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Interviews

Fabio Abagnato: la qualità resta l’elemento imprescindibile

Un lavoro in costante crescita, messo in luce da risultati incredibili. Il Responsabile di E-R Film Commission, Fabio Abagnato, ci racconta i risultati della sua gestione in questa lunga intervista

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«Prima di tutto bisogna finanziare un’opera in relazione alla sua qualità cinematografica che, per noi che siamo un Assessorato alla Cultura,  ha ancora un peso molto significativo». A dirlo è Fabio Abagnato, Responsabile dell’Emilia -Romagna Film Commission. Un lavoro, il suo, portato avanti con grande passione e dedizione e che gli sta regalando  risultati incredibili.  Lo dimostrano i tanti successi ottenuti: dal pluripremiato Rapito, di Marco Bellocchio, presentato in concorso a Cannes nel 2023, a Ferrari di Michael Mann – produzione internazionale supportata dalla Film Commission con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, in concorso all’ottantesima edizione del Festival del Cinema. E ancora, la trilogia di Diabolik  firmata dai Manetti Bros, senza dimenticare Fabio De Luigi con il suo 50 km all’ora. Un lavoro che continua a far crescere il cinema e che annuncia, per il prossimo triennio (2024/ 2026), l’uscita di film molto attesi.

L’Emilia-Romagna Film Commission è reduce da una stagione dai numeri incredibili. C’è una predilezione per le opere autoriali. Quanto è soddisfatto dei risultati raggiunti?

«La soddisfazione maggiore è senza dubbio quella di essere riuscito, in questi anni, a focalizzare l’attenzione sia verso le opere dei grandi maestri, (Bellocchio, Amelio, Avati, Diritti), che a investire su opere autoriali di giovani talenti, quelli con un percorso più consolidato, proposti dalle imprese della nostra Regione, che ha fatto debuttare al lungometraggio di finzione molti autori cresciuti con i cortometraggi e con i documentari. Senza dimenticare l’arrivo di proposte interessanti di autrici, soprattutto donne, che le grandi case di produzione hanno candidato nelle nostre selezioni. Quindi sono davvero molto soddisfatto del lavoro fatto in questi anni, compresa la nostra particolare predilezione al sostegno del documentario: da quello più tradizionale a quello creativo, fino al documentario che ha una sua distribuzione nelle piattaforme televisive. Siamo nella fase in cui stiamo raccogliendo la continuità del lavoro fatto in questi anni.»

Che novità ha previsto per il triennio in corso?

«La legge regionale, che sostiene il mondo dell’audiovisivo, prevede che ogni tre anni l’Assemblea Legislativa dia gli indirizzi alla Giunta per l’attuazione della legge. Per il triennio 2024-2026, il tema principale è quello di consolidare il lavoro fatto, cercando di aumentare gli investimenti – anche attraverso nuove risorse – sulla qualificazione delle imprese per aiutarle a sostenere una loro internazionalizzazione. Ma anche continuare a svolgere con maggiore coordinamento e collaborazione con tutti i territori, l’attrattività della Regione per le opere cinematografiche. Essendo noi una Film Commission interna alla Regione, e che ha il presidio dell’intera filiera cinematografica, c’è anche l’opportunità e quindi l’utilità e la necessità di aumentare le sinergie all’interno della filiera tra produzione e promozione, tra festival, mercati e produzione.»

Direttore, quali sono i criteri su cui si basa e che ritiene necessari per la scelta di finanziare un progetto?

«Prima di tutto bisogna finanziare un’opera in relazione alla sua qualità cinematografica. Negli ultimi anni abbiamo cercato di coniugare tutto ciò che ha un impatto nella produzione cinematografica e nella distribuzione delle opere. Per noi la qualità ha ancora un peso molto significativo e specifico, anche perché siamo un Assessorato alla Cultura. Poi, insieme ai vari nuclei di esperti, che sono sempre abbastanza interessanti anche nell’evoluzione della loro composizione (c’è sempre la presenza di un docente universitario e di un operatore del mercato sia dal lato istituzionale che da quello del mercato vero e proprio), valutiamo le strategie di posizionamento del prodotto nel mercato e la valorizzazione territoriale. Valutiamo la struttura sia del soggetto proponente nella sua affidabilità finanziaria, sia l’affidabilità finanziaria del progetto stesso. Ci possono essere soggetti forti che hanno elaborato un progetto debole, e viceversa: ci possono essere soggetti ancora alle prime armi ma che stanno costruendo un budget credibile, coperto e che può portare a casa il film, come si suol dire. Abbiamo anche dei criteri che si soffermano maggiormente sull’innovazione del prodotto e del processo, compresa la valorizzazione della sostenibilità ambientale con il Green Film o altri protocolli ambientali. In più, ci sono degli incentivi premianti per l’autorialità femminile e l’autorialità under 35. Questo è un po’ il quadro in cui ci muoviamo nella valutazione delle opere.»

