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RIVIERA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL

‘Beyond Rock Bottom’: l’obiettivo non è la cima

L'arrampicata come metafora e pratica di riabilitazione. Una storia nuova di tossicodipendenza e rinascita, in anteprima nazionale al Riviera International Film Festival.

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É una luce diversa al discorso sulla dipendenza quella che vuole lanciare Beyond Rock Bottom. Uno sguardo che superi la narrazione stereotipica del “tossico” e della “cura” all’interno dell’immaginario audiovisivo. Un documentario di Ádám Miklós in anteprima italiana al Riviera International Film Festival.

Sopravvivivere e arrampicarsi

Due giovani in difficoltà iniziano insieme un percorso di recupero presso il centro Megálló di Budapest. Qui, persone che hanno affrontato in prima persona il tunnel della dipendenza guidano altri verso la rinascita, usando strumenti alternativi come l’arrampicata per affrontare il dolore e ricostruire il proprio percorso.

Beyond Rock Bottom racconta, seguendo un discorso cinematograficamente lineare e pulito, una storia semplice: quella del percorso di riabilitazione di Boróka e Szilveszter. Boróka è una adolescente energica con una dolorosa storia di dipendenze intergenerazionale nel suo passato. Szilveszter ha 28 anni e un rapporto ancora difficile con la sua omosessualità.

Entrambi vengono da un  recente periodo di abuso ma entrambi eludono l’immaginario del tossico. Volti puliti, amorevoli, svegli. Pelle liscia, denti bianchi, corpi in salute. Giovani di bell’aspetto che contraddicono quella visione estrema e spesso radicalizzata della tossicodipendenza.

Perché per ogni storia di eroina e vagabondaggio ce ne sono mille di tossicodipendenza sottesa, difficile da intercettare perché socialmente integrata, esteticamente sorpassabile. Una storia di dipendenza di chi però va ancora a scuola e consegna i compiti, che ha una casa e una famiglia che gli vuole bene ma che comunque combatte quotidianamente con quella tentazione all’annullamento.

In questo Beyond Rock Bottom illustra, nella pratica dell’arrampicata come percorso terapeutico di supporto, una modalità di riacquistare il proprio rapporto con il mondo. Un rapporto che con la droga si vuole recidere e abbandonare, ma che lo sforzo fisico, la filosofia e la pratica dell’arrampicata rimette in contatto soprattutto nei momenti di difficoltà.

Una rappresentazione metaforica banale ma potente di come quello che ci fa più paura, che sia il dolore, fisico e mentale, che sia l’altezza o che siano i nostri pensieri e sentimenti, è proprio il punto di partenza e di fine del vivere.

Arrivare in cima non è mai stato l’obiettivo

Dietro al film di Miklós c’è un messaggio pedagogico palesato e deciso. Da un lato esso è rappresentazione e documento di modalità alternative di rapportarsi alle riabilitazione.

Attività ricreative che non creano solo alternative di vita ma anche possibilità di relazioni umane e di messa in gioco delle proprie potenzialità. La tossicodipendenza è qui rappresentata come fuga totale dalla vita per eccessiva paura della sua sofferenza. In questo l’arrampicata diventa emblema della fatica di andare avanti, di salire. Una salita che non può essere lineare, che costa sforzo, dolore e concentrazione fisica e mentale. Ma soprattutto una salita che non deve avere come traguardo la cima ma come reale obiettivo lo sforzo.

Beyond Rock Bottom mostra questo spunto all’interno di una cinematografia documentaria tradizionale che segue il percorso dei protagonisti insieme al loro mentore e al circolo che frequentano e con cui si ritrovano in falesia. Unisce all’osservazione l’intervista diretta e l’uso occasionale di telefoni cellulari, lasciati direttamente ai protagonisti, costruendosi una cornice visiva classica, funzionale alla narrazione e che crea un buon livello di intimità tra protagonisti, racconto e pubblico.

Una storia semplice, un cinema documentario manualistico ma che contiene un buono spunto di riflessione e una metafora limpida ma al contempo tenera e sempre utile per le notti buie e i periodo oscuri della vita. La strada è quasi sempre in salita, ma la vista da la sù è bellissima.

Segui il Riviera International Film Festival su Taxi Drivers!

  • Anno: 2024
  • Durata: 85'
  • Regia: Ádám Miklós