‘Non sono quello che sono’ Shakespeare ai giorni nostri
Non sono quello che sono riporta Edoardo Leo dietro e davanti la macchina da presa: con uno sguardo a William Shakespeare e la romanità intrinseca, un'opera importane e di grande impatto.
Dal 14 novembre in sala, distribuito da Vision Distribution, Non sono quello che sono è il nuovo imponente lavoro di Edoardo Leo. Sono anni che l’artista romano lavora al progetto, che immaginava potesse essere addirittura il suo esordio in cabina di regia – ha svelato in conferenza stampa – ma che aveva bisogno del giusto periodo di incubazione e di un sostegno adeguato in termini di produzione. Quel momento è finalmente arrivato: forte dell’esperienza accumulata sui vari set, del lavoro di ricerca e della necessità intrinseca di trattare il tema, Leo mette in scena qualcosa di unico e assolutamente lodevole.
Una scena di Non sono quello che sono – Ph. credit: Andrea Pirrello. Per gentile concessione dell’ufficio stampa.
Dopo essersi affidato a chi lo conosce (e stima) da tempo, come Sydney Sibilia – qui in veste di produttore con la sua Groenlandia – e Antonia Truppo (che interpreta Emilia), alla quale ha chiesto una mano per il dialetto napoletano, il cineasta dirige la sua decima opera (ottava di finzione), avendo come riferimento un caposaldo quale l’Otello di William Shakespeare. Se il progetto può apparire alquanto ambizioso, l’impegno e l’obiettivo che ne costituiscono lo scheletro lo rendono, a tutti gli effetti, un capolavoro.
Non sono quello che sono | La trama
Otello (Jawad Moraqib) ha da poco sposato Desdemona (Ambrosia Caldarelli), scatenando l’ira e la preoccupazione del padre di lei, a capo di un’organizzazione criminale impegnata a mantenere il controllo dei traffici. Nel frattempo, Iago (Leo) medita una vendetta nei confronti di chi gli ha tolto ciò a cui ambiva follemente, ossia una promozione all’interno dell’organizzazione. Otello ha infatti preferito il più giovane Michele (Matteo Olivetti) al suo storico scagnozzo, ignaro di aver dato il via a qualcosa di inarrestabile e tragico.
Non sono quello che sono possiede e restituisce la forza intrinseca della scrittura del Bardo, intelligentemente adattata per la contemporaneità. La tragedia di Otello si trasforma, come è giusto che sia, in quella di Desdemona. Perché, in fondo, non ci troviamo dinanzi ad altro se non a un vero e proprio femminicidio, uno di quegli originari. Eppure, all’epoca in cui l’opera vide la luce, il moro era la vittima, preso di mira dal villain Iago e travolto dalla gelosia instillata in lui da parole mendaci.
Una scena di Non sono quello che sono – Ph. credit: Andrea Pirrello. Per gentile concessione dell’ufficio stampa.
Leo carpisce il senso della storia e lo trasla ai giorni nostri, consapevole della grande modernità contenuta nel testo di Shakespeare. Studiare i classici serve anche a interrogarsi e a riflettere su come la società (non) sia cambiata. Su questo insiste il cineasta, perché è necessario «porci in maniera più prepotente la domanda, in quattro secoli non è cambiato nulla nelle dinamiche tossiche tra maschile e femminile.»
Non voglio ammazzarti l’anima.
Tra non luoghi e simbolismi
Dal punto di vista puramente artistico, il lavoro compiuto sul testo è impressionante. «Ho letto quasi tutte le traduzioni, da metà Ottocento in poi, e mi sono sorpreso di come il dialetto riuscisse a mantenere intatte la poesia e la violenza.» Ed è così che il romano e il napoletano divengono un veicolo incredibilmente preciso delle suggestioni – tradimento, onore, rispetto, vendetta – presenti nelle vicende, ben supportati da un parterre attoriale impeccabile.
Non è solo il modo di pronunciare le battute a colpire, quanto piuttosto la postura, la gestualità, gli sguardi. La macchina da presa si fa occhio dello spettatore, stringendo sui personaggi, standogli addosso e restituendo quell’urgenza che li muove tutti. Le mani, strumento di morte e di amore, invadono lo schermo sin dall’apertura, spingendo a una riflessione importante. A livello simbolico, Leo sa ben bilanciare gli elementi a sua disposizione, sfruttando anche lo spazio e l’idea dei non luoghi per creare un clima sospeso e universale.
Una scena di Non sono quello che sono – Ph. credit: Andrea Pirrello. Per gentile concessione dell’ufficio stampa.
Foto in evidenza credit: Andrea Pirrello. Per gentile concessione dell’ufficio stampa.
Intervista a regista e attori di Napoli – New York con Favino e Salvatores
Non sono quello che sono
Anno: 2023
Durata: 115
Distribuzione: Vision Distribution
Genere: drammatico
Nazionalita: Italia
Regia: Edoardo Leo
Data di uscita: 14-November-2024
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