Tre titoli sostenuti dal Fondo Audiovisivo Regionale hanno ottenuto riconoscimenti alla 30esima edizione di Visioni Italiane, il festival degli esordi e dei formati inusuali, promosso dalla Cineteca di Bologna. Un segnale tangibile che la Commissione sta facendo davvero un buon lavoro. Non trova?

«Sì, e posso aggiungere che questi segnali sono evidenti già da tempo. Visione Italiane è un festival importante per la missione istituzionale che ha una Film Commission. É un festival attento ai nuovi talenti con la sua attività su corti e documentari. Veniamo da un 2023 che ci ha regalato grandi soddisfazioni, in quanto abbiamo avuto un’opera in tutti i principali festival nazionali e internazionali. Negli ultimi mesi abbiamo avuto otto opere in concorso a Roma e cinque al Festival dei Popoli a Firenze; quindi ci sono risultati abbastanza incredibili, soprattutto se rapportati alla nostra attività di qualche anno fa.»

In questi anni avete sostenuto alcune opere che, con il linguaggio del cinema del reale, hanno raccontato diverse storie, spesso poco raccontate. Non pensa che potrebbe essere una nuova mission, per gli anni futuri, sviluppare maggiori opere di finzione, intendo lungometraggi?

«Essendo una pubblica amministrazione non andiamo a predeterminare qual è l’indirizzo culturale per rendere prioritario il sostegno di un’opera. É un fondo pubblico e ogni impresa ha diritto a concorrere. Quindi noi dobbiamo lavorare per costruire le condizioni per una pluralità di linguaggi, per avere una narrazione che racconti le differenze dei nostri territori e che aumenti la varietà delle tipologie delle opere. Per noi la differenza la fa sempre la qualità. In questi anni abbiamo affrontato storie che erano sparite: abbiamo consolidato la memoria di questo paese e raccontato anche la specificità del nostro territorio. Si parte da quello che i più conoscono del mondo della musica e dei motori nell’Emilia-Romagna, e si procede andando a scovare, per esempio, la dispersione scolastica legata alla raccolta delle vongole nella sacca di Goro, così come abbiamo portato alla ribalta la storia di una pugile donna che ha cercato di raggiungere il successo nello sport o siamo andati a scoprire la tournée dei CCCP a Mosca con i Litfiba negli anni Ottanta. Ci sono storie nascoste che i documentaristi e le imprese ci presentano e, laddove il nucleo di valutazione intravede in quell’opera una grande potenzialità di successo, si lavora. Anzi, spesso ognuno di noi entra nei nuclei con delle idee e insieme si intravede una terza strada non ancora prevista.»

Grazie ai diversi bandi, regionali e nazionali, per il sostegno alla produzione cinematografica ed audiovisiva, sono state selezionate ben 37 opere. Con il bando regionale 14 nuovi progetti: due opere cinematografiche, nove documentari, tre cortometraggi. Con il bando nazionale ben 23 opere di cui dieci documentari, sei opere cinematografiche e sette opere televisive. Un impatto sul territorio notevole.

«Nel 2024 abbiamo finanziato 14 opere con il bando rivolto alle imprese regionali, ma ne abbiamo finanziate altre 23 con le due sessioni del bando nazionale. In riferimento al bando nazionale, abbiamo dato un contributo di 2.175.805,99 euro con una ricaduta di 9 milioni di euro, ma il costo totale delle opere che abbiamo sostenuto sarà di 91.576801 milioni. Il tema, per quanto riguarda l’investimento e la ricaduta sul territorio, è banalmente quello che si dice, il rapporto tra due e nove. La cosa importante è che siamo riusciti in questi anni ad intercettare opere sempre più rilevanti, e la rilevanza la dà sicuramente la qualità, ma anche la dimensione finanziaria. In sostanza, è vero che interveniamo con due milioni di euro, ma a fronte di progetti che hanno un valore di oltre 90 milioni di euro.»

Come avete fatto a raggiungere questi risultati così notevoli?

