E’ pronto a tornare il Premio Ruggero Maccari – istituito per giovani sceneggiatori esordienti e per celebrare la scrittura cinematografica – con la premiazione che si terrà il prossimo anno, nel 2026. In attesa del premio, il Comune di Cetona si è acceso per ospitare tra il 17 e il 20 luglio 2025 quattro giornate di proiezioni, incontri e masterclass intitolate “Verso il Premio Maccari: Passaporto per il Cinema”, con la direzione artistica di Ludovica Fales e quella organizzativa di Lidia Barillà.
Proprio Ludovica Fales si è concessa ai microfoni di Taxidrivers per raccontarci al meglio l’edizione del 2025.
L’intervista a Ludovica Fales
Cosa ci dobbiamo aspettare da “Verso il Premio Maccari: Passaporto per il Cinema”. Quale è l’obiettivo che state cercando di cogliere?
Stiamo cercando di creare una piattaforma di scambio tra giovani autori e autrici con autori e autrici più esperte, che possa essere utilizzata come luogo dove costruire relazioni, strutturare discorsi e imparare gli uni dagli altri. È un contesto di grande apertura reciproca e condivisione di conoscenza per dare la possibilità al cinema indipendente di fiorire e per dare ai giovani la possibilità di credere che sia possibile ancora fare cinema indipendente libero e di qualità.
Il viaggio è un archetipo narrativo ma anche una metafora potente, soprattutto oggi. In che modo pensi possa risuonare con i giovani sceneggiatori e con il pubblico di questa edizione?
Il viaggio è uno degli archetipi più antichi, dall’Odissea, al viaggio di formazione nel romanzo ottocentesco, fino ai racconti di esplorazione e scoperta. Ha una dimensione che riflette un passaggio di spazio e tempo e spesso, allo stesso tempo, una trasformazione interiore, una crescita e una entrata in un percorso “straordinario”, dove nulla sarà più come prima.
Misurarsi oggi con un archetipo tanto potente significa confrontarsi con i classici, ma allo stesso tempo avere il coraggio di trovare forme contemporanee di racconto. Vorremo spingere i nostri autori ed autrici ad innovare e a sviluppare un rapporto creativo con uno dei temi classici del romanzo e del cinema.

Una dimensione internazionale
Il programma mette insieme voci provenienti da paesi e background diversi. Quanto è importante per voi la dimensione internazionale nella scrittura e nel cinema oggi?
Il nostro mondo è profondamente internazionale, nonostante ciò che i nuovi nazionalismi vogliano farci erroneamente pensare. Esistono moltissime storie di identità ibride, di persone con più di una appartenenza geografica e culturale, di ibridazione, incontro e confronto tra culture diverse. Crediamo che queste storie non possano essere raccontate che in un contesto di produzione internazionale, dove lo scambio avviene dal punto di vista della scrittura, dei luoghi del film, della produzione, delle maestranze di lingue e culture diverse.
Ci è parso imprescindibile dare voce a quei film che hanno saputo farsi attraversare da culture diverse, come “Sulla Terra Leggeri” di Sara Fgaier che è stato sviluppato in Francia, o “Anime Galleggianti“, lo sguardo di una autrice americana, ma di educazione europea, sul mito, “New Dawn Fades” lo sguardo di un regista turco, grande conoscitore dell’Italia, sulla spiritualità del suo paese, sviluppata insieme ad una produttrice italiana, oppure “L’Uomo senza Colpa” di Ivan Gergolet, sviluppato con produttori italiani e sloveni nel contesto multiculturale che è Monfalcone, terra di confine e di migrazione.
L’Aperitch e uno sguardo verso il futuro
Che ruolo ha l’Aperipitch nel percorso di formazione e mentoring dei partecipanti?
Sedendosi attorno al tavolo con autori/autrici registi/e e produttori/trici i/le partecipanti possono ricevere feedback in un contesto informale e portare poi i commenti ricevuti dalle consulenti di ReadMyScript, con cui potranno ulteriormente lavorare alla scrittura. I feedback ricevuti saranno soprattutto sulla forza della storia e della traiettoria del film e non entreranno ancora nel merito della fattibilità, anche se i partecipanti saranno incoraggiati s confrontarsi con i produttori anche sul senso della operazione complessiva. La cornice di Cetona e il contesto degli aperitivi è perfetto per creare una esperienza profonda e distensiva, fuori da dinamiche stressanti e competitive.
Immagini già come potrebbe evolvere il Premio nei prossimi anni? C’è qualcosa che vorresti portare o sperimentare nelle edizioni future? E che augurio ti fai per quella presente?
Il fatto che tre dei vincitori delle precedenti edizioni del Premio siano oggi parte del team del festival e partecipino attivamente al lavoro dimostra la natura inclusiva e collaborativa del Premio e del festival che ad esso si collega. Ci piacerebbe continuare questa collaborazione e ampliare la squadra delle persone che sentono di volere fare crescere questo spazio di nutrimento e co-creazione.