Ci sono film che raccontano, altri che indagano, altri ancora che colpiscono al cuore. The Snake and the Whale riesce a fare tutto questo contemporaneamente. Questo potente documentario investigativo non è solo una denuncia delle politiche ambientali devastanti del governo federale americano, ma anche un profondo atto d’amore verso due specie sull’orlo dell’estinzione: il salmone selvatico del fiume Snake e le orche residenti del Sud, creature maestose e intelligenti con le quali, in alcuni casi, gli esseri umani condividono un legame spirituale.
La diga della vergogna: quando l’avidità minaccia la vita
Negli ultimi cinquant’anni, quattro dighe costruite sul fiume Lower Snake, nello Stato di Washington, hanno lentamente distrutto un ecosistema complesso e millenario. Come ci mostra The Snake and the Whale, queste dighe sono il risultato di accordi corrotti e interessi economici che hanno sacrificato la biodiversità per un pugno di dollari.
Le conseguenze? Il salmone selvatico è in via di sparizione, sostituito da salmoni d’allevamento più piccoli e meno nutrienti, incapaci di sostenere la dieta delle orche. Queste ultime, ridotte a una popolazione drammaticamente esigua, sono ora al primo posto nella lista delle specie in pericolo negli Stati Uniti.
The Snake and the Whale: il prezzo del giornalismo ambientale
Il cuore pulsante di The Snake and the Whale è un giornalista determinato a scoprire la verità. La sua indagine, tutt’altro che priva di rischi, lo porta a ricevere telefonate minatorie e a vedere uno dei suoi principali intervistati vittima di un attentato. La posta in gioco è alta: smascherare le menzogne dell’Army Corps of Engineers, della Bonneville Power Administration e di alcuni membri del Congresso, che insistono sull’importanza “strategica” delle dighe per l’economia e l’energia della regione.
Il documentario mostra quanto la verità possa essere scomoda, ma anche quanto sia indispensabile raccontarla.
Orche e umani: un legame che va oltre la biologia
Una delle rivelazioni più toccanti del film è il rapporto simbiotico che esiste tra le orche e alcuni abitanti della regione. Biologi, esperti, ma anche semplici cittadini che hanno costruito negli anni un rapporto profondo e spesso spirituale con questi cetacei. Il documentario ci mostra che il cervello delle orche ha un’area dedicata all’empatia particolarmente sviluppata: non è un caso che questi animali riescano a stabilire un contatto emotivo autentico con gli esseri umani.
Non sorprende, quindi, che per alcune tribù native americane le orche siano considerate parte integrante del proprio patrimonio culturale e spirituale. The Snake and the Whale dà voce anche a queste tradizioni, rendendo ancora più drammatica la prospettiva della loro scomparsa.
La propaganda del silenzio: la battaglia contro l’insabbiamento

Tra immagini d’archivio crude – come la brutale caccia alle orche tra gli anni ’60 e ’80 – e interviste toccanti, il documentario punta il dito contro una macchina della propaganda che lavora per tenere il pubblico all’oscuro. Le istituzioni negano che le orche siano davvero a rischio, minimizzano l’impatto ecologico delle dighe e ostacolano ogni proposta di abbattimento, nonostante le evidenze scientifiche dimostrino il contrario.
Il documentario non lascia spazio all’ambiguità: dietro la retorica si nascondono interessi economici che privilegiano pochi potenti a discapito di interi ecosistemi.
Conclusione: guardare The Snake and the Whale è un atto politico
The Snake and the Whale è un film necessario. Crudo, emozionante, documentato, ma anche profondamente umano. È un grido d’allarme, ma anche un invito all’azione. Per chi ama il cinema che cambia la realtà e non solo la rappresenta, questa è una visione imprescindibile.
Guardarlo significa schierarsi, scegliere di non rimanere indifferenti di fronte a un disastro ecologico annunciato. E, soprattutto, significa dare voce a chi non può parlare: le orche, i salmoni e tutte le creature che dipendono dalla salute del fiume Snake.