«Questa è un po’ la lettura che ci viene restituita dagli operatori e dai produttori, e per noi è importante come indicatore di lavoro, anche se poi vale un po’ per tutti. In questo momento gli operatori hanno bisogno soprattutto di continuità ed affidabilità. Noi aggiungiamo l’accompagnamento sul territorio e, cosa molto importante, abbiamo certezza sia delle risorse che dei tempi. Gli operatori conoscono il nostro modus operandi, sanno che in 90 giorni avranno la risposta dal nucleo di valutazione e sono a conoscenza dei nostri tempi per gli acconti e i saldi. Per un operatore che ha un’esposizione finanziaria rilevante, avere una corrispondenza di questo significa poter programmare un cash flow del prodotto un po’ più tranquillo. La nostra partnership con molti produttori è dettata anche da questa nostra capacità. Come Pubblica Amministrazione, posso dire che l’Emilia-Romagna è riconosciuta come abbastanza efficiente.»

Il mercato del cinema spagnolo, così come quello coreano sono cresciuti enormemente nel corso degli ultimi anni. L’Emilia Romagna Film Commission sta sviluppando nuovi rapporti con il mercato estero? E se sì, con quali mercati si sta interfacciando?

«Anche qui la natura delle relazioni internazionali e la tipologia di sostegno alle opere che hanno questa ambizione non ammette scorciatoie. Noi abbiamo introdotto nel tempo alcuni incentivi nei nostri bandi per favorire la ricerca di relazioni da parte delle nostre imprese. Le Regioni possono ovviamente costruire delle loro missioni internazionali, però è importante che siano direttamente gli operatori a crescere nella relazione internazionale. Abbiamo intanto introdotto nei bandi sviluppo un incentivo alle nostre imprese per partecipare ai mercati. Rendendo ammissibili spese di viaggio e spese di permanenza, c’è la possibilità che le nostre imprese possano viaggiare di più. Dal 2022 abbiamo introdotto, sia nel bando nazionale che in quello regionale, diverse tipologie di incentivo, proprio per aiutare questo tipo di relazioni. Per esempio nel bando nazionale del 2022 abbiamo introdotto un incentivo ai requisiti di ammissibilità delle opere per chi utilizza compositori musicali residenti in Emilia-Romagna, abbassando gli obblighi territoriali. Questo ha permesso di poter aiutare alcuni compositori, alcune imprese della post-produzione e della produzione della colonna sonora a relazionarsi con film esteri. Da quest’anno, abbiamo introdotto una relazione preferenziale con due regioni dell’Europa. L’Emilia-Romagna vanta un gemellaggio storico sia con l’Assia, (regione della Germania), che con la Nouvelle-Aquitaine, (regione francese), due relazioni ormai consolidate, tant’è che in Emilia-Romagna abbiamo introdotto incentivi e contributi per le co-produzioni di imprese che hanno sede in queste regioni. C’è stata, sempre nel 2024, una missione in Corea della nostra regione, in cui sono state anche presentate le nostre opportunità di co-produzione e, nel 2025, è in preparazione una missione in Giappone. Le missioni sono importanti perché sono quelle che possono aprire il primo contatto, anche se le misure più efficaci restano quelle nate nella dimensione del costruire progetti nei mercati da parte degli operatori, quindi, il fatto che possano essere presenti nei mercati è un elemento fondamentale.

Le nuove norme dei selettivi non riconoscono più una premialità a chi ha ottenuto fondi regionali o delle Film Commission; di conseguenza viene sminuito il valore stesso della Film Commission. In che misura?

«Questa è una partita complessa su cui le Regioni, insieme al Ministero, stanno cercando di recuperare alcuni passaggi a vuoto che ci sono stati. I terreni di lavoro sono due: da un lato c’è il decreto sul tax credit che è uscito a luglio e che, però, ha già avuto dei decreti correttivi, interpretativi, migliorativi, chiarificatori nel mese di ottobre. Poi c’è il lavoro che il Ministero fa con i contributi selettivi. Sono contributi selettivi anche quelli che danno le Regioni. Quindi è ripartito un tavolo di confronto, il 30 settembre, in cui abbiamo condiviso con la Direzione Generale Cinema la necessità di un confronto che sia più continuo, necessario e di aiuto a tutti. Già a settembre c’era stata una richiesta un pochino più incalzante e la riconvocazione di un tavolo. Quindi confidiamo nel riavvio di un percorso di confronto. Anche perché serve a tutti. Possiamo essere tutti di aiuto in questo settore: le Regioni, le Film Commission insieme alla Direzione Generale Cinema.»

Quindi può essere sufficiente al momento riaprire questo tavolo di confronto?

«Diciamo che la condizione minima sufficiente è costruire dei tavoli di confronto. Poi se questi tavoli producono delle soluzioni soddisfacenti per tutti è un bene; questo non è detto ovviamente, ma è la condizione minima.»

Un’altra condizione o soluzione quale potrebbe essere?

