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Torino Film Festival

Al via il Torino Film Festival 42: gli appuntamenti da non perdere

Parte il TFF: cosa non perdersi

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torino film festival 42

Parte il Torino Film Festival di Giulio Base. Da oggi, venerdì 22 novembre, verranno proiettati, nelle sale del Cinema Massimo e quelle del Cinema Romano, un totale di centoventi film. Si tratta di un programma più snello rispetto a quello degli anni precedenti, come da stessa indicazione e volontà del nuovo direttore del Festival, che ha deciso quindi di scommettere su un numero più esiguo di film.

Il Festival occuperà gli ultimi dieci giorni del mese di novembre, arrivando alla sua conclusione sabato 30 novembre. Il ruolo di madrina del Festival è stato affidato all’attrice Cristiana Capotondi, che avrà il compito di affiancare il direttore artistico Giulio Base nella conduzione della serata di apertura al Teatro Regio.

Serata di apertura: si inizia con il nome di Ron Howard

La cerimonia di apertura della quarantaduesima edizione del Torino Film Festival si terrà questa sera al Teatro Regio, nel cuore di Piazza Castello. Ad inaugurare l’evento l’attore e regista Ron Howard, che riceverà il Premio Stella della Mole, oltre ad essere impegnato nella presentazione in anteprima internazionale del suo ultimo film, un drama thriller dal titolo Eden.

Sul red carpet, allestito proprio in piazza Castello, molte altre star sfileranno nel tardo pomeriggio, con capofila Cristiana Capotondi, madrina del Festival, tra cui Matthew Broderick, Giancarlo Giannini e Rosario Dawson.

Eden di Ron Howard

Breve anatomia del TFF 42

Nuova direzione, nuova forma per il Torino Film Festival. Quest’edizione, nello specifico, prevede tre sezioni competitive: Lungometraggi, Cortometraggi e Documentari. E altre tre non competitive: Fuori concorso, Zibaldone e Retrospettiva Marlon Brando. Quest’ultima sezione comprende ventiquattro titoli ed è stata pensata come omaggio, ed insieme possibilità per il pubblico di rivedere alcuni capolavori, a Marlon Brando; dagli esordi alla maturità professionale, nell’anno del centenario della sua nascita.

Un altro tema sul quale il Torino Film Festival 42 concentrerà la sua attenzione è quello della sostenibilità ambientale. Un importante quanto necessario focus, figlio del suo tempo, ed espressione di ricezione attenta dei problemi della comunità collettiva attuale.

Gli appuntamenti più importanti: qualche segnalazione per genere

Centoventi i titoli presentati al TFF 42, come sopra accennato. Tra questi, ecco qualche titolo particolarmente interessante, e dunque da non perdere.

“Un silence si bruyant”, di Emmanuelle Béart e Anastasia Mikova

Un viaggio all’interno di un vissuto traumatico, con riferimento specifico al tabù dell’incesto. Un silence si bruyant è volontà, nuda e cruda, di rompere quel silenzio figlio di paura e dolore, e dare parola al trauma: un coraggioso atto di presa di posizione, che incoraggia altre donne a fare lo stesso, in una dimensione di solidarietà umana, ancora prima che femminile.

 

“Went up the hill” di Samuel Van Grinsven

Un dramma psicologico dai tratti ossessivi, che indaga il tema dell’incapacità di lasciare andare il passato, anche quando questo è ancora pieno di dubbi, domande e perplessità. Il suicidio di una madre vissuto dal punto di vista di un figlio è solo il punto di partenza di una storia ricca di colpi di scena, difficili anche solo da immaginare.

 

“Woman of God”, di Maja Prettner

Una donna, sacerdotessa luterana in un villaggio di campagna della Slovenia, alle prese con una crisi spirituale, ma ancor prima personale, che la farà vacillare, fino a pensare di rinunciare ai voti. Crisi, però, è anche sinonimo di ricerca di senso e connessa scoperta, che si traduce in un viaggio all’ascolto del proprio io interiore.

 

“Il mestiere di vivere”, di Giovanna Gagliardo

Il poeta Cesare Pavese fa irruzione al Torino Film Festival, con un film dedicato al suo ultimo giorno di vita, il 26 agosto 1950. In quella stessa Torino nella quale ha vissuto, si toglierà la vita. Non prima di cercare aiuto, disordinatamente e confusamente, in una città svuotata dal caldo estivo e terribilmente fonte di solitudine, per un’anima in pena. La storia di uno scrittore e di un intellettuale, ma soprattutto di un uomo.

 

“From Ground Zero”, ideato da Rashid Masharawi

La realtà di Gaza, tra cumuli di macerie e storie di dolore prende vita tra le scene e si impone alla visione, oltre che alla coscienza, dello spettatore. Si tratta di un progetto ideato dal regista palestinese Masharawi, che raccoglie ventidue cortometraggi realizzati in prima persona da alcuni registi che vivono a Gaza. Nella vastità del dolore, c’è sempre, però, una luce, che è speranza. Il film è designato a rappresentare la Palestina agli Oscar 2025 come miglior film straniero.

Tutti i lungometraggi in concorso

UNDER THE GREY SKY

Diversi i lungometraggi in concorso in quest’edizione del Torino Film Festival, con alcuni titoli particolarmente interessanti, che trattano diversi temi: dall’amicizia, alla maternità, fino all’identità, la guerra e la malattia.

“L’aiguille”, di Abdelhamid Bouchnack

Un film che si concentra sul tema dell’identità di genere e biologica, in relazione a una famiglia tunisina che ha appena accolto una nuova vita. Un vero e proprio tuffo in un microcosmo intimo: è chiara la volontà alla regia di riflessione su un tema di ampia portata, oltre che espressione, spesso, di grandi sofferenze personali.

