Riprendendo la struttura di realismo di “E.R.”, la serie HBO Max rimodula il genere della serialità attuale. Più spazio alla cruda realtà medica e meno ai sentimentalismi tra i medici
Arriva su Sky Atlantic dal 24 settembre l’inaspettato fenomeno di The Pitt, il medical drama con protagonista Noah Wyle, il John Carter di E.R. Ideata da R. Scott Gemmill, la serie è prodotta da John Wells Production in associazione con Warner Bros. Television. Forte delle sue ben 13 nominations ai prossimi Emmys, oltre a Wyle nel cast del medical troviamo: Katherine LaNasa, Fiona Dourif, Tracy Ifeachor, e Shawn Hatosy.
Il TRAILER – The Pitt
Sinossi – The Pitt
Il Dott. Michael “Robby” Robinavitch (Noah Wyle) inizia il turno al Pitt accogliendo un nutrito gruppo di specializzanti e studenti di medicina. Il suo carattere irruento lo fa scontrare molto spesso con i colleghi e con la stessa dirigente dell’ospedale. Noto per dire la verità in faccia, la sua umanità deve far i conti con le tragedie dell’ospedale e un passato di cui deve ancora tenere conto.
Il tempo scorre a Pittsburgh – The Pitt
Nel suo scomporre il tempo nelle ore frenetiche del medical, The Pitt si configura come una distorsione e innovazione del genere. La serie di Sky Atlantic recupera il realismo di un capostipite come E.R., il serial anni novanta che vede tra i suoi protagonisti lo stesso Noah Whyle, conformandosi come un prodotto neorealista che segue l’equipe proprio come se fossimo in un film caratterizzato dal nucleo meta-cinematografico. Quando il dottor Robby entra nel Pitt, la camera a mano lo insegue mostrandoci l’affollamento del reparto di emergenza proprio come ci appare nella realtà di tutti i giorni.
Prima The Pitt inquadra l’esterno, la Pittsburgh caotica, sempre in moto, un po’ come la vita, nel suo piano-sequenza continuato ( come direbbe Pasolini). L’originale medical drama è nuovo per ciò che siamo abituati a vedere, lontano dal melodramma di Grey’s Anatomy , vicino ad altri prodotti. Un’evidente comunanza la ritroviamo con un’altra serie di differente connotazione per contenuti e stile. The Pitt, difatti, nei suoi primi episodi, riprende la tecnica delle ore episodiche, uno stratagemma usato dal procedurale sul terrorismo di 24, show della Fox con l’agente Jack Bauer (Kiefer Sutherland). Cosi assistiamo ad un medical in cui ogni frammento di episodio rappresenta l’ora del giorno (le 15 ore di The Pitt), in un’antologia dove medicina e tempo sono embrionalmente collegate all’emergenza della fragilità umana.
Le due facce del medical
The Pitt è dentro e fuori la tradizionalità del medical drama, almeno per come siamo stati abituati a vederlo . La serie non può fare a meno di alcuni prototipi cari al genere. Il contrasto tra specializzanti, la studentessa raccomandata dalla madre primario, la conflittualità politica tra il protagonista e la dirigente dell’ospedale, e ancora, la rivalità tra medici e dottorandi. Il medical , quindi, è pienamente dentro una coralità che permette al pubblico di fidelizzarsi con figure immediatamente amiche e vicine allo spettatore. Meccanismi che abbiamo già visto nella serie cult di Shonda Rhimes, dalla quale però si distanza per la rappresentazione del trauma e della sua realtà. Il pericolo della morte, l’incertezza di non riuscire a salvare una vita, non riguardano solo la psicologia sentimentale e verticale dei medici, (elementi che in The Pitt sono quasi assenti) ma la cruda realtà dell’ospedale, vero protagonista della serie.
Una serie che punta sul suo neorealismo
In questo, l’alterego di Noah Wyle, è un personaggio diverso dalla tradizione del medical e anche da figure antieroiche come l’Hugh Laurie del Dr. House. Robby è sia il mezzo attraverso cui passa la rappresentazione cruda e realista del corpo dei pazienti che una figura umanizzante nel suo arco narrativo. La sua prima regola è dire la verità in faccia ai suoi pazienti, cercando di addolcire la classica “pillola”, ma mettendo anche le persone difronte ad una scelta/constatazione. La morte è inevitabile, bisogna quindi solo decidere da che parte stare: farsi dominare da essa o essere un attore attivo della sua esecuzione?
Il tratto umano del protagonista emerge nelle storie verticali con cui ha a che fare nei primi episodi: le ipotetiche mire strategiste di un adolescente, il coma cerebrale di un piccolo bambino, l’anziano che rifiuta di collegarsi alle strutture meccaniche per salvarsi. Quindi Robby viene spinto verso una figura che è anche simbolica ed esistenziale, un personaggio metafora del bivio tra morte e vita, detentore della razionalità della scienza esatta, la medicina, che lascia il libero arbitrio all’essere umano, proprio come un Dio che ci guarda senza poter intervenire. Nella serie emerge anche il running plot del suo protagonista, il trauma post-covid in cui ha perso il suo mentore. Un elemento contemporaneo che avvicina Robby all’eroe del dramma moderno , decisionista all’esterno e pieno di fobie non superate al suo interno.
Che cos’è esattamente The Pitt ?
Per capire la valenza di The Pitt non si può non fare riferimento alla componente politica e sociale del medical. Il racconto è improntato su una descrizione della sanità come specchio della società americana. Nella serie si fa continuamente riferimento a pazienti che devono lasciare la propria stanza per mancanza di letti e alle ristrette risorse economiche del Pittsburgh Trauma Medical Center, menzionando indirettamente i tagli alla sanità dell’amministrazione Trump.
Noah Wyle ai livelli di E.R.
Ed è proprio Wyle ad inquadrare il piano politico della serie: il buon samaritano vicino agli immigrati o agli homeless, che rincorre il figlio di una paziente per metterlo dinnanzi alle sue responsabilità. Livello che si aggiunge alle strutture mediche viste oggi, aziende gestite sempre più come luoghi alle dipendenze del successo social, del viralismo dell’algoritmo. Uno dei veri villains, oltre alla tragedia delle malattie, con cui Robby deve combattere estenuantemente.
The Pitt non rivoluziona il genere ma riadatta E.R. senza alcuna volontà di copiarlo o di esserne un suo erede, ponendo una distanza lampante con i medical della serialità degli ultimi decenni. Un piccolo prodotto, quasi indipendente, e un unicum per come tenta, riuscendoci, di rivisitare il genere. Contribuendo, inoltre, a rafforzare la percezione che si può avere del personale ospedaliero: supereroi moderni dei nostri tempi bui.