«Penso che nel corso dei prossimi anni bisognerà provare ad avere sia una reciprocità di riconoscimento delle valutazioni fatte dalle Regioni e dal Ministero per quanto riguarda i contributi selettivi, sia il fatto che i contributi dati dalle Regioni siano qualificanti del tax credit alla stessa stregua dei contributi ministeriali europei, perché sono contributi pubblici figli di una valutazione fatta da nuclei di esperti.»

Cosa ne pensa del nuovo Tax credit e quanto incide oggi nel cinema?

«Il tax credit è stato un volano eccezionale, non lo dico io ma lo dicono tutti, è una condizione importante in Italia e in Europa per l’attrattività e per lo sviluppo di un sistema industriale. È chiaro che non esistono delle soluzioni semplici se parliamo di normativa, soprattutto quando diminuiscono le risorse. La cosa importante forse sta più nell’approccio comunicativo e politico del nuovo tax credit che non semplicemente dentro la norma. É necessario evitare di dare un segnale negativo delle capacità di utilizzo delle risorse pubbliche da parte delle imprese cinematografiche. Un sistema industriale così complesso, così differente, particolare e importante dal punto di vista della visibilità ma con dimensioni industriali piuttosto ridotte, non eccessive, non può esistere da solo, e quindi il tax credit deve essere anche figlio di una normativa condivisa. Penso che dopo il Festival di Venezia il Ministero abbia intrapreso un percorso per riguardare e correggere, perché non è facile rivedere le normative quando le risorse calano. Spesso bisogna fare delle scelte che poi possono modificare l’equilibrio di un sistema che ha già le sue particolarità.»

Crede che oggi ci sia un cinema con una visione romanocentrica, ovvero che parli solo di Roma e dintorni?

«Qualche anno fa questa affermazione poteva avere un senso, negli ultimi anni direi di no. Almeno per quanto riguarda le storie, le culture di riferimento, i territori che si raccontano. Ha aiutato molto il grande lavoro fatto dalla Rai in primis, che ha dato un bel segnale al sistema con fiction televisive che raccontano un’Italia molto più interessante e importante. E poi aggiungerei anche l’innovazione delle nuove piattaforme. Forse questo tema lo si respira più per una certa cultura imprenditoriale romano-centrica che per i contenuti.»

Emma Barboni, Annalisa Commissari, Davide Zanza, Elisabetta Leonardi e Anna Sbarrai


Quali sono i suoi obiettivi, le novità e le aspettative per il triennio in corso?

«In questi giorni avremo un confronto con la nuova Giunta che potrà anche darci delle indicazioni di lavoro più stringenti, magari diverse da quelle che abbiamo adesso, quindi, vedremo. Sicuramente abbiamo l’uscita di film molto attesi.»

Può anticiparmi qualche titolo o autore?

«Nel 2025 dovrebbero uscire quattro opere di registe a cui abbiamo affidato molte speranze. L’opera prima di Greta Scarano, l’opera prima di Alissa Jung, l’opera prima di Valentina Bertani e l’opera seconda di Carolina Cavalli. Se devo citare dei nomi penso a queste donne perché ci hanno presentato dei progetti originali, delle sfide, e mi auguro che qualcuno di questi progetti abbia un atterraggio su un festival importante nel 2025. E ancora, due importanti novità: “Il treno dei bambini”, in uscita sulla piattaforma Netflix il 4 dicembre e l’atteso “The bad guy II” il 5 dicembre su Prime Video.»

In che misura il Governo sta valorizzando le diverse Film Commission Italiane?

Le Film Commission si sostengono con le risorse delle Regioni, con la collaborazione delle città, con la crescita di un sistema imprenditoriale locale. Sono autonome dal punto di vista della loro istituzione e autosufficienti. Il governo dovrebbe valorizzare maggiormente questa particolarità. In questi anni le Film Commission italiane sono stati interruttori importanti di autori e imprese. Senza di esse molti documentari importanti non sarebbero nati, molte fiction non avrebbero avuto degli alleati importanti sul territorio e molte maestranze non sarebbero rimaste nelle regioni di appartenenza. Abbiamo esperienze importanti: il Piemonte e la Campania, senza dimenticare la particolare evoluzione sia del Trentino che dell’Alto Adige, o il Friuli. Ora stanno arrivando anche Regioni che prima non avevano fondi: la Toscana, la Lombardia, le Marche. Ci sono segnali importanti. Quindi, forse il governo dovrebbe valorizzarci un po’ di più e capire che questo non è un elemento aggiuntivo ma costitutivo del sistema cinema in Italia. Anche perché concorriamo tutti a far crescere il settore.

 

 

 

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Fabio Abagnato