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PERSONAGGI

Robert Guediguian, la sua filmografia e l’incanto del quotidiano

Robert Guediguian riesce sempre a posare il suo sguardo sulla quotidianità in maniera realistica e magica, nello stesso tempo

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Robert Guédiguian, un po’ come Aki  Kaurismäki racconta, attraverso il cinema, la sua personale rivoluzione, anzi, sua e degli amici che lo accompagnano da sempre. E come Miracolo a Le Havre, anche i film di Guédiguian sono pieni di piccoli incanti quotidiani.

Senza la magia la vita è solo un grande spavento”,

dice Milena Agus.

È una magia, quella di Robert Guédiguian,  fatta di gesti, sguardi, silenzi, sorrisi e pranzi insieme. Al centro c’è sempre Ariane Ascaride, moglie del regista. Non è bella, ma i suoi occhi sanno esprimere emozioni intensissime, e anche il suo corpo, così minuto e imperfetto, mostrato nudo in Marie Jo e i suoi due amori (2002). In  Le nevi del Kilimangiaro è una nonna  credibilissima, insieme a Jean-Pierre Darroussin, come lei un po’ invecchiato, e, al contrario di lei, piuttosto appesantito.

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Robert Guediguian i suoi personaggi i suoi attori i suoi luoghi

I miei personaggi invecchiano con me” dice il regista ed è vero. Senza averlo programmato, dal primo all’ultimo film, gli attori sono stati sempre gli stessi: un gruppo di amici nella vita e sul set, con un’intesa perfetta. La scelta è quella di mettere in scena la quotidianità, e soprattutto quella proletaria, e quella proletaria di Marsiglia, e quella proletaria di Marsiglia nel quartiere l’Estaque, luogo di nascita di Guédiguan e location perfetta, per quel tanto di verità che trasmette, con i colori, le luci, i cortili, i terrazzi, le discese strette che portano al mare (“Se vuoi parlare del mondo devi parlare del tuo villaggio”, dice Ariane Ascaride, citando Cechov). È un altro porto senza nebbie, come quello di Le Havre o di Helnsinki per Kaurismäki.

Un cinema popolare, ma spettacolo al tempo stesso, in cui il bello non va ricercato in effetti speciali; tutt’altro. E’ la rara capacità di cogliere lo straordinario nell’ordinario, mentre i personaggi fanno la spesa, guidano la macchina, tornano a casa dal lavoro, s’incontrano tra loro, ridono, scherzano, si prendono in giro, piangono, o semplicemente, vivono.

Robert Guediguian i suoi film come lezioni morali e psicologiche

Una bella lezione morale, e psicologica, oltre che cinematografica. Non teme i silenzi la filmografia di Guédiguan! Ma dosati sapientemente, densi di attesa, che lo spettatore può riempire con  pensieri e  aspettative, non di chissà quali eventi, ma di eccezionale normalità: l’amore, la famiglia, il sesso, l’amicizia, i sentimenti di tutti. Sembrano questi silenzi francesi, funzionali all’ascolto dell’altro. I personaggi non sono vittime della parola a tutti i costi, e spesso sono ritratti nei loro momenti di solitudine, per strada, in macchina, in casa, quasi siano lì ad auto-ascoltarsi. Non sono persone molto colte, e niente sanno di psicanalisi e teorie sulla vita, ma  sanno muoversi nel mondo con quella saggezza della semplicità che tanto cinema colto non riuscirà mai a raggiungere. Ci vengono risparmiate le nevrosi contemporanee, mentre si assiste al loro modo di sopravvivere alle leggi economiche difficili e spesso ostili.

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Bellissima la soluzione alla crisi della famiglia in A l’attaque!: Lola (sempre Ariane) e i suoi decidono di rapire l’uomo che li sta portando alla rovina; arriva la televisione e la risonanza pubblica dell’evento costringerà il bastardo debitore a pagare. Così la famiglia sarà salva. Un lieto fine un po’ improbabile, ma ogni tanto nelle storie di Guédiguian si mescola quel po’ di favolistico che rende la vita dura degli operai marsigliesi più tollerabile.

Robert Guediguian e la giustizia proletaria

Povera gente doveva intitolarsi Le nevi del Kilimangiaro, il film del 2011 dal racconto di Victor Hugo a cui la  narrazione è ispirata. Ma poi si è scelto il titolo della canzone che accompagna la  scena più struggente. Di povera gente (a parte Le passeggiate al campo di Marte) parla sempre Guédiguian, che non rinnega niente delle sue idee comuniste, anche solo sfiorate, quando non sono dette chiaramente. Marie Jo e i suoi due amori, per esempio, è una storia drammatica di una donna che non sa scegliere tra due uomini amati intensamente; eppure, anche in un racconto così privato, basta un cenno: il pescatore che passando canta Oh, bella ciao, così come la canta il nonno di  A l’attaque!, che addirittura la trasforma in ninna-nanna, insieme alle altre canzoni di lotta insegnate al bimbo piccolo sul passeggino.

A l’attaque! è proprio una storia di giustizia proletaria, resa attraverso una cornice un po’ buffa, quella dei due sceneggiatori che la stanno costruendo e dei loro trucchi per renderla realistica, quasi a volerne sorridere un po’, di questa insistenza proletaria, quando proletari non si è. Ma l’empatia per i personaggi e per una vita semplice è sempre presente nelle altre storie del gruppo di amici francesi (regista e attori) e non è mai un approccio intellettualistico.

Come De Sica che voleva “rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca”, Guédiguian ha fatto di questa volontà la cifra caratteristica di tutto il suo cinema, che sa essere, quando vuole, anche molto leggero. Alcuni simboli: la barchetta di carta che galleggia sull’acqua piovana ne Le nevi del Kilimangiaro, quel mappamondo di plastica trasparente al centro di una panoramica che dal mare arriva fino a toccare il porto nell’incipit di Marius e Jeanette. E lo sfondo di una marcetta allegra che ti resta nelle orecchie per un  po’.

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Di Le nevi del Kilimangiaro è stato detto che è il film con più barbecue della storia del cinema. La convivialità, lo stare insieme  quando si può, per cambiare il mondo e, quando no, per cambiare al meglio se stessi, è il più grande insegnamento di questo regista. Una dichiarazione che fa spesso: volevano fare la rivoluzione, lui e i suoi amici, e invece hanno fanno il cinema!

Noi, che la rivoluzione non l’abbiamo fatta, e il cinema nemmeno, possiamo solo goderne e uscire dalle proiezioni di Guédiguian con il piacere di una carezza al cuore; apprezzare quel modo tutto suo di unire evasione, dolcezza e realismo. “Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza”, diceva qualcuno che di comunismo se ne intendeva!

 

 

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