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Biennale del Cinema di Venezia

‘Milk Teeth’: la scomparsa del regime

Mihai Mincan compone un’opera realista e al contempo allucinatoria. Un ritratto originale di un’infanzia perduta con lo sguardo perso di una generazione

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Milk Teeth

In anteprima assoluta in concorso nella sezione Orizzonti di Venezia 82, Milk Teeth (Dinti de lapte) il film rumeno di Mihai Mincan. Prodotta da Radu Stancu e Ioana Lascar, l’opera è frutto di una co-produzione tra Romania, Francia, Danimarca, Grecia e Bulgaria. Tra gli interpreti Emma Ioana Mogoș, Marina Palii , Igor Babiac , István Téglás.

DIETRO LE QUINE DEL FILM – Milk Teeth

Sinossi – Milk Teeth

Romania, 1989. Durante gli ultimi giorni della dittatura di Ceausescu, in una piccola città isolata, Maria (Emma Ioana Mogoș), una bambina di dieci anni, diventa l’ultima testimone della misteriosa scomparsa della sorella. Distrutta dalla perdita, cerca di dare un senso a una nuova, terrificante realtà. Riuscirà a trovare il coraggio di crescere in un mondo al collasso?

La sorella perduta– Milk Teeth

Negli occhi vividi e sempre attenti della protagonista Maria, seguita dalla camera neorealista di Mincan, Milk Teeth esplora la tradizionalità del romanzo di formazione inserito in un contesto dittatoriale e nel genere del thriller. Un film influenzato da un profondo realismo, approccio propulsivo e generatore di un certo cinema dell’Europa orientale. Ma Mincan non si ferma solo a stringere sui volti e sui particolari documentaristici di una Romania agitata e in conflitto. Il senso di Milk Teeth, infatti, sembra risiedere nel transfert emotivo da un incubo all’altro. L’opera è divisa tra la scomparsa della bambina e le conseguenze di questa su un’intera famiglia, con una riflessione struggente sugli anni del regime Ceaușescu.

Un film audace e politico

Gli occhi di Maria, la piccola protagonista, sono al centro di Milk Teeth. È chiaro l’intento del film-maker rumeno: riportarci attraverso il suo sguardo sugli eventi storici e sulla sua Romania, quel passaggio storico che stava avvenendo tra mondo rigido e chiuso, e speranza di libertà. La scomparsa della sorellina, persa per sempre tra i cassonetti della spazzatura e l’omertoso territorio rumeno, combacia con l’esaltazione estetica del mezzo cinematografico che Mincan non manca di rendere atmosferico, oltrepassando il confine dell’immagine tra ciò che vediamo e la nostra percezione.

Nel primo atto l’unica intenta a ricercare la verità è la madre che si vede costretta, dopo la mancata collaborazione della polizia, ad affidarsi a un medium. Nel secondo, invece, la protagonista Maria esce dalla comfort zone del suo percorso di formazione e indaga sul senso di colpa. È dall’inquadratura della brava Emma Ioana Mogoș che la pellicola prende un’altra direzione.

L’affascinante dramma del visionario Mincan

C’è un salto drammatico di caratterizzazione nel personaggio di Maria. Non gioca più con le amiche ma si occupa di seguire il dolore a distanza, quasi come una soggettiva umana che la rende opaca nella narrazione ma vera presenza osservatrice del film; un cambiamento che riguarda anche fattezze estetiche. I dilemmi di Maria sono ambientati pochi mesi prima la caduta del regime, e questo sfasamento della piccola, tra la paura di non rivedere più la sorella e il clima algido e asettico che respira a causa dell’isolamento del suo paese, si denota nel mutamento dell’immagine filmica.

Inquadrature, sempre con single camera, ma che rimangono più aderenti a Maria e con meno profondità. Importante è, nel tratto confusionario che vive la protagonista, il passaggio sonoro ovattato del secondo atto che separa il mondo interiore della piccola eroina dall’esterno tragico in assenza della sorella. Il gioco estetico quasi ultra-sensoriale di Mincan, e del sound design Nicolas Becker, provoca per molti tratti una mancanza di contatto, come se Maria fosse in un incubo lottando con se stessa, da sola, in un lungo sogno da cui non riesce a svegliarsi.

Dal limbo alla realtà rumena

Quindi se nel primo atto di Milk Teeth Maria è dentro il classico romanzo di formazione dove la scomparsa sembra più un mistery giocoso per lei e i suoi amici, e nel secondo troviamo questa incubazione dell’inconscio della protagonista, col terzo atto torniamo al realismo del film in tutta la propria verità tragica. Come un lutto rispetto al quale il tempo rende normale ciò che è drammaticamente eccezionale, la scomparsa del plot point del film diventa un dato di fatto, un calcolo della vita con cui la famiglia deve fare i conti.

Tutto però è metafora politica in Milk Teeth; i genitori divorziando diventano simbolo di un paese lacerato che nemmeno la fine del regime può riunire. E la scomparsa permanente della piccola sorellina è la testimonianza più struggente di una generazione perduta, quella rumena, una dei tanti bambini senza nome e senza destino. Il finale ci parla di rivoluzione e speranza, ma anche di una drammatica accettazione del lutto e della perdita, elementi centrali e laterali nelle conseguenze politiche del contesto. L’inizio della libertà e della guerra civile.

Milk Teeth è l’affascinante secondo lungometraggio di Mihai Mincan, un’opera attentamente costruita per sorprendere sonoramente ed esteticamente. Un puzzle di generi e di visioni esistenziali che ci riportano alla mission fondativa del cinema, far riflettere attraverso l’apparecchiatura (Pasolini in Empirismo Eretico) un mondo che si deforma assieme a noi.

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Milk Teeth (Dinti de lapte)

  • Anno: 2025
  • Durata: 104'
  • Genere: dramma
  • Nazionalita: Romania
  • Regia: Mihai Mincan
  • Data di uscita: 29-August-2025