“The Black Sea”, di Derrick B. Harden e Crystal Moselle

Un ragazzo americano rimane bloccato in una cittadina sul Mar Nero ed è l’unica persona di colore che vede intorno a sé. Queste le semplici promesse di un lungometraggio che invece è tutto scoperta: di sé, degli altri e del mondo che ci circonda, specie in riferimento al tema dell’identità, più che biologica e di genere, qui culturale.

“Corresponsal”, di Emiliano Serra

Eduardo Ulrich, di professione corrispondente, è incaricato di sorvegliare un medico esiliato in Argentina, ma qualcosa non va come previsto, fino a mettere in discussione la stessa coscienza del protagonista, attraverso l’espediente dell’inversione dei ruoli. Un ruolo inedito, di primo piano, affidato anche alla realtà del giornalismo e ai suoi rapporti con la politica.

“Dissident”, di Stanislav Gurenko 

Questo film porta in scena i “lati oscuri della Storia”, con il riferimento geografico all’Ucraina. Al centro del racconto, un ex soldato dell’esercito ucraino che, rilasciato da un campo di prigionia, deve trovare un suo posto, nella società libera, combattendo contro mostri e fantasmi del passato, ma anche contro problematiche più imminenti.

“Europa centrale”, di Gianluca Minucci 

Un viaggio in treno di una coppia di comunisti è l’occasione perfetta per rivisitare la Storia del Novecento, penetrare nelle sue brutture, nelle sue storture e nei suoi più gravi crimini contro l’umanità, che hanno preso forma e forza proprio in quegli anni. Questa la cornice, dentro tanto altro, come la possibilità di indagare le ricadute psicologiche e collettive di ideologie totalitarie.

EUROPA CENTRALE

“Holy Rosita”, di Wannes Destoop 

Un film che indaga, scavando a fondo, il tema della maternità. Cosa succede ad una donna che non desidera altro che diventare madre, quando una vita inizia a germogliare dentro di lei? Davvero, i sentimenti di gioia e di felicità, sono gli unici che può provare? Un coraggioso tentativo di andare oltre l’apparenza, per cogliere la complessità del sentire umano, e soprattutto femminile.

“Kasa Branca”, di Luciano Vidigal

Un’anziana donna in fin di vita, a causa della malattia dell’Alzheimer, che viene accudita dal nipote, un adolescente. C’è molto di più, oltre a questo: c’è una nuova vita che i due riescono a scoprire, e a comunicare tra loro. Dall’atto di cura alla scoperta dell’altro, in un grandioso vortice di emozioni.

“The last act”, di Paymon Shahbod 

Un film che parla di recitazione, e porta in scena tutta la complessità che un attore deve affrontare quando vuole impersonare il suo personaggio. Anche, soprattutto, quando questo si mischia con la sua vita privata, e i confini tra reale e artificiale sembrano non esistere più.

“Madame Ida”, di Jacob Møller

Un film che porta in scena lo stretto legame tra due donne, nato all’indomani dell’atto di presa di cura da parte di una verso l’altra. La cura, la maternità, e ancora la femminilità: tre temi che si compenetrano creando effetti e azioni inaspettate.

“N-Ego”, di Eleonora Danco

E se la realtà nella quale viviamo fosse solo un sogno, e tutte le persone che incontriamo non fossero altro che proiezioni del nostro stato d’animo, delle nostre emozioni e delle nostre paure? Il film non offre risposte, ma valide ricerche. Tutte interiori.

“My best, your least”, di Kim Hyun-jung 

La storia di un’amicizia inaspettata tra una studentessa e la sua professoressa, che fa del concetto del limite il suo cardine narrativo. Quando le due donne si troveranno a condividere una gravidanza comune, la loro vicinanza, si farà più stretta, con tutti i pericoli che ne possono derivare.

MY BEST, YOUR LEAST

“Nina”, di Andrea Jaurrieta

La protagonista ha un chiaro obiettivo all’inizio del film, quando torna nel posto in cui è cresciuta: vendicarsi di un uomo, Pedro, che in quel luogo è un noto scrittore. Ma la vendetta è davvero l’unica soluzione e possibilità di trovare sollievo? Attanagliata da queste domande, Nina dovrà fare i conti con se stessa e con il suo dolore, prima di agire.

“Ponyboi”, di Esteban Arango

Il sex worker Ponyboi cerca la sua libertà, prima da un passato che deve inevitabilmente superare, per non esserne più influenzato, e poi da un presente fatto di perdizione e droga. Un viaggio alla scoperta dei lati più nascosti di sé.

“Tendaberry”, di Haley Elizabeth Anderson

É ancora la volta di una storia di maternità. Il tema viene però affrontato da un punto di vista differente, quello cioè di una donna che si trova momentaneamente separata dal suo compagno, e deve quindi affrontare questo processo in solitudine. Un film che parla di emozioni e paure, e che fa insieme un ritratto della nuova generazione.

“Under the Grey Sky”, di Mara Tamkovich

Arriva sulla scena una Bielorussia spaccata dalle proteste, in seguito al caso delle elezioni truccate da Lukashenko nel 2020. Una giornalista si trova a trasmettere in diretta una violenta repressione di una manifestazione pacifica: per questo motivo viene arrestata. Basato su fatti reali, è un film che riflette ancora una volta sul ruolo del giornalismo e della coscienza collettiva.

 “Vena”, di Chiara Fleischhacker

Ancora maternità, e ancora un inedito punto di vista su di essa: quello di una ragazza che deve prima scoprire se stessa e poi ospitare quella vita che, nonostante tutto, cresce dentro di lei. Solo il confronto con un’altra donna potrà essere davvero d’aiuto, in un percorso di ricerca di senso che rimane, però, strettamente personale.

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