Senza dubbio il capitolo più riuscito del racconto finzionale della vita di Carlo Verdone, Vita da Carlo 3 approda su piattaforma, offrendo sfumature inedite dell’attore e della storia che intende raccontare, senza tuttavia tradire gli elementi identitari fortemente riconoscibili dal pubblico. Frutto, certamente, di un lavoro certosino ed organico in primis sulla scrittura della serie e, in seconda battuta, sull’integrazione credibile del cast al tessuto del racconto, Vita da Carlo 3 è assolutamente imperdibile. Ironica, imprevedibile, ingarbugliata, tenera e, talvolta, anche commovente, la serie ha, tra i vari pregi, quello di combinare benissimo i registri comico e drammatico, portando lo spettatore realmente a casa di Carlo, tra le sue mestizie, i suoi guai e le matasse di coloro che ama.
Si punta in alto con un cast ricco di nomi altisonanti, provenienti innanzitutto dal mondo della musica. Gianna Nannini, Zucchero, Nino D’Angelo, Gianni Morandi, Lucio Corsi, Motta e ai quali si aggiungono new entry come Roberto D’Agostino, Maccio Capatonda e Ema Stockholma. Continuiamo, inoltre, a vedere volti noti a coloro che hanno seguito la serie finora, tra cui spicca come sempre Monica Guerritore nei panni dell’ex moglie di Carlo Verdone.
Presentata in anteprima alla Festa del cinema di Roma, la serie prodotta da Luigi e Aurelio De Laurentis è stata creata da Carlo Verdone, Nicola Guaglianone e Menotti, ed è interpretata dallo stesso Carlo Verdone che la dirige in alternanza con Valerio Vestoso. La terza stagione della serie è disponibile in esclusiva su Paramount+.
Di cosa parla la terza stagione di Vita da Carlo
Protagonista indiscussa del capitolo 3 della serie scritta da Carlo Verdone, Pasquale Plastino e Luca Mastrogiovanni è la musica. Carlo si prepara a congedarsi dal pubblico dopo un’intensa tournée in teatro ed ecco che gli piomba addosso una proposta rischiosa quanto allettante: occuparsi della direzione artistica del Festival di Sanremo. La sua sconfinata cultura sul tema, nonché la sua indubitabile popolarità lo rendono il candidato ideale per una kermesse che richiede competenza e che offre, nel bene e nel male, una grande esposizione all’emittente televisiva. Tra dubbi ed esitazioni, Carlo si fa trascinare dall’entusiasmo e da un’indole innegabilmente volta ad accontentare gli altri. Accetta la conduzione, canalizzando tutto se stesso verso un’impresa memorabile.
Qui la recensione della seconda stagione.
Vita da Carlo 3: tutto se stesso dentro la serie e dietro la macchina da presa
Se nella seconda stagione Carlo Verdone aveva centrato la sfida di combinare il linguaggio seriale con un contenuto prettamente cinematografico, in Vita da Carlo 3 l’attore fa all’in esaltando il mezzo narrativo in tutte le sue direttrici. Dalla partitura della serie e dall’evoluzione dei personaggi ormai noti fino all’introduzione e all’amalgama di quelli nuovi, la terza stagione letteralmente esplode per intrattenimento globale. Fa ridere, emozionare e mette in luce la natura camaleontica di un artista che non solo è in grado di innovare i suoi stilemi comunicativi, ma anche di mostrare altre sfaccettature attoriali nonostante la sua lunga carriera sin qui. La regia, condivisa con il giovane e talentuoso Valerio Vestoso, è un mix bilanciato di saggezza e tensione al nuovo che la dice lunga sull’apertura al futuro e ai giovani da parte del creatore della serie.
Il terzo capitolo mira in alto anche perché innesta nel racconto un topos inaspettato, ovvero quello della musica, altra enorme passione di Verdone. La costruzione narrativa usa, certamente, questo tema come ponte per far proseguire la storia, eppure è, in aggiunta, l’occasione per sviscerare ulteriormente il caleidoscopio di fragilità, ansie e idiosincrasie di un uomo che spesso deve essere tutto tranne che se stesso e la cui compartecipazione alla vicende dei suoi cari è talmente spiccata da non lasciare spazio per il resto. Cosa desidera realmente? Chi è davvero senza questo palpito per gli altri? Di sicuro gli arrivati dell’ultima ora, come Maccio Capatonda o Ema Stockholma, non lo aiuteranno a trovare le risposte.
Non per ultimo, la serie tratta in maniera molto raffinata e assolutamente priva di giudizio tematiche importanti quali l’ecoansia, la depressione post partum, la difficoltà e l’angoscia dei giovani di inserirsi nel mondo lavorativo, la ludopatia, l’identità di genere e l’invecchiamento con tutto il suo carico di angoscia e solitudine. Questa piccola comunità che si crea nella serie e intorno a Carlo ha il merito di raccontarle senza etichette, ma come risvolto “naturale” della storia dei personaggi, facilitando l’immedesimazione dell’audience.
Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli