Disponibile da mercoledi 30 aprile nelle sale italiane, Thunderbolts* è la nuova unica pellicola firmata dai Marvel Studios per questo 2025, che segna un importante passo in avanti nell’epopea dell’MCU. Tessera cinematografica numero 36, firmata dalla produzione di Kevin Feige, Thunderbolts* è assolutamente un film corale e di gruppo, anche se su tutti spicca certamente la Yelena Belova di Florence Pugh.
Al suo fianco tanti altri personaggi, fino ad ora minori, che unendosi, formano un nuovo gruppo di eroi. Anzi, di anti-eroi. A condividere lo schermo con lei c’è infatti il padre, Red Guardian (David Harbour), U.S. Agent (Wyatt Russell), Ghost (Hannah John-Kamen), Taskmaster (Olga Kurylenko). C’è poi il ritorno del Soldato d’Inverno, Bucky Burnes (Stebastian Stan), e, infine, l’unica new entry: “Bob” (Lewis Pullman).
C’è tanto da dire, anche se, senza spoiler, sarà un po’ difficoltoso. Proviamoci.
Un 2025 che mette tanta carne al fuoco
Dopo un 2024 piuttosto scarno di prodotti (in sala c’era stato il solo Deadpool & Wolverine), il 2025 dei Marvel Studios promette di essere scoppiettante. E, a nostro parere, sta rispettando questa promessa. Se infatti a inizio anno Captain America: Brave New World aveva lasciato molte cose buone, pur non convincendo completamente, questo Thunderbolts* può davvero dirsi un ottimo film. Completo, autoconclusivo, divertente, avvincente. E non solo fa più che egregiamente il suo, ma lancia anche tanti spunti e collegamenti per il futuro e per i prossimi film già annunciati. Tra tutti, Fantastic Four: First Steps, in uscita a luglio, Avengers: Doomsday, in uscita nel 2026 e Avengers: Secret Wars, in uscita nel 2027.
Ben centrato all’interno delle vicende filmiche dell’MCU, resta però completamente slegato da ciò che sta avvenendo nelle serie tv. Nello specifico, pur ambientando la vicenda principale nella citta di New York e trattandosi di un action politico, non c’è nessun collegamento alle vicende appena concluse su Disney+ di Daredevil: Born Again. Un peccato, dato che il sindaco è diventato Kingpin, e qui il tutto non viene minimamente citato. Possibile però che le due diverse vicende, pur condividendo la città, non condividano il tempo, che è infatti indefinito in entrambe le opere. Potrebbe quindi trattarsi di momenti, e anni, anche lontani tra di loro. Però ciò non viene specificato.
Un gruppo “completo”?
Come detto, il gruppo dei Thunderbolts è ampio, e pieno di personalità diverse. Contrastanti e incredibilmente divertenti nelle loro interazioni. Se infatti la “spalla” comica è palesemente il Red Guardian di David Harbour, non sfigurano tutto gli altri, che intrattengono più con la loro causticità che con altro. Cosa manca a questo gruppo di super eroi? Beh, essere super, e anche essere eroi. Nessuno di questi infatti è, necessariamente, dalla parte dei buoni (anzi, forse tranne Bucky non lo è nessuno), e nessuno ha dalla sua veri e propri superpoteri. Sono tutti, chi più e chi “meno”, umani.

Foto gentilmente concessa da Cristiana Caimmi & Co.
E se proprio si vuole cercare qualcosa di non umano, allora basta chiedere a Bob. Praticamente tutti sanno chi, e cosa, diventerà Bob nella pellicola, ma per evitare ogni tipo di spoiler, rimandiamo al film. Basti sapere che sarà lui stesso a dire di essere un dio. Anzi, più forte di un dio. E lo farà in un dialogo con la cattiva di questa pellicola: la Contessa Valentina Allegra de Fontaine, interpretata da un’ottima Julia Louis-Dreyfus.
Senza poteri, senza rapporti, questo gruppo è uno dei peggio riforniti di tutta la storia dell’MCU, ma al tempo stesso è anche uno di quelli che funzionano meglio sul grande schermo.

