Restare, un cortometraggio di 20 minuti del regista italiano Fabio Bobbio, si svolge nell’ultimo giorno di Sara dietro il bancone di una tavola calda di provincia. Mentre si prepara a lasciare la provincia per una nuova vita, Denis la osserva in silenzio: un amante e amico in bilico tra l’aggrapparsi a ciò che sfugge e l’inevitabilità dell’addio.
Il film cattura questo fragile momento di separazione con un’immobilità quasi congelata, un mondo intrappolato in un’anima sospesa dove il tempo sembra fermarsi.
Sotto i riflettori della Settimana Internazionale della Critica di Venezia
Questa intima esplorazione della vita di provincia e del controllo emotivo si è guadagnata un posto alla prestigiosa Settimana Internazionale della Critica, proiettata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025. È una piattaforma adatta alla narrazione sottile e artistica di Bobbio, il tipo di sussurro cinematografico che contrasta con le proposte più grandiose e drammatiche del festival.
Qui, Restare invita i cinefili ad assaporare la poesia discreta di addii silenziosi, le tensioni inespresse della vita e il lento e cristallizzato decadimento di un luogo e di una relazione sull’orlo del baratro.

La poesia visiva: una fotografia che parla a lungo
Uno dei maggiori punti di forza di Restare risiede nella sua fotografia mozzafiato. La macchina da presa indugia con pazienza poetica sulla fattoria, sulla luce del giorno che svanisce e sui piccoli gesti intimi.
Questa immobilità visiva non è casuale; rispecchia la stasi interiore e la distanza tra i personaggi, incorniciando il loro addio come un momento congelato nel tempo.

La sfida del legame emotivo
Tuttavia, con soli 20 minuti e una sceneggiatura scarna, Restare offre pochi dialoghi e uno sviluppo minimo dei personaggi. Mentre gli attori Zackari Delmas e Yile Yara Vianello offrono interpretazioni caratterizzate da sottigliezza e tensione silenziosa, il cortometraggio non concede allo spettatore molto tempo o spunti per conoscerli veramente o per immergersi emotivamente in loro.
Il mondo interiore dei personaggi rimane piuttosto opaco, il che incuriosirà gli spettatori che apprezzano l’ambiguità o frustrerà coloro che desiderano un coinvolgimento narrativo più profondo.

Uno spaccato di vita, senza inizio né fine
Restare si legge come una vignetta cristallizzata di vita provinciale: un momento strappato dal tempo senza un chiaro arco narrativo o una conclusione drammatica. Non c’è conflitto o risoluzione palese, solo il peso di una partenza che è al tempo stesso intima e universale.
Questa scelta stilistica potrebbe trovare profonda risonanza in alcuni, che ne apprezzano il minimalismo contemplativo e la moderazione emotiva. Altri potrebbero trovare il ritmo lento e la storia incompleta, come se avessero intravisto un momento privato senza mai entrarvi completamente.

Considerazioni finali: Per gli amanti del cinema sottile
Restare di Fabio Bobbio è un film di silenziosa intensità, in cui le immagini e l’atmosfera trasmettono il carico emotivo più delle parole o della trama. La sua bellezza risiede in ciò che sceglie di non dire e non vedere, affidandosi al pubblico per leggere tra i silenzi.
Sebbene possa non soddisfare gli spettatori in cerca di archi narrativi ricchi o di una conclusione drammatica, riesce a essere una delicata e poetica meditazione sulla perdita, il cambiamento e i momenti congelati che ci definiscono. Se trovate la bellezza nel mezzo, Restare offre uno scorcio avvincente, seppur sfuggente, del dolore e della speranza della provincia.