La 39° Settimana Internazionale della Critica completa la sua selezione con Homegrown, documento visivo di Michael Premo, pluripremiato giornalista, regista e artista.
Inversione prospettica
Homegrown segue tre attivisti di estrema destra, differenti per status sociale e provenienza, ma pregni di una idealizzazione atavica dell’America: un patriottismo contraddittorio, dietro il quale mascherare un principio di conservazione predatorio, una esistenza frustrata, la mancanza di una propria, vera, identità.
Michael Premo anticipa inconsapevolmente l’atto finale del 6 gennaio 2021, filmando questo vasto e bizzarro magma di protesta nell’esigenza di comprendere le ragioni delle tante manifestazioni di estrema destra che coinvolgevano tutta l’America. Dopo l’assassinio di George Floyd e l’espansione del Black Lives Matter, la pandemia e le politiche di lock down, il clima assomigliava ad una corda di violino tesissima, pronta a spezzarsi.
A Seattle, Washington e Portland non sono mancati scontri tra attivisti del Black Lives Matter e i Proud Boys, gruppo di estrema destra statunitense, fondato nel 2016 da Gavin McInnes, composto da fanatici nazionalisti, aggressivi, violenti, dichiaratamente islamofobi e misogini.
L’intento di Homegrown è superare la patina di goliardia animalesca con cui i ‘caricatori’ di Capitol Hill sono stati dipinti dai media: addentrarsi in quella umanità, per conoscerla nel profondo.
Chris è l’uomo dei tre a cui Michael Premo si attacca di più. Immerso in molteplici contraddizioni, prima fra tutte il diventare a breve padre con la paura delle incognite che questo ruolo riserva e contemporaneamente vantare il culto delle armi. Mentre lo seguiamo nella preparazione della camera del bambino, nella ristrutturazione della casa, ci viene anche mostrata la sua stanza armata, con la descrizione accurata dei proiettili, della rispettiva dimensione e pericolosità.
Si aggiungono Randy e Thad, differenti entità parimenti inquietanti nelle antitesi tra ideali ed esistenza. Seguiamo i tre attivisti prima nelle manifestazioni pro Trump, restando, insieme alla macchina da presa, distanti da un mondo che attraversiamo negli spaccati sociali, tra bevute, bandiere, inni ed urli contro gli Antifa, gli insulti razziali, omofobi.
L’assalto
Il punto di vista visivo cambia nell’assalto a Capitol Hill: l’immersione di Homegrown si incrementa col crescere della rottura degli argini di coloro che mano a mano avanzano per ‘prendersi il potere’. Chris diventa l’emblema di uno stato di pura ‘follia’: maschera antifumo, avanza fuori controllo, accecato da un odio viscerale, totalmente alienato dalla propria realtà. Un’alienazione che gli costerà cara.
Il controcampo si fa strada in questo momento per la prima volta nella soggettiva dei poliziotti che filmano l’orda incontenibile di barbari impazziti.
Michael Premo ci lascia con una presa di coscienza destabilizzante. Il sottobosco che alimenta Homegrown, per lo più sfuggente nella sua reale interpretazione, tanto incancrenito e solidificato da innumerevoli ingiustizie e cecità politica, è sempre là, solo apparentemente sedato.