Quella di Hildegart Rodríguez Carballeira è una storia vera. Tuttavia esserne a conoscenza non pare essere, in questo caso, un vantaggio, piuttosto un limite allo stimolo grottesco e quindi più affascinante della vicenda dal punto di vista cinematografico. Paula Ortiz torna indietro nel tempo per recuperare un ricordo tragico della storia della Spagna. L’assassinio di Hildegart Rodríguez Carballeira fu uno shock per la Spagna degli anni ’30 e non solo perché a commetterlo fu sua madre Aurora, ma perché la ragazza, di soli 18 anni, aveva conquistato nella sua breve vita una posizione di assoluto rilievo per la politica e il pensiero del suo paese.
La figura di Hildegart Rodrìguez Carballeira nel film di Ortiz
Hildegart Rodríguez Carballeira fu un’attivista politica e femminista il cui intento era quello di “creare” un esempio di donna emancipata che rappresentasse il genere femminile al punto da condurlo alla liberazione dal sistema patriarcale maschilista. Sua figlia Hildegart nacque da un rapporto sessuale consumato con un uomo di chiesa che assicurasse alla donna la libertà totale sulla bambina. L’educazione fondata sui principi dell’eugenetica crebbe infatti una ragazza fuori dall’ordinario, un vero e proprio prodigio che del sentire umano sembrava però conoscere ben poco.
Ben presto lo spettatore, se ignaro della storia, intuisce che la libertà fin tanto aspirata stride con la sua stessa negazione. Il rapporto tra madre e figlia si sviluppa in realtà per obblighi e imposizioni di potere che non fanno che smentire il processo in atto anticipando il finale evidentemente drammatico.
La regista attua delle scelte visive interessanti che fondono la pesantezza di una storia vecchia di quasi cento anni con guizzi sperimentali che strizzano l’occhio ad una ricerca psicologica più consapevole. Al via i primi piani nei quali ricercare talvolta la freddezza statuaria che si sgretola (al quale si accompagna l’immagina di una vera e propria statua che perde pezzi) ma non si rompe della madre e l’interiorità divisa tra devozione e desiderio di libertà della figlia.

Le prove attoriali
Impossibile non apprezzare il talento di Najwa Nimri, la cui recitazione rigida e sensualmente pervasiva è pur sempre una certezza per personaggi come quello di Aurora, ma molto buona è anche la prova della giovane Alba Planas nei panni di Hildegart alla quale riesce a regalare, bilanciandole, maturità di pensiero ed inconsapevolezza sentimentale. Il film non riesce, tuttavia, ad incastrare totalmente i personaggi all’interno del racconto per una distanza, sì interessante, ma forse eccessiva, tra l’oggetto d’indagine e la forma espressiva. Si ha l’impressione, di tanto in tanto, che la storia esca fin troppo dai binari in cui procede, confondendo l’universalità del racconto assolutamente attuale con l’impronta fortemente significativa proprio perché radicata ad un momento storico ben preciso della storia spagnola.
Hildegart- La vergine rossa di Paula Ortiz è presente sulla piattaforma Prime Video.