Tra i titoli proiettati alla 40ª edizione del Lovers Film Festival c’é anche Linda, film argentino diretto da Mariana Wainstein e prodotto nel 2024. Un dramma che si muove sul filo della tensione sessuale, esplorando i desideri repressi e le dinamiche di potere all’interno di una famiglia borghese.
La trama: quando il desiderio scuote gli equilibri
Linda, bella di nome e di fatto, viene assunta come collaboratrice domestica presso una famiglia agiata grazie alla raccomandazione di una cugina. Fin dal suo arrivo, il suo fascino calamita l’attenzione di ogni membro della famiglia, portando a galla segreti, tensioni e pulsioni inespresse.
La protagonista, interpretata da China Suárez, svolge il suo lavoro con discrezione, motivata dal desiderio di garantire un futuro alla figlia che vive lontano. Ma la sua presenza provoca un effetto domino: come una palla da bowling che fa strike, risveglia l’interesse sessuale dell’intera famiglia.
Un frammento del film presente al Lovers Film Festival
Respingendo con nonchalance le avances del capofamiglia Camilo (Rafael Spregelburd) e stringendo un legame ambiguo con la primogenita Matilda (Minerva Casero) – che arriva a lasciare il fidanzato per lei – Linda si avvicina sempre di più a Luisa (Julieta Cardinali), moglie di Camilo. Tra le due nasce un’intimità crescente che sfocia anche sul piano fisico. Quando Camilo le sorprende durante la festa di anniversario in un momento di effusione, licenzia Linda, più ferito nell’orgoglio maschile che tradito sentimentalmente.
Un racconto senza sorprese
Linda si presenta come un’opera dalla costruzione narrativa lineare e prevedibile. Sin dalle prime scene è chiaro dove la storia vuole arrivare, senza offrire veri colpi di scena. La scelta di ambientare gran parte del film in un unico luogo contribuisce a una certa staticità visiva e drammaturgica. Il finale, debole e poco risolutivo, lascia lo spettatore con la sensazione che la trama avrebbe potuto evolversi in modo più incisivo.
China Suàrez é Linda
La presenza del patriarcato in un film prevalentemente al femminile
Camilo incarna perfettamente il patriarca ferito: non accetta che Linda abbia preferito la moglie alle sue avance. Le sue attenzioni, mascherate da galanterie o gesti paterni – come costose bottiglie di vino – rivelano un bisogno profondo di dominio. Il suo licenziamento di Linda, infatti, è motivato più dal rifiuto del suo ruolo di maschio dominante che da un reale tradimento. Alla moglie Luisa non confessa la vera ragione del licenziamento, lasciandola delusa del fatto che la nuova e volenterosa colf nonché amante non sarà più presente nella sua vita.
Camilo in uno dei suoi inefficaci tentativi di seduzione
Donna vs uomo: due approcci all’emotività
Mentre Camilo e il figlio minore (Agustin Della Corte) manifestano un interesse prevalentemente fisico nei confronti della nuova collaboratrice, Luisa e Matilda riescono a costruire con lei un rapporto più profondo. È proprio questa dimensione emotiva, fatta di insicurezze, vulnerabilità e complicità tra donne, a conquistare Linda, che all’inizio appare distaccata e quasi impenetrabile.
Il film lancia così un messaggio chiaro: nelle relazioni affettive, la connessione emotiva resta il collante più forte, capace di superare l’attrazione superficiale.
Linda non riesce a distinguersi con forza nel panorama festivaliero, risultando a tratti prevedibile e poco dinamico. Tuttavia, propone spunti interessanti sulla fragilità maschile di fronte all’autodeterminazione femminile. Nonostante alcune scelte registiche limitino il potenziale della storia, le interpretazioni del cast sono solide e convincenti, contribuendo a rendere il film comunque degno di attenzione.