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Bolzano Film Festival

L’intercambiabilità in”The Settlement” di Mohamed Rashad

Quando il sistema ti richiede di essere un nuovo pezzo della macchina

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Mohamed Rashad, regista egiziano cresciuto ad Alessandria d’Egitto, firma The Settlement (Al Mosta’Mera), film presentato al Bolzano Film Festival Bozen 2025 dopo il passaggio alla Berlinale. Un’opera che parla di assenza, ma non in senso astratto, bensì di assenza fisica, quotidiana, dei corpi e dei ruoli all’interno della fabbrica e famiglia. Un’assenza addirittura più pesante dell’acciaio stesso.

Il film si apre con un colpo secco: la morte del padre sul posto di lavoro in acciaieria. Hossam, il figlio maggiore (interpretato da Adham Shoukry), prende il suo posto in fabbrica in cambio del silenzio. Nessuna giustizia, nessuna parola. Solo un autobus con un posto vuoto lasciato dal padre, per Hossam è un vuoto reale; per il sistema, solo la sostituzione di un ingranaggio.

Relazioni familiari spezzate

Hossam non è solo: con lui c’è Maro, fratello minore (Zied Islam), che ha lasciato la scuola per poter seguire il maggiore. Anche se sull’autobus non c’è posto per lui, il sistema troverà il modo per inglobarlo. Il loro legame è centrale. È profondo, ma logorato. Hossam, schiacciato dal peso del lavoro e della responsabilità, finisce per trattare male Maro, riversando su di lui la rabbia e la frustrazione che non può sfogare altrove. Il fratellino lo segue per amore, ma in cambio riceve solo rimprovero. Per ciò un certo punto, esplode:

“Tu riversi sempre tutto su di me.”

Una frase semplice, ma definitiva. Il protagonista sapendo che l’affetto è costante, si sente libero di spingersi oltre. Maro diventa così un capro espiatorio, un bersaglio sicuro per le emozioni negative del fratello maggiore.

A casa, i due fratelli vivono con la madre malata e per curarla, Hossam si troverà costretto ad entrare nel giro della droga. Ma in questa scelta finisce trascinato anche Maro, che voleva solo restare accanto al fratello. Il più piccolo si ritrova dunque ad entrare in contatto con un ambiente popolato da solo da adulti, in un luogo isolato, fuori da ogni contesto educativo o affettivo. La fabbrica e la strada sono gli unici spazi . Hossam cerca di proteggere Maro, ma senza successo.

L’autobus come metafora del sistema

La fotografia di Mahmoud Lotfi impone da subito un’estetica grigia e spenta, perfettamente coerente con l’ambiente capitalistico che Rashad mette sotto accusa. The Settlement è un film contro il capitalismo, dichiara durante il BFFB Talks. L’autobus, che va e torna ogni giorno, rappresenta una metafora potente: si entra, si esce, ma non si cambia mai direzione. Un ciclo chiuso dove i lavoratori sono pezzi sostituibili di una macchina che non si ferma mai. Quando anche Maro trova il suo posto a sedere, la parabola è completa: l’infanzia è assorbita, la formazione interrotta, l’identità azzerata. Una riflessione sulla classe operaia nella quale il più giovane sostituisce il più vecchio.

La vita privata del regista non è troppo lontana da ciò che vediamo, infatti lui stesso è nato da un padre operaio. Volendo rompere il sistema, ha intrapreso il viaggio verso la passione per il cinema, il quale ebbe inizio dentro le mura domestiche ad Alessandria D’Egitto.

“Mi facevano restare a casa perché vivevo in un quartiere pericoloso ed è per questo che mi sento collegato al cinema.”

Non padroneggiando l’inglese, cresce guardando soprattutto film egiziani. Sognava di poter frequentare una scuola di cinema, ma la famiglia non poteva permettersi di mandarlo al Cairo. Dovette aspettare il 2003, per assistere alla nascita della Alessandria il Jesuit Cultural Center. Mentre per il suo primo esordio bisognerà aspettare il 2016 con Little Eagles . Dove Rashad affronta, come in The Settlement il tema della figura paterna. Il film vede come protagonista un figlio di un modesto operaio, che vive ad Alessandria, che ha come sogno nel cassetto quello di trasferirsi al Cairo per diventare regista.

Una produzione difficile

Girare The Settlement non è stato facile. Ci sono voluti cinque anni solo per trovare i fondi, racconta Rashad. Una delle spese più grandi? Pagare la chiusura temporanea della fabbrica per le riprese, che richiese due settimane. La location iniziale, ignota allo stesso regista è stata consigliata dai giovani attori, per poi essere abbandonata a causa di tensioni con i residenti, non tutti entusiasti dal progetto. Per quanto riguarda i permessi Rashad racconta che in Egitto serve almeno un mese di preavviso per ottenere i permessi per girare. Ovviamente tutto questo pagando una buona somma di denaro. Infatti, come preannunciato ci vollero cinque anni prima di poter trovare i fondi per poter girare il film. Ringrazia difatti le molteplici produzioni e soprattutto la produttrice Hala Lotfy, anche essa una regista conosciuta per aver realizzato il film Coming Forth by Day.

 

  • Anno: 2025
  • Durata: 94 min
  • Genere: Drama
  • Nazionalita: Egitto; Francia, Germania, Arabia Saudita, Qatar
  • Regia: Mohamed Rashad
  • Data di uscita: 18-February-2025