Presentato in anteprima al Cinema Modernissimo di Bologna nell’ambito della 30ª edizione del Festival Visioni Italiane e al RIFF – Rome Independent Film Festival, il cortometraggio Sommersi dell’imolese Gian Marco Pezzoli conduce lo spettatore nei meandri della crudeltà adolescenziale che emerge inconsapevole mentre una tragedia sta per compiersi.
Quante cose, nate per gioco o per scherzo, possono trasformarsi (e si trasformano) in rovinosa tragedia? Senza nemmeno rendersene conto il vortice può, improvvisamente, travolgere. E quando questo avviene, la reazione non è subito e per forza razionale.
Sullo sfondo il dramma dell’alluvione
Due amici, Michael (Ruben Santiago Vecchi) e Lorenzo (Alessandro Antonino), giocano nelle vallate lungo la provinciale Montanara, dove scorre il fiume Santerno. Per la precisione, a Castel del Rio, l’ultimo giorno di vacanza per i due adolescenti che, intrappolati dalla noia e dall’afa, si abbandonano a un gioco pericoloso.
Prima si tirano sassetti fra di loro, poi il sasso aumenta di dimensione e viene lanciato dal cavalcavia, colpendo un’auto che, come un birillo, cade giù. Un gioco pericoloso e mortale.
I lanci di pietre contro le vetture in corsa rappresentano, purtroppo, un fenomeno non isolato. Basta leggere le cronache anche meno recenti. Il primo, in cui morì una bambina di soli due mesi e mezzo, avvennenel1986. Poi l’aumento, soprattutto negli anni ’90, ma il fenomeno non si è mai arrestato. Una sorta di lotteria della morte.
Non se ne parla spesso, negli ultimi tempi non certo avari di tragedie, e Sommersi riporta il tema sotto i riflettori, con il dramma che ha colpito l’Emilia-Romagna sullo sfondo, la violentissima e devastante alluvione del maggio 2023. La tragedia ambientale diventa metafora della tragedia interiore che vivono i due giovani protagonisti.
Perché la natura e l’animo umano si specchiano e si parlano.
“Il tema del lancio dei sassi dal cavalcavia è stato il punto di partenza per esplorare il disagio giovanile, che oggi, purtroppo, è diventato quasi ordinario e non suscita più scalpore. Ho voluto andare oltre il gesto, interrogandomi sulle ragioni che spingono tanti adolescenti a compiere atti di violenza”, spiega Pezzoli.
Sommersi tutti, i protagonisti e gli abitanti della valle. Sommersi dai rimorsi, dalla tragedia, dal continuo confronto con le conseguenze delle proprie azioni, dalla stupidità che non perdona, dall’incapacità di capire quando è il momento di agire e non stare solo a guardare il destino compiersi, inesorabile.
Mentre il calmo Santerno perde le staffe, straripa e travolge tutto, case, abitazioni e vallate, portando vie vite, oggetti e sogni, Michael e Lorenzo per non essere “sommersi” devono scegliere se convivere con quel terribile sbaglio o redimersi.
Mentre il fiume, passata la rabbia e il furore, li salva e li guida verso un nuovo equilibrio.
Qualche nota di regia e di produzione
Il cortometraggio, scritto da Marta Bedeschi (di Imola) e Giorgia Baracco (di Rovigo), é stato prodotto da Kamera Film (fondata, nel 2000, dalla regista e documentarista Maria Martinelli). É stato realizzato con il sostegno dell’Emilia-Romagna Film Commission. Prodotto in collaborazione con l’associazione Noi Giovani e le cooperative Combo e Black Cut, ha ricevuto il patrocinio dei quattro comuni della vallata (Fontanelice, Casalfiumanese, Castel del Rio e Borgo Tossignano). Un forte lavoro di squadra.
“Per Sommersi, mi sono ispirato a film come Elephant di Gus Van Sant, Paranoid Park e Gummo di Harmony Korine, che utilizzano un linguaggio visivo che immerge lo spettatore nel disagio adolescenziale. Un altro importante punto di riferimento è Aki Kaurismaki, per la sua lucidità e la crudezza nei rapporti umani”, dice Pezzoli.
Per la produttrice Maria Martinelli, il corto “ci fa capire, in modo poetico e tramite lo sguardo di due adolescenti (in una terra segnata dagli sconvolgimenti climatici), quanto sia difficile fare la scelta giusta. Si parla di disagio e si affronta, con una cifra stilistica elegante, l’universo giovanile e come spesso sia rimasto solo, rispetto alle responsabilità”.
Gian Marco Pezzoli: il regista
Originario di Imola, poco più che trentenne, è un regista che ha iniziato il suo percorso artistico partecipando a corsi di recitazione e regia con esperti del settore, tra cui Marco Bellocchio al corso di alta formazione in regia cinematografica della Fondazione Fare Cinema e Mario Grossi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Dal 2011, si dedica alla regia di cortometraggi che hanno ottenuto riconoscimenti per il loro valore artistico. È presidente dell’Associazione Noi Giovani, che supporta i giovani creativi e promuove iniziative per il miglioramento del territorio imolese.