“L’educazione non riguarda ciò che sai, ma ciò che fai con quello che sai.”
(Il club degli imperatori) 2002
L’insegnamento al cinema è un po’ come il caffè al Bar: onnipresente, spesso buono, talvolta annacquato, e ogni tanto deludente. Ma è comunque uno dei soggetti più evergreen che il grande schermo propone perchè si sa, la scuola è una parte integrante delle nostre vite.
Ci sono film che ci fanno amare i professori, altri che fanno ringraziare di non far parte di quel mondo e altri ancora che ci illudono che basti una poesia ben recitata per rivoluzionare un’intera aula. Nella vita vera, non basta. Ma al cinema, retoricamente, spesso si .
Chi non ha mai sentito Robin Williams, alias il professor Keating ne L’attimo fuggente, pronunciare “Carpe diem. Cogliete l’attimo, ragazzi. Rendete straordinaria la vostra vita”? Ecco, se davvero avessimo colto ogni attimo ogni volta che un film ce lo suggerisce, oggi saremmo tutti poeti esistenzialisti. Eppure, quella frase rimane lì, nel nostro cuore cinefilo come un post-it incollato. Perché il cinema, anche quando esagera, ha una certa maestria nell’insegnare l’arte dell’insegnamento.
Nel palcoscenico della settima arte, l’insegnante è quasi sempre un outsider: anticonformista, geniale, spesso in guerra con il sistema scolastico e quasi mai dotato di una cattedra stabile. Gli piace scrivere alla lavagna frasi epiche, si rifiuta di seguire il programma ministeriale, e soprattutto riesce a cambiare la vita dei suoi studenti con un solo sguardo, una citazione di Shakespeare o una lezione di batteria violenta ( Whiplash).
Ma c’è una sottile linea di demarcazione tra “insegnante ispiratore” e “guru da palcoscenico”. Quando il film ci mostra un docente che salva anime perdute con una canzone rap o con un laboratorio teatrale improvvisato, ci troviamo di fronte alla versione cinematografica del miracolo pedagogico. E ci piace! Però, va detto, nella realtà i ragazzi non si commuovono davanti a Walt Whitman: al massimo lo cercano su google per capire chi è e poi passano a TikTok o Instagram.
E allora un film come Guida pratica sull’insegnamento ci riporta in terra e ci fa vedere realmente gioie e dolori di un mestiere difficile , frustrante e spesso non completamente compreso nella sua vasta gamma di sfaccettature.
Guida pratica per insegnanti un film corale sull’;insegnamento

Cristallizzazione
“Non siamo qui per dare risposte. Siamo qui per mettere in discussione le domande.” (Detachment)
Il cinema ha il pregio di cristallizzare l’ideale dell’insegnamento, ma spesso lo fa rinunciando alla complessità. I genitori assenti, la burocrazia, la stanchezza cronica, le fotocopiatrici che si rompono prima dell’interrogazione più importante dell’anno: tutto ciò sparisce in favore di aule luminose, studenti ribelli ma adorabili e discorsi motivazionali da Oscar. È un insegnamento da copertina, quello cinematografico, ma non per questo meno potente. Anzi, forse serve proprio a ricordarci il motivo per cui, nonostante tutto, qualcuno ancora sceglie di fare l’insegnante.
Certo, se la scuola vera funzionasse come in School of Rock, probabilmente ci sarebbero più chitarre e meno verifiche. Ma anche meno psicologi scolastici. Eppure in tutto questo marasma di film più o meno idealisti, una verità c’è : insegnare è anche trasmettere passione e, a volte, perchè no, anche fuori dalle righe.
Alla fine, il cinema non ci dice come si insegna davvero. Ma ci ricorda perché insegnare conta. L’insegnamento al cinema è come quel professore un po’ strambo che tutti ricordano: magari non ti ha insegnato davvero a risolvere equazioni, ma ti ha fatto venire voglia di provarci. Anche se poi non ci sei riuscito, e va bene così.
Il grande schermo prende la scuola, le sue frustrazioni, le sue glorie, i suoi registri pieni e le sue assenze strategiche, e ne fa qualcosa di magico, o quantomeno di più sopportabile.