Foto gentilmente concessa da Cristiana Caimmi & Co.
‘Thunderbolts*’: un film umano
Tanta azione, anche ben curata e molto coinvolgente per le capacità dei vari personaggi, che, come si vede nel trailer, danno vita a una delle scene visivamente più ben studiate degli ultimi anni. Il punto di forza di questo film, però, è proprio nella sua particolarità di non avere supereroi con super problemi. Al contrario. Tanta umanità, e tanti problemi che a vivere ogni giorno sono le persone comuni, e non qualche multimiliardario con una tuta rossa volante o uno stregone che viaggia attraverso il multiverso.

Foto gentilmente concessa da Cristiana Caimmi & Co.
Il punto focale è l’introspezione del singolo, il sentirsi solo in questa società. Quel vuoto, quel “void”, su cui tutto gira. E non sul grande schermo, ma nella nostra vita di tutti i giorni. Il ruolo di un cinecomic non è quello di far riflettere, ma di far divertire, di intrattenere. Thunderbolts* ha il grande pregio di fare queste tre cose in maniera ottima, ed è certamente merito della scrittura di Lee Sung Jin, Joanna Calo ed Eric Pearson.
Pochi punti deboli
Ovviamente, come quasi ogni film, anche questo ha i suoi punti deboli. Ma non sono eccessivi. Come e perché a Bob accade ciò che accade? Con quale criterio scientifico avviene il tutto? Ecco, questo non viene spiegato. Ma non spiegare è meglio di spiegare male, quindi è una mancanza accettabile.

Foto gentilmente concessa da Cristiana Caimmi & Co.
Sempre dal trailer, possiamo vedere cosa accade a New York, ma anche qui dobbiamo “metterci l’anima in pace”. Se il nome di un supereroe non appare nel titolo, allora possiamo star certi che questi non ci sarà a salvare il mondo. Un enorme buco nero sta ingoiando la Grande Mela? Non è abbastanza per richiamare altri eroi.
Magari Doctor Strange sarà a Kamar Taj, o in un altro universo, in questo momento. Magari Spider-Man starà studiando per qualche esame. Magari a Capitan America si saranno scaricate le ali di vibranio. Insomma, non verrà nessuno. E questo è il solito, “grande” problema, di ogni film Marvel.

(L-R): Alexei Shostakov/Red Guardian (David Harbour), Ghost (Hannah John-Kamen), Bucky Barnes (Sebastian Stan), Yelena Belova (Florence Pugh), and John Walker (Wyatt Russell) in Marvel Studios’ THUNDERBOLTS*. Photo courtesy of Marvel Studios. © 2024 MARVEL.
E ancora. Bisogna ammettere che tutti questi, fino ad ora, sono stati personaggi minori. Qualcuno, U.S. Agent, è apparso solo e soltanto in serie tv, e non al cinema. Lo star power è quindi molto “basso”, e potrebbe non richiamare il grande pubblico. Ebbene, a nostro avviso questo è proprio il punto di forza, e vi consigliamo caldamente di andare in sala a guardare la pellicola. Anche se non conoscete tutti gli attori o tutti i personaggi.
Due scene post credit e la questione asterisco
Due ore che passano veloci, velocissime. E anzi, una durata leggermente più lunga non sarebbe stata una brutta idea, visto anche come il gruppo tiene il ritmo del racconto. Due sono poi le scene mid e post credit. La prima è puramente una scenetta divertente. La seconda invece, merita tutta l’attesa, e non solo per la sua importante lunghezza. Finalmente una post credit che non solo lancia nei progetti futuri, collegandoli col film appena visto, ma che potrebbe anche essere un momento che arriva da una delle future pellicole (stile post credit di Ant-Man che anticipava una scena di Captain America: Civil War), ma non diciamo altro.
Ultimo argomento, e non certamente per importanza, è la question asterisco (*). Il film si chiama infatti Thunderbolts*, e sin dal primo momento lo stesso Kevin Feige ha annunciato che il motivo si sarebbe scoperto solo e soltanto in sala. Beh, è esattamente così. Quindi sì, c’è un motivo per cui il film si chiama Thunderbolts*, e no, non ve lo diremo certamente qua sotto. Vi consigliamo, e anche caldamente, di andare a guardarlo in sala, dal 30 aprile.
