Petrolia è il cortometraggio di tesi della giovane Giulia Mancassola, studentessa diplomata all’indirizzo Film Making della NABA, La Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. Un ottimo esordio per la regista di origini veronesi, che ha vinto il premio come miglior film al Concorso Verdes Anos della ventiduesima edizione di Doc Lisboa, in Portogallo, dedicato alle opere prime e ai registi emergenti. E ora proiettato alla 65ª edizione del Festival dei Popoli.
Petrolia alterna le storie di tre bambini che vivono a Kuçovë, in Albania. L’ambientazione squallida e decadente fa da sfondo alle diverse personalità che sopravvivono ad una profonda condizione di disagio. Tra abbandono, vandalismo ma anche innocenza, la campagna intrappola i suoi giovani abitanti come il petrolio che l’ha sommersa.
Dallo sguardo dei bambini
I tre bambini protagonisti, seppur caratterialmente molto diversi tra loro, sono accomunati dal degrado in cui sono costretti a vivere. Mancassola non indaga solo sulle condizioni del loro presente, ma offre anche una visione del loro futuro. Da qui emerge una riflessione pessimista che trova il suo apice in un finale inevitabilmente amaro.
Del primo bambino che ci viene presentato non conosciamo né il nome né il suono della voce. Lo stile di regia si adatta al soggetto raffigurato: spiamo la sua solitaria quotidianità senza far rumore. La camera diventa invisibile come invisibile è il bambino per Petrolia.
Serxho invece viene introdotto con una violenza di suono e di immagine che lo contraddistingue. Non è poi casuale che ai suoi atti vandalici vengano alternate le scene del bellicoso rapper Mc huligani. In queste riprese si percepisce un certo sarcasmo pungente che demonizza l’immagine stessa del rapper riponendolo nel contesto più penoso di Petrolia.
Di Fiori abbiamo il ritratto più giocoso e infantile. Questa spensieratezza viene però ribaltata con le inquadrature della ragazza immobile e seria che si prepara a sposarsi. Il quadro familiare della bambina viene scelto anche come immagine finale del film: un epilogo desolante sia per l’inquadratura sapientemente studiata che per le parole che la concludono.
Origini da rifuggire
Petrolia nasce dall’esigenza della regista di indagare sulle proprie origini albanesi. Un obiettivo che già molti cineasti si pongono (e si posero), delineando il tema specifico del proprio film sulla base di un rapporto tra memoria e presente. Mancassola incentra la propria riflessione nella città in cui ha passato parte dell’infanzia, riportando però un quadro avvilente anziché nostalgico.
Petrolia, la città del petrolio. È questo il nome con cui venne ribattezzata Kuçovë sotto il Regime Fascista, quando la ricerca e valorizzazione del petrolio aveva visto in questa città i migliori risultati. Ma se nel passato il petrolio equivaleva a ricchezza e progresso, nel presente di Petrolia diviene il sudicio collante in cui affogano le aspettative di una vita migliore. Il rifiuto di queste origini si rivela esplicitamente quando Mancassola non è più regista, ma diventa anche soggetto ripreso, ponendo il tema del film in chiave ancora più personale. La regista ci suggerisce che Petrolia non è vista attraverso gli occhi di tre bambini, ma che piuttosto è il suo sguardo quello che prevale per tutto il cortometraggio.
D’altronde, è inevitabile parlare di sé quando si racconta delle proprie origini. E dall’indagine di una città si giunge alla riflessione della regista su se stessa.
Petrolia
Petrolia riesce a parlare allo spettatore partendo da una riflessione molto personale. Ciò è reso possibile dalla regia che si adatta perfettamente alla situazione, senza mai far apparire la camera distante e “fredda” o, al contrario, ribaltando la narrazione in maniera eccessivamente introspettiva. L’equilibrio è frutto anche della decisione di aggiungere diversi elementi tipici del cinema di finzione, rompendo gli schemi più rigidi del cinema documentario. Tra le caratteristiche atipiche risalta sicuramente la poetica dell’orrido, mezzo prediletto di Mancassola, che diviene cassa di risonanza per mostrare il degrado delle campagne albanesi.
Già alla prima visione, è evidente che Petrolia sia un progetto ben studiato, in cui anche il minimo dettaglio non è stato sottovalutato. Un’opera prima eccellente che dimostra la maturità della sua regista.