha una tradizione documentaria importante: basti pensare a De Seta, o a registi come Stefano Savona e Costanza Quatriglio. Il Festival ha consolidato questo rapporto, portando in città registi, film, workshop e masterclass. Quest’anno, per esempio, abbiamo ospitato il regista spagnolo Isaki Lacuesta e i fratelli De Serio.
Un aspetto distintivo è che non proiettiamo nei cinema, ma in luoghi simbolici come la Chiesa dello Spasimo, Palazzo Steri, la GAM o la Chiesa di Sant’Anna. Questo rafforza il legame con la città.

Chiara Andrich:
Inoltre, il Sole Luna Doc Film Festival non è solo cinema: ospita concerti, performance teatrali, incontri, presentazioni, laboratori.
In particolare abbiamo una sezione da tanti anni che si chiama Creare Legami, che trae spunto da una frase contenuta ne Il piccolo principe di Saint-Exupery. Creare Legami è un contenitore in cui collaborazioni con varie associazioni, ONG, gruppi, collettivi, autori, si concretizza in una serie di incontri o di eventi. Quest’anno per esempio abbiamo un talk sull’arte nei contesti di guerra, dove interverranno una serie di artisti, curatori che si occupano di questi temi. Abbiamo un appuntamento cinema-ambiente in cui presentiamo un documentario (Dry Sicily di Nunzio Grigeri e Mauro Mondello) sulla siccità in Sicilia, che però diventa spunto per riflettere sulla crisi climatica in generale. Abbiamo un incontro cinema-salute mentale, che è un tema che ci sta molto a cuore, e da anni abbiamo una collaborazione con Menti in Corto e Sentiero per la vita, che sono un gruppo di psichiatri che si occupano di questi temi.

La città risponde con entusiasmo: il Festival è una vetrina per il cinema internazionale, ma anche un’occasione di confronto sociale e culturale, coerente con la storia della città, da sempre crocevia di culture mediterranee.

Oltre alla direzione artistica, portate avanti la vostra casa di produzione, Ginko Film. Questo influisce sulle vostre scelte?

Chiara Andrich:
No, sono due percorsi separati. Il Festival ha una sua squadra di collaboratori, mentre Ginko Film – nata sette anni fa a Venezia – si occupa di cinema del reale, corti di finzione e stiamo iniziando a sviluppare anche lungometraggi. Naturalmente la nostra sensibilità è la stessa, ma teniamo ben distinti i due ambiti.

Dopo vent’anni come immaginate il futuro del Sole Luna Film Festival?

Andrea Mura:
In 11 anni di direzione artistica abbiamo costruito una squadra solida di preselezionatori, ampliato molte collaborazioni e variegato le location. Per il futuro ci piacerebbe rafforzare la formazione, aprirci alle nuove forme di racconto – serialità documentaria, realtà virtuale – e dare più spazio alle giovani generazioni.

Chiara Andrich:
Il problema principale, comune a tutti i festival, è però l’incertezza economica: i finanziamenti pubblici spesso arrivano in ritardo o non arrivano affatto. Questo rende difficile programmare e lavoriamo costantemente in emergenza. È una criticità che Afic, l’Associazione Festival Italiani Cinema, cerca di far presente alle istituzioni. Dopo 20 anni il traguardo è enorme, ma per continuare a crescere serve maggiore stabilità.