‘Isla Negra’. Sradicamento sociale e nuove colonizzazioni
Un film che ci parla della sostituzione di popolazioni locali a favore di una classe sociale agiata che si appropria dei loro territori per costruire nuovi e lussuosi villaggi residenziali
Il film cileno Isla Negra di Jorge Riquelme Serrano approda, fuori concorso, al 42° Torino Film Festival.
Tratto dalla vera storia di Miguel Sotomayor, a cui il film è dedicato
Isla Negra è un luogo famoso lungo la costa cilena e venne così chiamato dal grande poeta cileno Pablo Neruda, che lì aveva casa, per la presenza di caratteristiche formazioni rocciose di colore nero.
Il film di Serrano, che a Torino aveva già presentato il suo precedente Algunas bestias, si basa su fatti realmente accaduti, cioè quelli che hanno portato alla gentrificazione di tutto un territorio, con l’esproprio delle case dei pescatori che vivevano a Isla Negra per favorire la costruzione di villaggi residenziali destinati a una classe agiata.
Miguel Sotomayor, al quale il film è dedicato, era uno di questi pescatori. Un uomo che, nonostante la malattia che lo avrebbe portato alla morte, ha lottato sino alla fine dei suoi giorni per evitare che la comunità della quale faceva parte, venisse sfrattata ed espulsa dal luogo in cui viveva.
Un film drammatico che assume, improvvisamente, toni da dark comedy
A Isla Negra, in una bellissima villa che domina il mare, vive Guillermo (Alfredo Castro), il responsabile del progetto di costruzione di un lussuoso complesso residenziale. Durante un weekend gli fa visita la sua collaboratrice Carmen (Paulina Urrutia), con la quale l’uomo intrattiene una relazione sentimentale.
Improvvisamente giungono sulla spiaggia tre personaggi: Jacob (Gastón Salgado), sua moglie Marcela (Marcela Salinas) e Miguel (José Soza), l’anziano padre di Gaston che è molto malato (e che impersonifica lo stesso Miguel Sotomayor). Li vediamo mentre montano una tenda in riva al mare issando una bandiera del popolo Mapuche, simbolo della lotta contro ogni colonialismo. Si tratta di tre pescatori che da sempre vivono a Isla Negra e che il progetto di lottizzazione ha privato della loro casa.
Jacob e Marcela, dopo i primi approcci nei confronti di Guillermo e Carmen che li guardano con estrema diffidenza, improvvisamente invadono la villa, chiedendo – e quasi imponendo – di poter ricoverare in un posto caldo e sicuro il vecchio morente.
È a questo punto che il film vira su toni dark, con Guillermo e Carmen assediati e tenuti in ostaggio da personaggi che ci appaiono violenti ma che, in realtà, altro non sono che disperati a causa della loro improvvisa situazione di precarietà.
Essi rivendicano che venga fatta loro giustizia e che gli venga corrisposta una somma in denaro che possa permettergli di affrontare il futuro con dignità e con una casa dove poter vivere. Una situazione che presto degenera in un profondo e violento conflitto, vero e proprio scontro fra differenti classi sociali.
Un’opera che mette in evidenza temi quali la lotta di classe, la violenza e il machismo
Temi come la lotta di classe, la violenza, il machismo sono posti al centro di Isla Negra, un film ben riuscito e ottimamente recitato da tutti gli attori.
Un’opera che mette in evidenza problematiche che stanno radicandosi sempre più in Cile e, in generale, in America latina e che affronta un tema comune in tutto il mondo: la crescente difficoltà di avere una abitazione per le classi meno abbienti, in una situazione di sempre maggior disuguaglianza sociale ed economica.
Con l’intelligente utilizzo della macchina da presa, Serrano gioca sulla profondità di campo per mettere in evidenza il solco netto esistente fra le due classi sociali a confronto (o meglio tre, in quanto fra i due estremi sta Carmen, rappresentante di quella classe lavoratrice che, se da un lato è soggetta alle pressioni del capo, dall’altra prova empatia verso le persone più vulnerabili).
Isla Negraè un’opera che mostra un elevato tasso di violenza. Sicuramente quella fisica, che irrompe nel momento in cui i tre pescatori entrano nella villa di Guillermo (significativa la collocazione della casa in alto sulla collina, dominante sulla spiaggia e sulla tenda dei tre sfrattati), ma che esprime, sin dall’inizio, un altro tipo di brutalità, più subdola ma decisamente più pericolosa: quella esercitata dal potere del capitale che non risparmia nulla e nessuno.
Guillermo, il personaggio interpretato da Alfredo Castro, fra i più grandi attori cileni viventi, è meschino, intriso di machismo che si manifesta nei confronti di Carmen, la quale dapprima è invitata a trascorrere alcuni giorni nella villa, poi, dopo un ripensamento dell’uomo, viene insultata e invitata ad andarsene. Ed è un pavido che, nel momento in cui viene aggredito, non esita a mandare avanti la sua donna, addossandole, per altro, le colpe di avere attirato in casa i tre intrusi con il suo comportamento.
Alla fine Isla Negra si rivela un ottimo film che, per utilizzare le parole dello stesso Jorge Riquelme Serrano, “lega le vicende dei personaggi ad alcune questioni urgenti del Cile contemporaneo”.
Un film che va “oltre le questioni meramente locali e affronta un tema universale: la ricerca di una casa in un contesto di crescente disuguaglianza sociale ed economica. È dunque il riflesso di una realtà attuale, e una critica alla politica che genera e alimenta le tensioni”.
Guarda l’intervista a Jorge Riquelme Serrano e Gaston Salgado
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