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Jeonju International Film Festival: i vincitori

Una storia del Bronx e due film queer tra i vincitori del 26° Jeonju International Film Festival

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Jeonju International Film Festival vincitori

Giunto alla sua ventiseiesima edizione, non senza singhiozzi, il Jeonju International Film Festival si è dimostrato anche quest’anno una garanzia di qualità. 224 sono i film in programma, provenienti da 57 nazioni, che rispondono allo slogan del festival “Beyond the Frame”, oltre il fotogramma, e che probabilmente richiameranno i soliti numerosissimi entusiasti, capaci di occupare all’80% le proiezioni offerte.

È insomma come sempre un festival di grande adesione e che gode di reputazione e fiducia. Per questo le selezioni internazionali sono una immancabile garanzia: da Mike Leigh (Hard Truths) a Francois Ozon (Sotto le foglie) e Andrea Arnold (Bird) per citarne alcuni. Ritornano poi gli stellati dai grossi festival europei, tra cui Yalla Parkour di Areeb Zuaiter, Queens di Klaudia Reynicke e l’Orso d’Argento di Ivan Fund (in giuria) The message.

Il festival continua a distinguersi per la ricercata selezione sperimentale, raccolta sotto il cappello di Expanded Cinema. Eppure quest’anno i titoli che producono più frastuono sono quelli della sezione (prediletta) Again, Towards Democracy, che risponde agli scossoni politici a livello locale e internazionale: sei documentari sulle minacce subite dalla democrazia in diverse parti del mondo e con modalità diverse. Dal racconto della resistenza civile e politica operata da Adam Kinzinger durante l’incidente di Capitol Hill, The Last Republican; alle proteste in Sudan, Sudan, Remember Us, e poi di nuovo in Europa, con le vicende della Prima Ministra slovacca Zuzana Čaputová (Ms. President) e un acceso dialogo sulla libertà di parola in Norvegia (Norwegian Democrazy).

Jeonju International Film Festival: tutti i premiati

Iniziando con i premi minori, si apprezza una varietà di linguaggio che ha colto l’essenza della kermesse. Dove Black Ox di Tsuta Tetsuichiro ci offre un Lee Kang-Sheng straordinario, The burglars di Kim Taehwi è un road movie alquanto insolito; mentre Home behind bars di Chang Jeong-yoon si prodiga per “svelare le persone che restano nell’ombra”.

Miglior Documentario è il film LGBTQI+ Edhi Alice: REVERSE di Kim Ilrhan, e non è il solo film queer ad aver trovato uno spazio. Con ben 4 premi ricevuti, tra cui Miglior Attore, 3670 di Park Joonho è probabilmente il film più chiacchierato di questa edizione, che solleva qualche dubbio su come ben quattro dei sei premi in palio nella sezione nazionale siano stati assegnati allo stesso prodotto.

Ho ricevuto un enorme sostegno dalla comunità LGBT e da quella dei defectors nordcoreani; questa è la ragione per cui sono riuscito a mettere insieme questa storia. È grazie a loro se sono arrivati questi premi.

Grand Prize per il cinema locale va allo struggente Winter Light di Cho Hyun-suh.

Nella sezione internazionale, largo spazio ai documentari. Premio Speciale della Giuria a Resistance Reels di Alejandro Alvarado Jódar e Concha Barquero Artés, ritirato dalla produttrice che ha dichiarato

Dedichiamo questo progetto a tutti coloro che fanno film per un mondo più libero

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oel Alfonso Vargas ritiro il premio per ‘Mad Bills to Pay (or Destiny, dile que no soy malo)’ al 26° Jeonju International Film Festival

Miglior Film al cinese Always di Chen Deming, che esercita le abilità di un cinema di verità e lenta osservazione nella vita di questo bambino che diventa giovane uomo e si racconta con la poesia. Il Gran Premio viene assegnato a Mad Bills to Pay (or Destiny, dile que no soy malo) di Joel Alfonso Vargas, già presentato al Sundance:

Abbiamo realizzato questo film sulla mia piccola comunità dominicana nel Bronx, da dove vengo, senza immaginare che sarebbe arrivato fino in Corea del Sud.

 E da lì ci si aspetta che inizi un viaggio lungo e duraturo, per portare l’insolito racconto di queste microstorie all’universalità.

Il Jeonju International Film Festival chiude i battenti venerdì 9 maggio con il film di chiusura In the Land of Machines di Kim Ok-young.