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Florence Queer Festival

Yujin-Lee e la rivoluzione di ‘Manok’: ridere per cambiare

In concorso al Florence Queer Festival, in anteprima italiana il "colorato" film di Yujin-Lee

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Una divertente commedia (e non solo) Manok di Yujin-Lee nel concorso lungometraggi al Florence Queer Festival 2025.

Manok, una donna forte, orgogliosamente lesbica, e senza peli sulla lingua, torna a vivere nel suo paese natale dopo la morte della madre. Lì si troverà a dover affrontare l’ex marito, sindaco della città, uomo pieno di sé e deciso a rovinarle la vita. La soluzione di Manok? Candidarsi e batterlo alle elezioni. (Fonte: Florence Queer Festival)

Nel contesto del festival abbiamo fatto alcune domande alla regista Yujin-Lee.

Manok di Yujin-Lee

Si può considerare il film come un mix di generi perché non è solo una commedia, mescola azione, avventura, commedia, romance e film di formazione. Come hai lavorato alla scrittura del film?

Prima di tutto devo dire che la maggior parte dei film LGBTQIA+ hanno un po’ di dolore e tragedia all’interno e, per questo, io volevo fare qualcosa che sia il pubblico queer che il pubblico non-queer potesse apprezzare. Dovevo, quindi, portare la popolarità nel film: è basato sul dramma ma ho inserito all’interno molta commedia e un po’ di romance perché, essendo un film queer, ha bisogno di romance. Quando mi sono concentrata sul personaggio il film Manok è venuto fuori da solo (c’è un gioco di parole con il titolo che in inglese è Manok ma in coreano fa riferimento al paese nel quale Manok va a vivere che, tradotto, significa proprio queer in coreano). In qualche modo, quindi, si inizia subito con l’ironia e la commedia è venuta da sola, così come la scena musical che racconta un dialogo non in forma normale, ma come se fosse una battaglia di rap.

Credo che quella scena sia, oltre che una delle più divertenti, anche una delle più significative che, se analizzata nei minimi particolari, possa essere sufficiente per comprendere tutto il film. E credo anche il film sia un film non etichettabile solo come queer, ma più che altro incentrato sull’indipendenza di questa donna forte che combatte una propria battaglia. Sei d’accordo?

Ci sono effettivamente tanti temi, ne ho inseriti tanti anche perché è il mio primo film, ma potrebbe anche essere l’ultimo perché l’industria filmica non è in un momento d’oro. Anche per questo ho voluto osare di più.

I personaggi e i colori

Vorrei chiederti qualcosa sui personaggi che, seppur, in alcuni casi stereotipati per permettere alla storia di evolversi, aiutano lo spettatore a capire determinati comportamenti e determinate scelte. Come hai lavorato in questo senso?

Per realizzare questo tipo di film il cast è un elemento molto importante. Ho seguito molto il teatro, anche perché avevo bisogno di nuove facce e poi sicuramente i costumi hanno aiutato. Una cosa sulla quale vorrei soffermarmi è il fatto che volevo trovare degli attori trans, perché solitamente in Corea è difficile trovare attori trans. Per esempio, in Squid Game hanno detto che non hanno trovato nessun attore trans in Corea e quindi è stato dato il ruolo a un uomo cis per il personaggio della sauna.

Poi tanti erano alla loro prima esperienza.

Vorrei farti una domanda sui colori. Come hai lavorato? Perché mi sembra un film molto colorato. Quando arriva Manok tutto si colora, anche il paesino.

Hai visto esattamente quello che avevo in mente. In generale portare i colori non significa solo felicità, ma anche conflitti e dolore. Per il costume di Manok volevo che fosse il più naturale possibile all’inizio. La mia idea era quella di dare a ogni personaggio una propria caratteristica, come per esempio il fatto che nel villaggio ci fossero molte girandole colorate.

Essendo un film piccolo avevamo bisogno di tanto aiuto e tanti amici della comunità sono arrivati a dare una mano, anche con 3/4 ore di viaggio per raggiungere il luogo delle riprese.

L’evoluzione di Manok di Yujin-Lee

Si può parlare di evoluzione nel film in relazione al fatto che ci sono due momenti chiave che segnano un vero e proprio passaggio nella vita di Manok e di chi le sta intorno? Mi riferisco alla scena alla stazione di polizia e a quella della televisione.

Sì, perché Manok era una persona sicura all’inizio che provava molto odio verso la comunità e la generazione più giovane (pensando, in maniera errata, che quando era più giovane non era così facile sentirsi liberi). Per quanto riguarda la scena della televisione è un po’ difficile risolvere questo tipo di problemi nel film: mi sono detta che se posso provare a dare una soluzione e fare in modo che in Corea i membri della comunità LGBTQIA+ possano sposarsi e non ci sia discriminazione devo cercare di farlo con il film. Quando guardi il film ed entri nella storia puoi empatizzare e se le persone fanno ridere e ridono possono pensare in modo diverso. In quello show Manok è aperta e naturale nei confronti del proprio amore, del proprio essere e delle persone del paese.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

Manok

  • Anno: 2025
  • Durata: 108'
  • Nazionalita: Corea del Sud
  • Regia: Yujin-Lee