Il South Italy International Film Festival è da tempo una celebrazione delle voci regionali e delle narrazioni cinematografiche in evoluzione, mettendo in luce storie che risuonano profondamente con il pubblico locale e globale. L’edizione 2025 prosegue questa tradizione con un programma variegato di cortometraggi e lungometraggi, che mette in mostra talenti emergenti insieme a narratori esperti.
Tra le selezioni toccanti, il documentario di sei minuti Danilo Flachi, un omaggio breve ma evocativo al mondo in declino della proiezione cinematografica, che ricorda agli spettatori il passato tattile del cinema in un’era sempre più digitale.

Ritratto di un proiezionista
Regia di Gioele Sanzeri, Giovanni Salvato, Salvatore Mastropaolo e Roberto Basile, Danilo Flachi è un’istantanea intima di un proiezionista siciliano la cui vita e carriera sono intrise di nostalgia cinematografica. Il film è incentrato su Danilo stesso, che riflette candidamente sulla sua arte, un’occupazione che sta scomparendo nell’era dello streaming.
Con il continuo predominio delle piattaforme digitali, la voce di Danilo diventa un toccante promemoria di una forma d’arte in via di estinzione, che un tempo richiedeva precisione, passione e pazienza. Le sue riflessioni portano il peso di una tradizione quasi perduta, ma ancora profondamente amata.
Eredità e fili familiari
Un elemento toccante del documentario risiede nel racconto di Danilo del ruolo della sua famiglia nella storia del cinema. Il film ripercorre brevemente la gestione da parte del padre dell’azienda di famiglia, specializzata in cinemeccanica, ovvero la meccanica della proiezione di film classici. Quando il padre andò in pensione, Danilo si fece avanti, perpetuando la discendenza e l’amore per il cinema.
Questo passaggio di testimone incarna un dialogo generazionale sulla conservazione e il cambiamento, sottolineando come il cinema, proprio come la famiglia, dipenda sia dalla memoria che dall’adattamento. La breve narrazione offre una testimonianza sobria ma potente di dedizione nel tempo.

Echi di Nuovo Cinema Paradiso
Inevitabilmente, il documentario evoca parallelismi con l’amato Nuovo Cinema Paradiso, il classico italiano che celebra la magia delle sale cinematografiche e dei proiezionisti. Come il padre di Salvatore in quel film, Danilo è custode di un mondo in declino, ma rimane un appassionato sostenitore dell’esperienza cinematografica oltre lo schermo.
Il fugace omaggio del film a questa pietra miliare culturale ne approfondisce la risonanza emotiva, inquadrando la storia di Danilo come parte di una più ampia meditazione sulla memoria, la perdita e gli incantevoli rituali della visione cinematografica. È un piccolo ma significativo gesto che colloca Danilo Flachi all’interno di una preziosa stirpe cinematografica.
Uno sguardo fugace, un’impressione duratura
In soli sei minuti, Danilo Flachi offre uno sguardo conciso ma sincero su una professione raramente messa in luce oggi. La sua brevità rappresenta un limite in termini di profondità narrativa, ma lo scopo del documentario sembra essere sia quello di una biografia esaustiva e quello di evocare emozioni: uno sguardo malinconico a un’arte in via di estinzione.
Gli spettatori rimangono incantati da una nostalgia agrodolce per un’epoca in cui la proiezione cinematografica era un’arte tanto quanto un lavoro, e da una vivida percezione dell’amore incrollabile di Danilo per il suo lavoro. Non si tratta di un documentario storico esaustivo, ma piuttosto di un tenero omaggio, che onora un uomo e un mezzo, entrambi sull’orlo dell’oblio.

Nostalgia nell’era digitale
Danilo Flachi è una piccola perla nel programma del South Italy International Film Festival: breve, riflessivo e innegabilmente sentito. Invita il pubblico a riflettere sulle storie umane che si celano dietro l’evoluzione tecnologica del cinema, ricordandoci che ogni fotogramma perso a causa del progresso digitale offusca un pezzo di storia culturale.
Grazie alla visione collettiva di Sanzeri, Salvato, Mastropaolo e Basile, il film conserva lo splendore di un mestiere tenuto vivo dall’amore e dalla memoria, anche se solo per pochi minuti sullo schermo.